“Solo... Online”
Una proposta da Cavalese
L’arte ai tempi della reclusione forzata non perde capacità di espressione e riesce a coinvolgereci con una continuità e fantasia incredibili. Certo, la telematica facilita la comunicazione, anche un certo modo di intendere l’interazione fra spettatore e artista. Cercando fra le pieghe dei nostri computer si rimane comunque sbalorditi dalla fantasia che vi si ritrova. C’è l’arte della sensibilità ambientalista, militante, capace di unire la fotografia alla musica, ci sono i balconi delle città e i terrazzi che coinvolgono centinaia di persone, ci sono artisti che promuovono concerti via streaming e nuove uscite di brani musicali, o teatro a distanza. Il Trentino è protagonista un po’ in tutti questi ambiti. Il Museo d’Arte Contemporanea di Cavalese ha sfidato rassegnazione, disperazione, paure e grazie al coinvolgimento di alcuni artisti ha proposto una rassegna unica nel suo genere. Ne abbiamo parlato col direttore, Elio Vanzo.
Il Museo di Cavalese promuove un’esposizione online realizzata da Sergio Camin, artista e curatore d’arte. Cosa cercate di comunicare? Quale risposta state cercando?
Il nostro Museo d'Arte Contemporanea, chiuso alle visite a tempo indefinito, rimane ben deciso a proseguire nella sua funzione di polo culturale. Per questo ha voluto continuare la sua missione presentando "Solo...online", un progetto sperimentale realizzato da Sergio Camin e pensato per favorire la diffusione di un nuovo emergente modello della fruizione artistica adottato ormai da tanti musei, in virtù, appunto, di questa emergenza. Personalmente non sono troppo propenso all'utilizzo eccessivo di strumenti tecnologici in arte e in genere, perché non credo che la tecnologia “salverà il mondo”: piuttosto pare vero il contrario. Ma, in accordo con il motto latino similia cum similibus curantur, occorre utilizzarla per ciò che di buono essa ci offre, come in questo caso: quale strumento di diffusione di buona cultura. Detto questo, torneremo appena possibile a visitare musei e monumenti, perché la fisicità dell'opera è insostituibile. Proviamo solo a vedere un'opera stampata su un catalogo o a video, e confrontiamola con la sua presenza fisica: ci accorgiamo che essa emana un'aura potentissima che ci coinvolge e ci trascina nella sua inconoscibile e misteriosa influenza data da un insieme di caratteristiche inconsce e consce, come quelle delle sue caratteristiche materiali e dimensionali.
Anche gli artisti, come tutti noi, sono rimasti chiusi nelle loro abitazioni. Ma stanno promuovendo iniziative di alta qualità, con un fiorire di proposte mediatiche che vanno dalla poesia alle forme più tradizionali dell'arte, fino alla moda. Ma gli appassionati d'arte, per lo più abituati a forme espressive fisse, come statue o quadri, cosa possono recepire dall'iniziativa?
La nostra iniziativa non poteva consistere solamente nel proporre una serie di opere, ovvero una specie di catalogo online. La vera novità è che gli artisti qui presentati, grazie alle potenzialità di questo mezzo di diffusione, hanno potuto realizzare un loro sogno ricorrente: quello di trasporre la loro opera in qualsiasi luogo desiderato, dai più deserti e desolati ai più istituzionali e frequentati. Ogni artista infatti ha presentato due opere, raffigurate dapprima nel loro contesto originale e poi trasposte, grazie all'abilità tecnica e artistica di Camin, nell'ambientazione finale da loro scelta. Offrendo in questo modo ai visitatori virtuali un viaggio affascinante difficilmente realizzabile altrimenti, anche nell'auspicato momento del ritorno alla nostra antica libertà.
In queste lunghe giornate d'isolamento l'artista riesce a ideare e quindi produrre forse con ancora maggiore profondità. Come vengono espressi i valori dell'isolamento, dei silenzi?
Credo che gli artisti di ogni genere, quelli visivi, ma anche i musicisti e gli scrittori, siano la categoria che trae maggior giovamento dall'occasione, se mi è permesso questo termine. Chiusi nei loro studi, sono ora più che mai aiutati dal silenzio e dall'isolamento e, liberi dalle incombenze di genere pragmatico-quotidiano o promozionale-espositivo a cui ogni artista di professione è inevitabilmente esposto in tempi normali, essi trovano un nuovo contatto con se stessi e nuove tematiche per cercare di sciogliere i nodi di un'umanità che è sofferente non solo adesso, nel momento dell'evidenza più generalizzata, ma già da tempo ormai.
La comunicazione online rimane fine a se stessa o riesce a interpretare l'esterno, le criticità che stanno emergendo: sacche di povertà assoluta anche in società benestanti, libertà limitate, una socialità bruscamente interrotta?
Credo che sia necessario conoscere bene potenzialità e criticità dello strumento a disposizione, come per qualsiasi attrezzo che può rivelarsi una bacchetta magica o un disastro per chi lo usa o per il suo destinatario. I messaggi sbagliati o troppo scanzonati giungono a tutti, insieme a quelli esatti e seriamente impegnati. La responsabilità inizia da chi e come ne fa uso, e per quale motivo.
Noi cittadini eravamo impreparati a una simile drastica emergenza e al blocco del quotidiano (lavoro, famiglia, interessi). Gli artisti che hanno partecipato a questa esposizione hanno fornito qualche interpretazione del momento?
Per metabolizzare e maturare dei sinceri pensieri su un momento drammatico come questo occorre del tempo, e a maggior ragione questo vale per ogni artista serio. Credo purtroppo che per molti di loro, che hanno già creato delle immagini suscitate da questo argomento, si tratti di un “cavalcare l'onda” o di un malinteso senso di urgenza civica che non lascia spazio a una meditata elaborazione. Possono passare mesi o anni, ma sono certo che l'arte saprà produrre le sue specifiche risposte, tanto più incisive quanto più saranno in accordo con i giusti tempi.
E del dopo Covid 19? Spesso l'arte anticipa i cambiamenti nell'esperienza espressiva, ma anche nel vissuto quotidiano collettivo.
L'arte, per essere vera, non può prescindere dai tempi in cui essa si forma e si manifesta, nemmeno nei linguaggi degli artisti più dichiaratamente fuori da ogni coinvolgimento sociale. L'arte deve essere per forza del suo tempo, oppure è condannata a non essere. Ogni epoca ha avuto la sua forma d'arte specifica, legata al proprio tempo e magari non capìta del tutto dai contemporanei in quanto spesso essa è leggermente in anticipo: noi ammiriamo l'arte di ogni tempo non solo per il suo valore intrinseco, ma anche perché la possiamo inserire in modo appropriato nella storia della società. Per questo oggi più che mai rimaniamo sconcertati da forme per noi astruse: l'arte come gioco di un mago folle e apparentemente senza messaggio. Ma anche il nichilismo che domina tanta espressione artistica contemporanea rispecchia drammaticamente la scomparsa di valori e tradizioni fondanti per l'umanità e ne rappresenta la più o meno consapevole denuncia.
Tuttavia stiamo verificando anche una contro-tendenza in tanti artisti impegnati in creazioni che denotano un nuovo atteggiamento costruttivo e di ri-armonizzazione tra i due poli di cultura e natura, che denotano un diverso orientamento della società verso valori troppo presto dismessi. Credo infine che per l'umanità nel suo insieme la pandemia possa rappresentare l'occasione, seppur drammatica, di una revisione del proprio operato e dell'inizio di un nuovo corso che altrimenti si sarebbe avviato forse troppo tardi; e che l'arte e la cultura in generale ne debbano essere custodi e promotrici.