“Un futuro con restrizioni premierà i più creativi”
Ricominciare, in generale e quindi anche nel caso di questo tristemente indimenticabile periodo di pandemia, vuol dire guardarsi attorno, indietro e avanti e capire come e quali strade vecchie o nuove (ri)prendere, in ogni aspetto della vita; e la musica, anche quella classica, vogliamo credere debba farne parte. Non che non ce ne sia stata di musica sul palcoscenico del Web, in questo tempo di Coronavirus, tra musicisti sui tetti degli ospedali a strappare la lacrima facile e italiani che cantano un po’ isterici ed esasperati a squarciagola dai poggioli, nelle giornate delle feste comandate nazionali; ma concordiamo con il direttore artistico della Filarmonica di Trento, Antonio Carlini, sono sembrati momenti “svuotati di musica nella sua vera finalità”.
Lo abbiamo intervistato, assieme al direttore artistico dell’Orchestra Haydn, Daniele Spini, e a quello della Filarmonica di Rovereto, Klaus Manfrini, per capire come il mondo della musica classica in Trentino sia (soprav)vissuto durante questi mesi di concerti saltati, biglietti non staccati e iniziative per promuoverla comunque, seppur a distanza; e soprattutto, come affronterà la sfida della ripresa.
Le sensazioni diverse dei tre direttori, riguardo anzitutto alla percezione del vuoto musicale di questi mesi, si integrano per dare l’immagine complessiva degli svariati micromondi del pubblico che lo ha vissuto: oltre a quello delle stagioni principali a Trento e Rovereto c’era il pubblico “periferico” dell’orchestra regionale, abituato “a vedersi recapitare, per così dire, la musica grazie a quel decentramento che costituisce una parte imponente del lavoro della Haydn” e quello degli “Inviti all’ascolto” mattutini della Filarmonica di Trento, diventati occasione relazionale attraverso la musica, dove il caffè e la passeggiata in centro con gli "amici d’ascolto” dopo il concerto arricchivano l’appuntamento musicale del piacere della socializzazione. Un pubblico verso cui avere rispetto; e quindi, ad esempio, la Filarmonica di Rovereto ha riprogrammato, per i prossimi settembre ed ottobre, i concerti cancellati questa primavera. Un’attenzione lodevole, sia per gli abbonati che per gli artisti coinvolti.
Ma ora è tempo di progettare e riprogrammare stagioni ed eventi e per farlo serve, in primis, quel reale sostegno economico, prima di tutto pubblico, che abbiamo sentito da mesi promettere a destra e a manca praticamente per tutti.
La sensazione prevalente sembra essere, tra gli intervistati, quella di una certa incertezza rispetto al futuro che, dice Spini, “condiziona le nostre strategie, costringendoci a predisporre più progetti diversificati in ragione delle diverse prospettive in fatto di risorse”. Se, in ogni caso, le stagioni del prossimo anno sembrano essere abbastanza garantite sia nella realizzazione che nella qualità, visto che i fondi necessari erano già stati stanziati, ciò che preoccupa realmente è il futuro sul medio-lungo periodo, dove presumibilmente, ci dice Manfrini, “non ci saranno più le misure straordinarie e sarà semplice per gli amministratori ricadere nelle solite logiche (che purtroppo ben conosciamo) dei tagli alla cultura in quanto considerato settore marginale e tutto sommato ‘superfluo’”.
Analoga è la visione di Carlini: “Una società seria deve potersi autogestire senza dipendere esclusivamente da una delibera politica, costruendosi nel tempo un capitale che garantisca libertà di programmazione e di pensiero. In Trentino purtroppo, dove il sistema ‘associativo’ è prevalente, con bilanci che nascono e muoiono ogni anno, basati quasi totalmente sul finanziamento pubblico, questo è davvero raro. Né le associazioni possono permettersi progettazioni di ampio respiro a fronte di finanziamenti che sono basati sempre sull’annualità”.
Cosa succederà, intanto, nei prossimi appuntamenti musicali? Ovviamente rispetto delle normative vigenti, adeguandovi la modalità esecutive e di fruizione dei concerti dal vivo negli spazi canonici ad essi dedicati. Appuntamenti anche a breve termine con l’Orchestra Haydn, ricorda Spini: “L’estate ci aiuterà molto, per la possibilità di suonare all’aperto, con gruppi anche meno ristretti di quelli con cui abbiamo avviato la ripresa giusto in questi giorni, con un’attività addirittura vulcanica dei complessi da camera costituiti dai musicisti dell’orchestra”.
Se c’è poi chi, come Manfrini, ritiene che “la comunicazione ‘spirituale’ che si instaura tra musicisti e pubblico che condividono lo stesso spazio fisico e sonoro sia una condizione irrinunciabile per fare musica”, altri pensano anche alla registrazione e alle dirette streaming dei concerti. Vi saranno, in ogni caso ed evidentemente, delle limitazioni; ci siamo chiesti, però, se le misure cautelative contro il rischio di contagio possano diventare spunto per proporre un’idea di nuova fruizione musicale da parte del pubblico e di ideazione di nuove opere ad hoc da parte dei compositori. Pur confermandosi nell’identità di istituzioni legate alla “classica normalità” della musica, quella del pubblico “in presenza” e degli spazi originali ad essa deputati, vi è apertura e disponibilità alla novità e alla sperimentazione: “La creatività non si ferma - ritiene Carlini - perché motivata da bisogni interiori e non da input esterni. Tuttavia l’esperienza particolarissima di questi mesi porterà sicuramente nuovi contenuti alla produzione musicale dei compositori contemporanei, che ne racconteranno gli esiti in note, così come gli scrittori in parole o i pittori in colori”; perché, dice Manfrini, “un futuro con ‘restrizioni’ premierà chi saprà essere più reattivo e creativo”.
In una situazione che quindi sembra vivere in un attuale equilibrio tra attesa e ripresa, sembra però restare ancor meno spazio per chi non è già solidamente parte del mondo della musica classica, quanto meno qui in Trentino. Carlini avrebbe allora una proposta alternativa a quella della Haydn, per l’estate: “I veri colpiti da questa pandemia sono i liberi professionisti e i giovani che si avviano alla professione. Questi sono completamente scoperti, senza lavoro, freschi di studio e pieni di entusiasmo; dovrebbero essere loro i protagonisti di questi concerti cameristici offerti al pubblico da Comuni, Provincia, APT, ecc”. Ed anche a noi parrebbe, dopo un periodo buio e difficile come quello dei mesi passati, un piccolo incoraggiante segnale di novità, una risposta positiva e aperta al futuro di cui in questo momento anche il mondo della musica classica, soprattutto per le giovani generazioni di artisti, ha bisogno.