Custodi della biodiversità
Lo scorso 22 maggio ricorreva la giornata mondiale dedicata alla biodiversità e l’associazione “La Pimpinella”, che da anni è impegnata nella salvaguardia della biodiversità agricola trentina, non ha voluto mancare all’appuntamento nemmeno quest’anno, nel quale a causa dell’epidemia virale era sospesa qualsiasi manifestazione pubblica.
La diversità agricola richiede di essere coltivata e non solamente proclamata; non può essere solo argomento di conferenze o di celebrazioni folcloristiche e nemmeno essere tutelata attraverso facili ideologie e sentimentalismi.
La biodiversità è molto più esigente: chiede terra e mani concrete e fedeli che ogni anno, quando la luna giusta chiama, siano pronte ad interrare i semi di nuovo, ancora, sempre. Non ci si può permettere di mancare nemmeno una volta all’appuntamento con le stagioni. È quello che hanno fatto prima di noi quegli anziani contadini dai quali abbiamo ereditato un ricchissimo patrimonio di varietà che conserviamo “provvisoriamente” nella banca dell’associazione e che diffondiamo ogni anno affidando i semi nelle mani dei “custodi” o elargendoli durante il nostro tradizionale appuntamento autunnale di chiamata a raccolto (giornata di scambio semi). Potranno continuare a vivere soltanto se finiranno nella terra, che è a tutti gli effetti l’unica banca deputata al ricevimento dei semi.
Non nascondiamo che quest’anno il confinamento casalingo e l’impossibilità, se non per i professionisti, di raggiungere il proprio orto o i propri campi, ci ha creato qualche preoccupazione. Si continua a non voler capire definendo “hobbistica” l’agricoltura familiare, come a volerla dequalificare ad attività facoltativa e quindi facilmente rinunciabile. Non è così che si può trattare l’agricoltura contadina.
Il 70 per cento della produzione di cibo a livello mondiale deriva dall’agricoltura contadina (dati FAO) e non fa differenza se si tratta di estensioni di pochi metri quadrati o di ettari; se tale produzione è destinata all’autoconsumo oppure alla vendita.
È il modello produttivo che fa la differenza, che è virtuoso se preserva e ripristina la biodiversità e gli ecosistemi perché adotta metodi di produzione che contribuiscono ad evitare i rischi dei cambiamenti climatici; se garantisce la sicurezza alimentare; se, a differenza dell’agricoltura intensiva di tipo industriale, produce alimenti sani perché le varietà geneticamente selezionate in campo hanno il tempo di adattarsi alle mutazioni climatiche e perciò sono meno esigenti di acqua, nutrienti chimici e fitofarmaci.
Ma l’elenco dei valori intrinsechi collegati alla valorizzazione della biodiversità agricola tradizionale non finisce qui: la salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio, la trasmissione di un patrimonio culturale collettivo fatto di sapori e saperi, ricette, abitudini, tradizioni. Un bene comune che non appartiene a nessuno e tanto meno può essere brevettato.
Un ulteriore significato lo dà il coinvolgimento dei cittadini, dei produttori e dei consumatori che attraverso un’agricoltura di prossimità si alleano nell’impegno comune di salvaguardia e di ricostruzione degli ecosistemi.
Questi sono i principi che guidano la nostra associazione nella tutela e diffusione della biodiversità agricola del nostro territorio.
Un impegno che anche quest’anno non è venuto meno, anzi, è stato sentito ancora più importante e necessario; lo dimostrano le numerose immagini inviate sulla nostra pagina Facebook da parte dei “custodi”. Raccontano di piccoli vivai improvvisati in casa, sul terrazzo o in serra per i più fortunati; di scambio di semi e piantine con il vicinato, di amici che, condividendo la stessa sensibilità, ci hanno cercato con la richiesta di poter ricevere qualche varietà locale da coltivare. La platea dei custodi della biodiversità si è allargata in questo periodo di quarantena e le foto documentano che le specie e varietà orticole recuperate in Trentino sono numerose: insalate, pomodori, zucchine, piselli, cipolle, cetrioli, fagioli e fagiolini, rape, saraceno, soia…
Non manca niente. Non mancano nemmeno le antiche varietà locali di frutta che appassionati custodi e lungimiranti aziende agricole continuano a coltivare con impegno e anche con un ritorno economico importante.
Le immagini del vivace collage che presentiamo nella pagina a fianco nascono dal dialogo, dalla condivisione e dalla consapevolezza di desiderare un cambiamento, che non si realizzi attraverso il ritorno nostalgico ed anacronistico al passato, ma con una visione realistica e possibile di futuro.
Le foto degli orti e dei campi ci confermano che un’alternativa può esistere; il vantaggio è per tutti: per la terra, per l’ambiente, per la qualità della nostra nutrizione, per la salute, anche per l’economia locale: in poche parole per il ben-essere.
Per tutti questi buoni motivi i semi tradizionali che noi recuperiamo e diffondiamo, li chiamiamo semi del futuro.
Associazione “La Pimpinella”