Frauenbilder. Signora fotograf(i)a
Fotografe e fotografate. Collezioni storiche Alto Adige-Trentino, a cura di Martin Kofler e Katia Malatesta, Provincia autonoma di Trento, 2019, pp. 150.
Il volume approfondisce i temi al centro della mostra “Signora fotograf(i)a. Collezioni storiche. Tirol–Südtirol/Alto Adige–Trentino”, in parte ospitata a Trento, a Palazzo Roccabruna, un evento realizzato nell’ambito del progetto interregionale “Argento vivo. Fotografia patrimonio culturale”, che ha portato anche alla nascita del portalewww.lichtbild-argentovivo.eu, dedicato alle collezioni di fotografie storiche nel territorio dell’Euregio e alla loro gestione, un vero tesoro per gli appassionati del settore come per i semplici curiosi, con cinque manuali scaricabili, una app e pure un corso di e-learning gratuito.
L’idea di fondo, non certo nuova, è quella delle molteplici possibilità della fotografia, da prezioso documento iconografico a oggetto capace di per sé di raccontare storie, anche interne alla fotografia stessa, come quella dei suoi autori, i fotografi, o del suo progresso tecnico. Il punto di vista scelto sia per la mostra che per la pubblicazione è quello femminile: la donna davanti e dietro la fotografia, soggetto ma anche autrice dello scatto.
Il volume, arricchito da una nutrita selezione degli scatti esposti in mostra, dopo un’introduzione volta a evidenziare l’importanza della fotografia come documento storico e al contempo la complessità delle sue possibili forme, si apre con un saggio di Siglinde Clementi e Cecilia Nubola che riassume la situazione della donna in Trentino, Sudtirolo e Tirolo tra la seconda metà dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. Partendo da tale contesto storico, Gigliola Foschi prende in esame il ruolo della donna in rapporto alla fotografia: le donne fotografe, anzitutto, prima presenze marginali negli studi fotografici e poi via via sempre più protagoniste, soprattutto nel genere del ritratto, come dimostrano alcune figure centrali della storia della fotografia; per citarne alcune, Yevonde Middleton, Ghitta Carell, Trude Flaishmann (autrice tra l’altro di un album realizzato nel corso di un soggiorno a Caldonazzo) e Dora Kallmus, austriaca come la Flaishmann, prima donna ad essere ammessa alla società dei fotografi austriaci ed autrice di celebri ritratti di alcuni protagonisti della cultura artistica viennese d’inizio Novecento, come Gustave Klimt.
Vi è poi la donna davanti alla camera: la fidanzata, vagamente sensuale; la moglie, che in qualche caso esibisce lo status raggiunto; la madre, spesso nel duplice ruolo di ancella del fotografo, a cui viene affidato il compito di tenere in posa i pargoli; infine - ma si tratta di un sunto di casistiche, ben più numerose - l’anziana, portatrice di valori morali.
Avvicinandosi sempre più al particolare, il volume presenta una serie di casi-studio suddivisi per aree geografiche: Susanne Gurschler tratta le fotografe d’area tirolese, come la fotografa ambulante Anna Lentsch; Martin Kofler prende in rassegna le fotografie storiche di donne nelle collezioni dell’Archivio Titolese per la documentazione e l’arte fotografica; Alessandro Campaner e Notburga Siller documentano il patrimonio fotografico legato alle donne appartenente a due istituti bolzanini, l’Archivio provinciale e l’Ufficio Film e Media del Comune.
Seguono due contributi dedicati al rapporto donna-fotografia in Trentino: Katia Malatesta, attraverso il vasto patrimonio dell’Archivio fotografico della Sovrintendenza, ripercorre l’evoluzione dell’identità femminile attraverso la sua rappresentazione, in special modo tramite quel particolare genere di fotografia molto diffusa a cavallo tra Ottocento e Novecento che fu la carte de visite; Floriano Menapace, tra i primi ad occuparsi di storia della fotografia in Trentino, svela infine gli album di una fotoamatrice di Trento, Anna Raffaelli (1901-1946).
La parte conclusiva del volume è un’utile appendice che, corredata da un agile glossario, ripercorre in un pugno di pagine il progresso tecnico della fotografia fin dalle origini, nel 1839, quando venne presentata ufficialmente l’invenzione di Louis Daguerre, costituita da lastre di rame argentate rese fotosensibili da vapori di iodio. La fotografia è infatti, oltre che un documento storico, un oggetto fisicamente e chimicamente complesso, la cui evoluzione tecnica viaggia su binari paralleli a quella della storia dei suoi autori.