Gli spazi, i costi e gli “Itinerari” cancellati
Mariano de Tassis è un lighting show designer che ha lavorato per grossi tour nazionali con Renato Zero. PFM, Baglioni ed altri. Inoltre è regista, musicista, e cofondatore, con Carlo Casillo, del collettivo Miscele d’Aria Factory col quale ha prodotto diversi spettacoli in provincia, fra cui un progetto di teatro itinerante per gruppi ristretti di spettatori che seguono ascoltando con delle cuffie sintonizzate individualmente.
Tu lavori sia in campo locale che nazionale per eventi, musica live, teatro, convention. Com’è la situazione in questi settori?
La grande differenza tra il nazionale e il territoriale/provinciale è che le grosse compagnie e i tour importanti sono stati rimandati al 2021. Il decreto governativo ha stabilito un massimo di 200 persone al chiuso e mille all’aperto, con le distanze del caso, e i grandi eventi con mille persone non reggono l’impatto economico. Nel piccolo stiamo ancora aspettando una delibera che dica cosa si può fare. Io mi sto muovendo con la Provincia, l'APT e altre realtà che organizzano piccoli eventi e qualcosa si sta muovendo. Soprattutto per gli spettacoli con le cuffie, dove riusciamo ad avere distanza tra le persone dando la possibilità a tutti di sentire bene. Senza grandi strutture audio è molto più semplice e ci sono meno persone che entrano in contatto.
Quindi la difficoltà è doppia: da una parte di lavoro per voi tecnici e dall’altra quelle della fruizione del pubblico.
Parlando di tournée medio/grandi il problema è soprattutto che la gente starebbe a 400 metri dal palco e questa non è una situazione da live, perché si toglie l’ingrediente principe, lo stare assieme. Poi ci sono concerti come quelli di Max Gazzè o Daniele Silvestri che pensano di fare delle piccole tournée dove loro non prendono soldi e li danno alle maestranze per dare un segnale.
E comunque in un concerto del genere la gente deve stare seduta?
Sì, per forza. Poi c’è questo bel decreto che ti lascia suonare anche nei locali, ma appena qualcuno comincia a ballare devi smettere. Assurdo. La gente deve stare seduta e mantenere le distanze. Dipende anche da che musica fai. Per questo abbiamo ripreso un vecchio spettacolo, “Montagne migranti”, che avevamo fatto in teatro con video e tanta gente, l’abbiamo ridotto all’osso, senza amplificazione e possiamo proporlo anche con la gente sdraiata su un prato. Le soluzioni ci sono in piccolo, in grande no, è impossibile.
Questa crisi peserà anche sul prezzo dei biglietti?
Forse non in Trentino, dove ormai tutto dev'essere gratis, soprattutto ciò che è proposto da APT, Provincia... Per i grandi eventi cancellati, dove la gente spende dai 200 ai 400 euro a biglietto (vedi per esempio Paul McCartney), il pubblico pagante si ritroverà invece con dei voucher per vedere la Pausini o altri artisti. Una follia (è recente il decreto del governo che, in accordo con l’associazione italiana dei promotori di musica dal vivo, non restituirà - unica in Europa - i soldi dei biglietti venduti in prevendita, ma darà dei voucher per vedere altri spettacoli, n.d.r.). Tutto dipende da come si evolve la situazione. Se l'epidemia si attenua e ci saranno altre aperture, questo influenzerà positivamente il costo dei biglietti. Se invece la situazione rimane così, come hanno aumentato i prezzi in altri settori, aumenteranno anche i biglietti, perché chi organizza ha dei costi maggiori. Oppure si dovrebbero trovare delle soluzioni con spazi economici o qualche tassa in meno. Altrimenti, qualcuno aumenterà; ma non più di tanto, perché dopo la crisi sanitaria, comincerà la crisi economica.
Ma il lockdown ha avutoqualche pur minimo effetto positivo?
Il bello è che la maggior parte delle persone stanno trovando formule nuove. Quindi anche se tornasse tutto come prima, ci sarà comunque qualcosa di diverso.
Qualche idea, qualche invenzione, un po’ di creatività...
Molta, e ce n’era bisogno, perché siamo arrivati a una situazione sempre uguale.
Cristiano Dalla Pellegrina è un batterista professionista. A livello nazionale suona con i Negrita, in provincia con i Radiottanta, The Jack (in cui suona il basso) e altre formazioni.
Avere un’idea chiara sulle prospettive di ripresa è difficile – ci dice -. Il problema è capire che regole e/o restrizioni ci saranno. Se c’è la festa del patrono e hai una qualche ‘copertura’ istituzionale, magari i concerti li puoi fare. I problemi li avrà chi organizza privatamente perché, col distanziamento, chi ha bisogno di 500 spettatori per andare in pari ne potrà mettere invece solo 250, sapendo di andare in perdita.
Cosa si potrebbe fare per favorire la ripresa?
Sinceramente non lo so. La mia speranza è che, quando saremo tranquilli, col vaccino e una tempistica un po’ lunga, ci sia la voglia degli artisti di mettersi in gioco, delle istituzioni, dei privati e voglia della gente di uscire, di vedere spettacoli in qualunque forma.
Rispetto al costo dei biglietti, prevedi degli aumenti?
C’è chi ha già aumentato il caffè, la pizza, il taglio dei capelli... I concerti per adesso non ci sono quindi è difficile rispondere, ma quello che sta succedendo non fa ben sperare. Dipenderà non solo dall’industria discografica o dagli artisti, ma dagli organizzatori di concerti e da tutti gli addetti ai lavori. Per esempio i service audio e luci, rimasti fermi per tanto tempo, non so come si comporteranno. Voglio credere che non aumenteranno, anche per non rovinare l’unica cosa che fa ancora vivere la musica, i live, certamente non la vendita dei dischi.
Mauro Odorizzi, da anni consulente del Centro Servizi santa Chiara, dal 1988 organizza il festival di musica acustica, etnica e contemporanea “Itinerari Folk”. Si può immaginare la mole di conoscenze, contatti ed esperienza accumulati per realizzare un’iniziativa culturale a pagamento di notevole successo ed apprezzamento da parte del pubblico trentino. Quest’anno, per la prima volta da più di trent’anni, la rassegna non avrà luogo.
È stata una decisione del Consiglio di Amministrazione – ci dice Odorizzi - e la notizia ufficialmente non me l’ha comunicata nessuno. Informalmente me l’ha detto il direttore del Centro Francesco Nardelli. Con lui avevo discusso, durante il lockdown, delle incertezze e limitazioni del periodo e, anche per qualificare il sito del Centro, avevo pensato un programma con anche dei podcast e dei live senza pubblico registrati in luoghi qualificati della città, miniconcerti da mettere sul sito. Questo nel caso non si potesse aprire al pubblico. Poi è uscita la possibilità di uscire e di usare il teatro Capovolto (il palcoscenico del teatro Sociale aperto su piazza Battisiti, n.d.r.), per cui ho preparato un programma che oltre a podcast sui chitarristi discendenti di immigrati trentini, prevedeva tre serate con cantautori e cantastorie regionali. Poi tre cantautori nazionali: Bobo Rondelli, Alessio Lega, Claudio Sanfilippo e due serate sulle corde tradizionali legate all’asse Trento, Sudtirolo, Tirolo. Infine una serie di podcast con artisti stranieri da molti anni immigrati in Italia. Di questo programma, presentato il 25 maggio, il Consiglio non mi ha, ad oggi 20 di giugno, ancora detto ufficialmente niente.
Perché, secondo te?
La settimana prossima chiederò un incontro col presidente Sergio Divina e con la vice Sandra Matuella, della quale non comprendo l’attuale posizione, visto che per anni è stata nostra assidua ed entusiasta frequentatrice. Comunque la mia richiesta è di incontrarli formalmente per avere delle motivazioni. In Consiglio hanno votato a maggioranza; io non so come, ma Divina, Matuella e Daniele Lazzeri sono tre su cinque e decidono quello che vogliono. Quello che so è che il Consiglio ha deciso di non rinnovarmi l’incarico. Ho chiesto se questo voleva dire cancellare la rassegna e mi hanno detto di sì.
Quindi non si sa neanche se riprenderà in futuro.
No, perché non credo che mi rifaranno un contratto in futuro: evidentemente qualcuno mi ritiene non opportuno.
L’impressione è che all’interno del CdA del Santa Chiara ci sia chi sfrutta questo periodo particolare per contrastare/eliminare, con motivazioni pretestuose e contingenti, i progetti e i collaboratori del direttore Nardelli, ed eventualmente sostituirli con persone culturalmente e politicamente più vicine. E ancora più forte è l’impressione che a motivare questo contrasto non ci sia un progetto per la cultura e le prospettive del Centro per il territorio, ma la volontà di affermare posizioni di forza avverse a un direttore non particolarmente gradito.