Il nodo del Brennero
Traffico transfrontaliero: l’Austria decide e l’Euregio tace
Dal Brennero passa un terzo del traffico merci transfrontaliero fra Italia e il Nord dell’Europa. Di questo solo il 10% viene trasferito su rotaia, essendo il servizio logistico italiano, ossia Interporto a Trento e lo scalo di Verona, inadeguato a rispondere all’efficienza richiesta dagli autotrasportatori, negli spazi e nelle infrastrutture. Una fragilità ormai divenuta cronica.
Oggi stiamo assistendo, con imbarazzo e impotenza, ad una nuova criticità sul Brennero. I nostri camionisti, per passare dall’Italia all’Austria, devono dotarsi di un test antigenico negativo entro le 48 ore precedenti, redatto in inglese, o tedesco o francese, perché le autorità austriache rifiutano la documentazione in italiano. Una misura drastica imposta dal governo di Vienna perché il Tirolo è zona rossa e un po’ ovunque oltralpe si sta diffondendo la variante sudafricana del virus.
La misura è piovuta dal governo austriaco, senza consultare preventivamente lo Stato Italiano e nemmeno le due Province autonome o A22. Le ripercussioni sul traffico in uscita dal nostro paese sono state pesantissime. Colonne chilometriche di TIR, autisti che hanno passato le notti al freddo e senza poter né bere né mangiare. Un danno economico che si trasferisce su tutta la filiera del trasporto in Italia, peraltro già debole in quanto costituita in maggioranza da “padroncini”, e ovviamente con ricadute pesanti, negative, sull’industria, anche europea.
I governatori di Bolzano e Trento hanno alzato la voce (sempre flebile quella di Fugatti). Sappiamo che le due Province, assieme al Nord Tirolo, governato da Gunther Platter, costituiscono la tanto osannata Euregio. Una istituzione transfrontaliera che viene sempre presentata quale garante delle autonomie, il fulcro della rinascita dei territori e capace di confrontarsi con forza verso le tendenze centraliste dell’Unione Europea e di Roma. Una istituzione che però, in presenza di emergenze, diventa evanescente e silente. Lo si era visto con i migranti e la polizia austriaca che saliva sui treni, anche in Italia e, nei controlli, sottoponeva questi cittadini a ogni sorta di vessazioni. Lo vediamo da tempo anche sul tema del traffico di A22. Dapprima Bolzano e Trento hanno subito le chiusure dei fine settimana imposte senza preavviso dall’Austria e oggi subiscono questa - definiamola così - attenzione sanitaria.
È evidente che siamo in presenza di un sovranismo localista fine a se stesso, da parata: l’Euregio non riesce ad incidere su una sola delle scelte, o di Vienna o di Roma, che ricadono sui cittadini della macroregione. Il Tirolo del Nord (Austria) tutela efficacemente la salute dei cittadini che abitano lungo l’asse autostradale imponendo limiti alla velocità e alla quantità di transiti di TIR. Da Bolzano in giù sembra invece impossibile imporre dei limiti di velocità se non all’interno del progetto Life BrennerLec, ormai prossimo al termine.
A Nord i TIR vengono caricati sui treni e questi, arrivati al Brennero, si trovano rivomitati in autostrada. In Austria si impedisce il traffico deviato sulle strade periferiche, perfino alle auto di turisti, mentre in Italia, pur di non pagare un comunque irrisorio pedaggio, i TIR, specialmente quelli provenienti dall’Est Europa, passano da San Candido e si gettano o nella Val Pusteria o in maggioranza verso Cimabanche e il Cadore. In quest’ultimo territorio i sindaci sono esasperati, da anni protestano duramente sia nei confronti di ANAS che del Prefetto. Più volte i TIR si sono incastrati nei tornanti dei passi o fra le case dei paesi, ma i sindaci non riescono a portare a casa nemmeno risultati minimi. Immaginiamo cosa accadrebbe se A22 rivalutasse gli attuali pedaggi del trasporto merci (è l’Autostrada meno cara d’Italia): le statali italiane diventerebbero un diffuso ingorgo, un caos di camion che creerebbe insicurezza e ulteriore inquinamento nelle vallate del Sud delle Alpi. La statale del Brennero, quella della valle Pusteria, il Cadore, verrebbero invasi da centinaia di mezzi pesanti in transito. Come abbiamo detto, l’immobilismo da parte delle autorità italiane è totale. È una situazione maturata proprio perché nel nostro paese non è presente una politica sulla mobilità transfrontaliera, perché le Regioni interessate (di tutto il Nord Est) non costruiscono un minimo di collaborazioni, perché il Codice della Strada italiano non prevede limitazioni ai transiti per motivi di salute pubblica.
Le categorie imprenditoriali sono ormai esasperate, anche il sindacato degli autotrasportatori è severo nelle accuse: le associazioni si chiedono perché non si possa applicare il principio della reciprocità, perché l’Italia sia sempre soccombente e non imponga ai paesi del Nord identiche misure coercitive.
Al di là della debolezza del nostro paese e specialmente di Euregio, ancora una volta, purtroppo, emerge con evidenza il fallimento politico dell’idea di Europa e delle istituzioni che la costituiscono. O meglio, si rende esplicita l’incapacità politica di troppi amministratori, anche alla guida delle Province di Trento e Bolzano.