Alessandro Chiocchetti: una nomina che lascia perplessi
Un trentino segretario generale dell'Unione Europea. Suscitando disappunto.
Un trentino, Alessandro Chiocchetti originario di Moena, è il nuovo Segretario generale della Unione Europea. Dirigerà una macchina con ottomila dipendenti e un budget annuo di due miliardi di euro. La stampa locale ha presentato la notizia con enfasi, in modo acritico. Solo la Usc di Ladins (il settimanale de l'Union Generela di Ladins dla Dolomites) lascia intendere che il percorso di nomina sia stato complesso. Non ci sono dubbi che la notizia meritasse rilievo. Ma il lettore trentino poteva anche essere informato meglio, ad esempio su come è stata costruita questa scalata al vertice dirigenziale. La critica parla esplicitamente di nepotismo e clientelismo.
Chiocchetti, che ha dovuto sostenere il confronto con altri tre candidati, è laureato all’Università di Padova in scienze politiche, con un master. Politicamente è considerato vicino a Berlusconi, è stato vicecapogabinetto di Antonio Tajani, ex presidente dell’Europarlamento, e aveva lavorato in precedenza con due segretari generali.
Tra le motivazioni di chi critica questa scelta, c'è il suo ruolo di assistente parlamentare di Marcelo Dell’Utri, prima che questi venisse condannato a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa e alcune testate online sottolineano questo discutibile percorso. A sostenere con determinazione la sua candidatura è stata Roberta Metsola, la maltese succeduta alla presidenza dopo la scomparsa di Davide Sassoli. Di lei, fin dalla sua nomina a presidente del Parlamento europeo, era stato capo gabinetto. Chiocchetti ha avuto il sostegno del PPE che per zittire l’opposizione che cercava un nominativo più libero da sostegni politici ha moltiplicato le direzioni e quindi le poltrone. Per la sua nomina sono stati decisivi gli appoggi di Pina Picerno del PD e della greca Eva Kaili, due voti che hanno creato disappunto.
Il suo primo impegno? Da gennaio dovrà gestire l’appalto del restauro del palazzo Spaak di Bruxelles. Completato nel 1993, l’edificio è già inadeguato, nella struttura e negli spazi, alle esigenze di lavoro degli europarlamentari. L’appalto era previsto si aggirasse sul mezzo miliardo di euro, ma dopo la crisi energetica si dice che sfiorerà il miliardo. (l.c.)