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QT n. 9, settembre 2017 Trentagiorni

Biblioteca senza pace

In queste settimane è balzato agli onori della cronaca il caso della biblioteca di Rovereto, un’istituzione culturale importante non solo per la città della Quercia ma per tutto il Trentino.

La vicenda è abbastanza nota. A fine 2015 scadeva l’appalto del Comune per la gestione della biblioteca. Si era così deciso di varare un nuovo bando con condizioni abbastanza stringenti volte a salvaguardare i lavoratori e quindi la qualità del servizio offerto ai cittadini. I sindacati, che seguono con attenzione la vicenda fin dal suo inizio, sembravano tranquilli. Tuttavia l’offerta messa in campo dalla società Euro&Promos, risultata vincitrice del bando ma non ancora incaricata formalmente dal Comune, non adempiva i requisiti richiesti. Addirittura si è parlato di 12 licenziamenti su 19 dipendenti! Si alza un putiferio e il Comune decide di prorogare i termini della vecchia gestione. Ma la partita non è chiusa.

La mobilitazione della cosiddetta società civile è stata però massiccia. Tra i protagonisti il “nostro” Fabrizio Rasera, che invita a fare un ragionamento più ampio, al di là della contingenza.

Il servizio della biblioteca di Rovereto era già stato esternalizzato ma tuttavia, grazie al bibliotecario Walter Leoni e alla professionalità dei lavoratori (in maggioranza donne), si era riusciti ad evitare una gestione spersonalizzata e dequalificata, come spesso accade in queste circostanze. Erano invece corresponsabili di un servizio culturale non limitato al mero prestito di libri. Bisognerebbe riflettere di più su un sistema, oggi purtroppo vincente, in cui tutto si basa sui risparmio per i costi del personale che si vuole meno qualificato, meno partecipe e quindi pagato di meno. Un ragionamento che riprenderemo. Anche in questo caso però vale l’idea che è molto meglio investire sulle persone che sui muri, cioè sugli edifici.

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