Fugatti, ci dica...
Le domande che abbiamo posto al presidente della giunta Maurizio Fugatti.
Partiamo dall’emergenza immediata.
1. L’Italia, anzi l’Occidente, si è trovato del tutto impreparato di fronte ad un pericolo non solo annunciato, ma già in atto, in Cina. Gli altri paesi orientali, pur immediatamente coinvolti (Corea, Giappone, Taiwan) hanno saputo rispondere, noi no.
Rimaniamo agli elementi terra terra: come ha potuto la nostra sanità essere a corto di materiali semplici e banalissimi eppur vitali: mascherine, guanti, tamponi?
2. In questo momento, come stiamo difendendo i medici e il personale ospedaliero in generale? Hanno il necessario per proteggersi?
3. E le RSA? E i medici di base?
4. A che punto siamo nel coinvolgimento delle strutture sanitarie private in questa crisi? Ci sono state disponibilità spontanee o chiamate dirette della giunta a collaborare?
5. Si sono sollecitate aziende locali a riconvertirsi per produrre ad esempio mascherine? Alcune (Curvass di Arco, la filiale di Calzedonia ad Avio) lo hanno fatto, ma sembra solo di propria iniziativa, mentre altre (La Sportiva) hanno per sicurezza chiuso, ma avrebbero potuto partecipare a questo sforzo. La Provincia come si è mossa?
6. Qual è il piano strategico relativo ai tamponi? A chi li facciamo e perché?
7. Il mondo della ricerca in Trentino si è messo insieme per far funzionare i propri laboratori come laboratori epidemiologici. Li avevamo già coinvolti? Se no, perché?
8. Quale è stato il ruolo dei medici di base in questo frangente? Non è che si sia puntato quasi esclusivamente sul ruolo degli ospedali come rimedio ai casi acuti, non affiancato da un adeguato controllo dei possibili contagi sul territorio (modello Corea)?
9. Abbiamo preso in considerazione l’utilità di fare “zone rosse” interne, nei paesi più colpiti e lungo il confine con la Lombardia, visto che il contagio sembra muoversi per contiguità geografica?
10. È stato valutato o eventualmente attivato in Trentino un controllo dei movimenti delle persone attraverso il traffico dati telefonico?
Ci sono poi aspetti di contorno che non sono però secondari nel controllo dell’epidemia.
11. Chi sono i consulenti scientifici del presidente e della giunta in questa situazione, al di là della dirigenza dell’Apss?
12. Perché si è scelto di conteggiare tra i positivi anche le persone che non sono state testate, ma hanno avuto contatti con un contagiato e presentano sintomi? A quale logica risponde questa scelta (che produce discrepanze di dati tra quelli presentati in Trentino e quelli comunicati a livello nazionale)?
13. Siamo in grado di capire oggi qualè il valore di R, ovvero il tasso di riproduzione del virus, sul territorio trentino? (Tenendo conto che il virus non si muove in modo uniforme sul territorio, ma appare sempre più chiaro che lo sviluppo è a macchia di leopardo)?
Infine alcune domande strategiche:
1. Quanto hanno influito i tagli alla sanità sulla difficoltà a dare una risposta adeguata?
2. Si procederà con i tagli già preventivati da questa Giunta?
3. Non si pensa di rivedere l’attuale organizzazione della sanità, tutta incentrata sugli ospedali magari di “eccellenza”, trascurando però il presidio del territorio (non attraverso altri ospedali, bensì attraverso un ruolo più incisivo di ambulatori e medici di base)?
Al momento di andare in stampa il Presidente non ci ha risposto.