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QT n. 6, giugno 2024 Trentagiorni

Una serata per due storie

Roberto Devigili

Il 22 maggio il comune di Mezzocorona ha organizzato una serata dal titolo “Due storie da conoscere: la Samatec (SICE) e la bretella (SEPI 2)”. Due importanti accadimenti che hanno contribuito a modificare (in meglio) l’aspetto e la vivibilità della Piana Rotaliana, grazie al ruolo che in queste due vicende ha avuto la mobilitazione di tante persone. Mobilitazione che aveva trovato il suo culmine in due grandi manifestazioni popolari. Non si è trattato però di un semplice amarcord, anche se tra i tanti presenti (la sala erastrapiena) prevalevano i capelli grigi e un po’ di commozione è arrivata quando i relatori, nel ricordare qualcuno dei protagonisti, hanno fatto i nomi di due persone scomparse e da tanti rimpiante: i medici Fabio Cappelletti e Paolo Fedrizzi, che hanno avuto un ruolo decisivo nelle due vicende.

Si tratta delle mobilitazioni che hanno riguardato rispettivamente l’opposizione alla fabbrica chimica SICE e alla realizzazione della allora prevista tangenziale da e per le valli del Noce denominata SEPI, dal nome dello studio professionale che l’aveva progettata per conto della Provincia.

La Samatec

Ambedue le storie furono documentate anche da Questotrentino, che suo malgrado ne era stato protagonista, in quanto querelato per diffamazione; denuncia poi ritirata in apertura del processo penale contro i dirigenti della fabbrica. La battaglia legale vide il 5 dicembre 1990 la sentenza di condanna a cinque anni di reclusione con la condizionale emessa dal Tribunale di Trento verso la dirigenza dello stabilimento: omicidio colposo e lesioni personali colpose gravi. La sentenza di appello del 6 dicembre 1991 vide però l’assoluzione dei condannati, riconoscendo in sostanza che l’azienda aveva attivato misure migliorative per l’ambiente e che non esisteva prova certa che i lavoratori lesi o morti avessero riportato i danni in quella fabbrica. Non vi fu nessun ricorso in cassazione, per cui la vicenda giudiziaria si chiuse lì. Le nove morti ed i sedici lavoratori con malattie gravi (bronchite cronica e silicosi polmonare), i 64 con sordità accertati negli anni 1982-1987 sono stati però solo la punta di un iceberg. I morti e le invalidità sopra ricordate si riferivano a un numero limitato di lavoratori . Degli altri circa mille che dagli anni Cinquanta hanno operato presso la fabbrica, la giustizia non si era occupata a causa della intervenuta prescrizione. Anche sotto questo profilo l’azione di denuncia degli attivisti qualche risultato l’ha portato a casa: alla vigilia del processo di primo grado Samatec aveva risarcito 71 dei 90 operai riconosciuti danneggiati e così tutte le parti civili uscirono dal processo, compreso l’AdA (Associazione Difesa Ambiente piana Rotaliana), a cui rimase l’onore di vedere riconosciuto il suo ruolo sociale e di denuncia.

Lo stabilimento conosciuto come Samatec era sorto nel 1954. L’azienda, nata Edison, faceva capo al Ministero delle Partecipazioni Statali. Produceva il carburo di silicio alla temperature di circa 2400 °C con l’emissione di idrocarburi poliaromatici (cancerogeni ) e composti solforati organici altamente ossidanti. Le grandi masse di polvere di silice nei piazzali della fabbrica erano inalate da parte degli operai ed erano diventate fonte della silicosi.

Le criticità sul territorio erano dovute alle emissioni di CO2, composti solforati, vapori di soda, acido cloridrico (HCl) e polveri che persistevano sulle produzioni agricole e sui davanzali delle case, oltre all’ammorbante odore acre che saturava l’aria di tutta la piana fin nella Bassa Atesina. Gabriella Zanini, già presidente di AdA, ha ricordato nel corso della serata il lavoro, teso a far capire che l’interesse che si perseguiva era generale, dei lavoratori, degli agricoltori, della popolazione tutta. L’associazione AdA ha agito nella denuncia dei danni ambientali dal1986 fino al 1991, anno di chiusura della produzione. Anche i Comuni non poterono rimanere a guardare e in varie fasi si costituirono Parte Civile. La mobilitazione sfociò nella manifestazione del 10 maggio 1987 a Mezzocorona alla quale parteciparono circa 1500 persone, con l’adesione dei partiti dell’opposizione presenti nel Consiglio Provinciale.

A chi scrive è toccato poi il compito di raccontare la mobilitazione che negli anni '90 contrappose alla Provincia di Trento molte associazioni della Rotaliana, sostenute nell’ultima fase dai Comuni di Mezzocorona e San Michele all’Adige. L’8 maggio 1997, migliaia di persone erano scese a Trento per protestare contro la progettata bretella stradale denominata SEPI, che la giunta provinciale voleva realizzare per distogliere il traffico dai centri abitati di Mezzolombardo, San Michele all’Adige e Lavis. La SEPI prevedeva una viabilità che avrebbe danneggiato irrimediabilmente il tratto più naturale del Noce e attraversato i vigneti preziosi anche dal punto di vista paesaggistico. Creando nel contempo le condizioni per un’urbanizzazione che avrebbe intaccato il piano campagna ancora non occupato da case e capannoni. Anche in questo caso l’azione di base fu frutto del lavoro di molti attivisti ed anche in questa vicenda, la svolta, cioè l’idea di risolvere il problema con la costruzione della galleria ad ovest di Mezzolombardo, venne escogitata da Paolo Fedrizzi e dai suoi. Dapprima tra la derisione di molti, ma poi raccogliendo il sostegno dei più. Ci vollero però anni di scontri (in cui si distinse in negativo il municipio di Mezzolombardo) ed incontri positivi, ed infine le elezioni provinciali del 1998 diedero avvio al necessario adeguamento del Piano Urbanistico provinciale per dare supporto di legittimità all’idea della galleria, inaugurata nel 2009.

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