Dalla Busa un nuovo modello?
A Riva come ad Arco le elezioni portano al governole energie dell'attivismo sociale e ambientale.
Cosa succede di solito, nei nostri caotici tempi, quando un’amministrazione (che si dica progressista o conservatrice, che sia locale o mondiale) ti delude? L’elettore sterza tutto a destra. Ti deludono Mutti e la CDU? Scegli i neonazisti di Alternative für Deutschland. Ti hanno deluso i Cinque Stelle cum Pd (o anche cum Lega)? Scegli “Io sono Giorgia”. Il paragollismo di Macron ti fa venire l’orticaria? Marine Le Pen è la tua donna del destino. Sugli Stati Uniti stendiamo un velo pietoso.
Il caos sociale, economico ed ambientale innalza l’uomo/donna forte, e chissenefrega dello stato di diritto, dell’eguaglianza sociale, del disastro climatico e così via?
Per questo quel che è successo ad Arco (e in buona parte anche a Riva del Garda) nelle ultime comunali ci ha lasciati sorpresi. Piacevolmente sorpresi, con un germoglio di speranza che spunta dietro le quinte.
Sentiamo una voce dal fondo della sala: “Ma un Comune, non minuscolo ma neanche enorme, non segue solo le logiche di appartenenza politica, segue anche dinamiche interne tra persone che si conoscono da una vita, con le relative simpatie e rancori”. Tutto vero, ma questo non basta a far fare salti della quaglia pesanti alla massa degli elettori. Non in realtà che sono sì relativamente piccole, ma vivacissime ed economicamente molto vitali - con tutti gli interessi incrociati che questo comporta - come Arco o Riva.
Ad Arco e a Riva è successa una cosa del tutto diversa: l’impegno civico si è trasformato in attività politica formale.
Diciamo formale perché niente, per noi, è più Politica (la maiuscola è voluta) dell’impegno civico che spazia dalle associazioni di tutela ambientale a quelle del volontariato sociale, ai comitati ad hoc su questioni specifiche.
Ad Arco la “Civica Olivaia” era già un soggetto politico dalla scorsa consiliatura. Costola di un’attivismo ambientale importante, ma che ha coltivato attivamente negli ultimi anni l’idea che tutelare l’ambiente non sia solo abbracciare alberi (per dirla con i loro detrattori).
Perché pensiamo che questa Civica sia diversa dalle decine e decine di liste civiche che fioriscono in tutti i municipi del Trentino?
Primo, perché ci è simpatica (e finiamola col politically correct dei giornalisti che non devono prendere parte: noi la prendiamo. Ma ve lo diciamo chiaramente e così sapete anche come regolarvi). Secondo, perché, al contrario di molte altre civiche che spesso sono poco più che comitati elettorali, c’è un lungo lavoro collettivo su questioni concrete alla base della vittoria di Arianna Fiorio e del suo gruppo.
Nei cinque anni precedenti, passati da opposizione ad una amministrazione sedicente progressista che però ha concesso urbanisticamente cose discutibili, i membri dell’Olivaia si sono messi a studiare. Ci dicono che hanno passato le loro ferie andando in giro per le città italiane a vedere come venivano risolti i problemi. Hanno cercato di proporre soluzioni alternative ai progetti che trovavano inaccettabili, portati avanti dalla precedente amministrazione. Si sono fatti una credibilità. Che ha pagato in termini di voti perfino più di quel che il gruppo stesso si aspettava. E così Arco, invece che andare a destra (dove sarebbe stato prevedibile, visto anche il fatto che l’amministrazione precedente era a guida PD ed è finita malamente nel gorgo dell’inchiesta “Romeo” che ha coinvolto l’ex sindaco Betta), ha scelto una sorta di terza via. Non quella con cui ci hanno annoiato a morte vari soloni della sinistra nel tempo, ma una via che porta in consiglio comunale soprattutto una spinta, un’energia originale di tutela del bene comune.
Quel che ci pare estremamente interessante di questa esperienza politica è il cortocircuito che fa diventare l’attivismo sociale e ambientale direttamente un soggetto politico in senso formale. E che porta questo soggetto a convincere gli elettori al punto da superare l’etichetta ambientalista (per molti, appunto, abbracciatori di alberi o veri nimby), senza mai abiurare alle proprie battaglie e convinzioni.
Da tempo pensiamo che dentro le lotte ci sia la spinta necessaria al rinnovamento di una sinistra politica che molte volte appare distante e spenta. Ma è proprio la gestione accorta di questo passaggio che spesso manca, finendo per distruggere la realtà di provenienza senza poi produrre risultati politici apprezzabili.
Ad Arco, ci pare, questo passaggio è stato gestito molto bene. Ed ha evitato la possibile sterzata a destra. Perché i valori a cui si aggancia l’azione politica della Civica Olivaia virano senz’altro a sinistra.
Tutto questo è messo adesso alla prova del fuoco: il governo. Per moderare i nostri (e forse anche vostri) entusiasmi, va detto che gestire Arco non sarà un letto di rose: il problema della casa che si intreccia con la probabile necessità di porre un limite all’espansione urbanistica a scopo turistico è, tra tutti, quello che vediamo più foriero di guai. Gli interessi economici che ci girano intorno sono pesantissimi e abituati ad avere orecchi sensibili nelle amministrazioni (di qualunque colore). Il contraccolpo, alla prima decisione spinosa, potrebbe rivelarsi difficile da gestire. Sia in termini di consenso nell’opinione pubblica che per la compattezza del gruppo che sostiene l’esperienza politica.
E a Riva?
Il gruppo che sostiene l’esperienza politica sembra essere una cifra importante nel dna di questa civica. Ma non solo in questa. Perché a Riva è accaduta una cosa simile.
Ma va là, direte voi! A Riva ha vinto la versione più standard della politica, il Partito Democratico.
Vero, se guardiamo solo a sigle e numeri. Non del tutto vero, invece, se entriamo dentro i numeri e vediamo le esperienze.
Per inciso va detto che il PD rivano la vittoria elettorale se l’è meritata tutta con cinque anni di opposizione pugnace alla precedente amministrazione, fatta su questioni concrete e battaglie difficili, senza mai mollare di un centimetro, ma scegliendo poi, per queste elezioni, un taglio molto dialogante e “ascoltante”, con l’obiettivo esplicito di chiudere una fase della vita politica cittadina che toglieva spazio al dibattito costruttivo. 
Però anche a Riva dalle urne è emersa un’esperienza di impegno civico che si è fatta votare proprio per bene. Parliamo della lista “Per Riva domani”, la cui candidata sindaca era Barbara Angelini (non per caso chiamata a fare la vice dal neoeletto sindaco Alessio Zanoni).
Dietro l’esperienza che ha portato Angelini da un apparente niente politico ad essere la terza più votata in città c’è nuovamente l’impegno civile. Con un taglio più sociale rispetto all’Olivaia di Arco, ma ugualmente sostenuta da percorsi di forte impegno nel volontariato delle persone che si sono candidate.
Il profilo di Barbara Angelini descrive abbastanza bene questo mondo variegato che ha fatto il salto quantico: per Angelini si va dalla presidenza della “Notte di Fiaba”, alla Caritas e nel volontariato sociale fino al Comitato di Sant’Alessandro. Ma per quasi tutti i candidati il background è quello del volontariato.
Meno rodata degli arcensi, ma sulla stessa linea: Per Riva Domani, nelle intenzioni, diventerà un’associazione a supporto del lavoro dei consiglieri. Un passaggio tra attivismo e politica che qui è in itinere, ma che ugualmente dovrà essere gestito con accuratezza. Perché ad aver fatto volare i neofiti di “Per Riva Domani” oltre ogni aspettativa, probabilmente ha giocato il fattore “voglia di vita civica” - di cui ci parlano varie voci cittadine - come rimbalzo rispetto alla fine drammatico-triste della precedente consiliatura.
In questo elemento di novità che noi vediamo emergere a Riva c’è tutta l’incertezza di una prima esperienza ancora da testare. Ma che ci pare avere, nel suo dna, la stessa energia che abbiamo individuato nel caso di Arco. In questo caso con un dialogo molto facile e fluido con il PD locale che è stato capace di coagulare e armonizzare varie esperienze, valorizzando l’energia che viene dal tessuto sociale.
Una nota va fatta anche sul progetto politico spin-off di una parte dell’ambientalismo rivano: la lista “Noi per Riva Riva per tutti” che, per quanto abbia deluso un po’ i suoi promotori, ha preso più voti di Forza Italia, tanto per fare un esempio. Anche in questo caso, ci pare, la questione cruciale è stata il passaggio dall’attivismo alla politica formale, che qui probabilmente non ha funzionato al meglio.
La questione del travaso di energie dal civismo (sociale, culturale, ambientale) alla politica formale ci pare quindi la chiave interpretativa delle recenti elezioni comunali nelle città della Busa. Ma, a nostro parere, dovrebbe essere un tema di cui la sinistra tutta dovrebbe occuparsi fanaticamente: perché sul terreno ci sono forze ed energie molto vive, quelle che servono a ricostruire una sinistra politica vitale di cui abbiamo tutti disperatamente bisogno.