Andrea Alimonta: poeta, pittore, drag queen, attivista
iIl 3 maggio 2011, giorno dei suoi funerali, comparve sulla pagina Facebook di Andrea Alimonta un post dell’artista di strada e costumista Giacomo Sega: “La regina ci ha lasciati sognando un sogno”.
Quest’anno in occasione del Dolomiti Pride 2023 Arcy Gay del Trentino e Nuovo Cineforum Rovereto gli hanno reso omaggio. Un doveroso riconoscimento postumo del suo impegno e delle sue poliedriche attività.
Andrea Alimonta se ne andò via alla chetichella, come spesso faceva quando, finito il film, scompariva dietro le tende della porta d’uscita, prima ancora che terminasse la musica dei titoli di coda. Era nato il 17 febbraio 1950. Dopo gli studi all’istituto Salesiano di Sant’ Ilario, vinse il concorso come impiegato delle poste a Bolzano da cui, di lì a poco, si trasferirà al reparto pacchi in via Largo Posta di Rovereto; come era solito dire, “le mie prigioni”, in cui spese gran parte della sua esistenza. Di pari passo al suo lavoro, non smise mai di coltivare una vena artistica tessendo quella trama poetica delle relazioni con le persone più disparate. Parallelamente all'attività di pittore, che lo portò a esporre i suoi quadri a Trento, Rovereto, Arco, Malcesine, compose poesie e versi e negli ultimi anni si dedicò al teatro amatoriale.
Prima del suo trasferimento a Borgo Sacco, la sua casa di via Dante a Rovereto fu uno dei riferimenti più conosciuti e amati degli ambienti LGBT del basso Trentino: non dimentichiamo che fu fra i primi membri del gruppo omosessuale “Le lucciole”, che ha contribuito alla nascita di Arcigay del Trentino.
Mentre a Roma si svolgeva il primo Pride ufficiale della nostro paese nel 1994, al Bar Locos’s di Rovereto Andrea presentava il suo unico libro di poesie, “Di lontana marea”, non a caso l’anagramma perfetto del suo nome.
Ciò che però lo ha reso protagonista della vita gay friendly di allora non furono i quadri e forse nemmeno le poesie, ma i suoi rari ed esclusivi spettacoli en travesti, cioè sostenuti da un travestimento con abiti e trucchi femminili molto simile agli spettacoli delle drag queen. Erano vere e proprie performance, forse un po' acerbe e talvolta naïf, ma sicuramente ante litteram, come si vede dai filmati ripresi dal vivo in locali notturni e all’ex trattoria “La Lanterna” di Rovereto. Su invito dell’artista Francesca Maffei, che curava le attività artistiche del locale, questi eventi pubblici rappresentarono per Alimonta la punta di diamante di quell’ostensione creativa e fierezza che va oltre l’intrattenimento e sfocia in quell’atto di rivendicazione, che oggi chiameremmo coming out. Il tutto in un contesto locale e famigliare impreparato a queste manifestazioni; infatti se nei centri urbani i costumi cambiavano velocemente, in provincia il processo era molto più lento.
Il suo essere drag è la testimonianza diretta di chi ha vissuto in prima persona una lotta clandestinamente fondamentale per tutti. Andando indietro nella storia del movimento, per capire come si sia sviluppata la cultura drag, si scopre che l’arte del travestimento, considerata nel bene e nel male fra le più emblematiche del movimento omosessuale, rappresentava sì una valvola di sfogo per le persone che si sentivano discriminate, ma contribuiva anche alla costruzione di nuove identità e soggettività collettive.
Le mutate atmosfere di una temperie culturale di grande vivacità che altrove si stavano imponendo, in Italia e nella Rovereto di Andrea arrivarono a gocce e forse solo tramite i media e il cinema. Andrea per i suoi spettacoli non si accontentava di esibire in playback Raffella Carrà o Mina, ma si avvaleva di una cultura cinematografica e sonora molto raffinata che attingeva dalla filmografia e discografia internazionale, che fornirono le colonne sonore dei suoi spettacoli, in cui faceva ampio uso del playback. Frequentava saltuariamente il Lovers Film Festival- Torino LGBTQI+ Visions di Torino, nato nel 1986. Aiutato dal costumista Giacomo Sega e dal deejay Silvano Brugnara, ma soprattutto agevolato dalle nuove tecnologie audiovisive, Andrea percorse la sua strada senza badare a nulla e a nessuno, declinando a modo suo la nostra lotta di liberazione esibendosi in locali notturni invece che manifestando alle parate.
Andrea , con la sua concreta e poliedrica esperienza individuale, ha saputo declinare in maniera singolare questa espressione artistica che ha segnato faticosamente i costumi del ‘900, manifestando con coraggio un grande talento creativo.
Per concludere, citando lo slogan che girava nei giorni della sua scomparsa (“La regina ci ha lasciati sognando un sogno”), oggi possiamo affermare che Andrea Alimonta, catapultato dal destino in una provincia ostile, lontano dalle università, dai programmi televisivi e dalle avanguardie dei salotti intellettuali che, alle soglie del XXI secolo, hanno contribuito a sdoganare questi temi, ha avuto il coraggio di vivere pienamente la vita nel suo lavoro, nelle strada e nelle notti folli. Dunque proprio per questa sua fedeltà a se stesso ha contribuito a rendere vero quel sogno, guadagnandosi il titolo di militante del movimento in difesa dell’autodeterminazione dei diritti LGBT, tramite le sue performance colorate da uno strascico di eleganti make-up, paillette e lustrini.
(Testo integrale su https://www.osvaldomaffei.com)