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QT n. 6, giugno 2018 L’editoriale

Le avvisaglie della tempesta

L’abortito “governo del cambiamento” nasceva per un semplice fatto: Lega e Movimento 5 stelle hanno vinto le elezioni

Poteva finire con il varo del governo più estremista della storia repubblicana. Finisce con lo sfascio. L’abortito “governo del cambiamento” nasceva per un semplice fatto: Lega e Movimento 5 stelle hanno vinto le elezioni. D’accordo, la legge elettorale – farraginosa, truffaldina, costruita apposta da Renzi e Berlusconi per restare in gioco a prescindere - non permetteva di dichiarare un vero vincitore. Tuttavia l’ondata antisistema è stata così impetuosa da travolgere qualsiasi diga. Hanno vinto loro, i giallo-verdi e loro avrebbero dovuto assumersi la responsabilità di governo. Le elezioni successive (Friuli, Molise e Valle d’Aosta), seppur marginali, hanno confermato l’ascesa di queste due forze politiche. Scommettiamo che la tendenza, per altro sancita pure da tutti i sondaggi, si accentuerà anche nelle elezioni amministrative di questo mese.

Ricapitoliamo la storia. Le coalizioni previste dalla legge elettorale erano finzioni. Lo si sapeva in partenza. Perché nessuno preventivava l’esito. Neppure la Lega, che infatti aveva votato il Rosatellum. Nelle previsioni dei grandi “strateghi” del PD si sarebbe formato un governo di larghe intese per perpetuare un sistema ormai cadente. I cittadini invece hanno dato uno schiaffo storico a chi sosteneva questa impostazione. Contro ogni auspicio, anche di chi scrive, hanno vinto i peggiori, i più pericolosi.

I balletti di queste settimane – per altro normalissimi quando è in questione la formazione di un governo – hanno prodotto quello che già si sapeva, ossia che il Movimento 5 stelle è di destra, di una destra inquietante perché autoritaria. Basterebbero pochi esempi. Subito Luigi Di Maio si è rivolto a Salvini, affermando reiteratamente di preferire la Lega per tentare il governo. L’unico ostacolo era Berlusconi. Tolto quello, ogni ostacolo politico è caduto. L’opzione dell’accordo con il PD era solamente tattica. L’atteggiamento con Mattarella, per tentare di imporre prima uno sconosciuto come l’avvocato Conte e poi un economista che non piace a nessuno se non a loro (Savona, classe 1936, alla faccia della novità!), è stato arrogante, al limite dell’eversivo. Ma Mattarella ha detto no. In extremis. Facendo precipitare la crisi ma salvando (per il momento) la Costituzione. Proprio quella che il M5S voleva difendere dagli assalti di Renzi. E la proposta dell’impeachment dimostra ancora una volta l’assenza di qualsiasi rispetto istituzionale.

Adesso probabilmente – salvo avvenimenti ancora più sciagurati – si andrà di nuovo alle elezioni. Se i giallo-verdi si metteranno insieme diventeranno la coalizione dell’eversione. A loro piace Salvini. Non importa che il leader della Lega, abbigliato in stile Casapound, (s)fascista in tutte le sue fibre, razzista e violento ma sicuramente tenace e determinato, sia amico di tutti i dittatori del mondo. I suoi esempi sono Le Pen, Putin e incredibilmente Assad. Le sue ricette economiche inique e alla fine devastanti per l’uguaglianza sociale. Il suo modello è un’Italia cattiva ed incattivita, chiusa, che ha paura del diverso e che lo odia. Un’Italia ridicola e autarchica. Non ci siamo. Il famoso contratto che sarà la base di una possibile alleanza, già presente nei fatti, è demagogicamente di destra. Social nazionalista. Meglio non invertire i termini.

Le carceri sono piene? Facciamone di nuove (peccato che ce ne siano già, mai inaugurate). Aumentiamo i posti gratuiti negli asili nido? Certo, ma solo agli italiani (peccato che una normativa simile introdotta dalla Regione Veneto sia stata appena bocciata dalla Corte Costituzionale). Bisogna pagare i debiti della pubblica amministrazione e il reddito di cittadinanza? Facile, facciamolo con dei mini bond! (una doppia moneta che farebbe saltare qualsiasi equilibrio finanziario). Abbiamo un debito pubblico mostruoso? Ma chi è quello stupido che non ha già trovato la soluzione? Basta dire che il debito è cancellato con un tratto di penna. Queste sono solo le avvisaglie della tempesta in arrivo. Forse usciremo dall’euro per nostra volontà esplicita. Forse ci butteranno fuori. Ma la coppia di giacobini esulterà lo stesso.

Qualcuno sosteneva che il PD dovesse fare questo o quello per la deriva destroide del Movimento. Il PD doveva essere più assertivo. Forse però siamo davanti a un gatto che si morde la coda. Se il PD fosse stato più coerente, più determinato, più umile, più intelligente, non sarebbe finito dove è finito. Cosa aspettarsi ancora? Cosa sperare? Non si vuole capire che l’area di centrosinistra ha subito una sconfitta storica. Non si risolleverà presto.

Il guaio è che il 4 marzo la democrazia ha subito uno scossone. Se i cittadini premiano gli incompetenti, i seduttori, i nazionalisti, quelli che vogliono uscire da un sistema democratico, nessun Presidente, nessuna Costituzione potrà fermare la deriva autoritaria. L’unico antidoto sta in una reazione uguale e contraria di un analogo numero di cittadini determinati a difendere la democrazia ad ogni costo. Ma per ora questa mobilitazione non si vede.