Pagliacciata ad honorem
Ha suscitato un animato dibattito l’assegnazione della laurea honoris causa in Ingegneria Meccatronica a Sergio Marchionne, motivata dal riconoscimento di una lunga serie di straordinarie qualità: ”eccezionale professionalità, impegno ed efficacia nella gestione di diverse realtà industriali ai massimi livelli internazionali… chiara visione strategica, tempestività… profonda competenza tecnica…” A dissociarsi è stato prima, in Senato accademico, il prof. Giovanni Pascuzzi, che non ha ravvisato nel neolaureato “competenza tecnica”, e meno che mai “profonda”, nella disciplina in cui gli si assegna il titolo, la Meccatronica. Caso mai, aggiungiamo noi, Economia, gestione aziendale. Sulla stessa lunghezza d’onda poi un intervento sul Corriere di tre docenti di Ingegneria. Gli studenti (toh, chi si rivede! Dopo un po’ di anni di latitanza dal dibattito pubblico) hanno allargato il discorso: Marchionne non ha meriti etici e sociali, tutt’altro, avendo represso i diritti dei lavoratori, delocalizzato le industrie, studiato tutte le gabole possibili per non pagare le tasse, quale è l’onore che l’Università vorrebbe celebrare?
Il rettore Collini risponde che non è obbligatoria una corrispondenza tra disciplina in cui si assegna la laurea e meriti specifici, e cita altri casi similari, e non riscontra violazioni etiche nei comportamenti di Marchionne. A introdurre un altro tema, quello vero, ci pensa il Direttore di Ingegneria industriale Dario Petri: “La laurea a Marchionne rafforzerà la collaborazione con Fca”. Su questa linea i sindacati, pur a suo tempo bastonati dall’uomo con il maglioncino, sostanzialmente si accodano.
Noi, confessiamolo, non abbiamo simpatia per Marchionne. Non possiamo dimenticare quando, in polemicacon Renzi, lo apostrofò come “sindaco di una città piccola e povera” cioè Firenze (!). Renzi, diventato premier, se ne è opportunisticamente dimenticato; a noi l’uomo invece continua a sembrare un arrogante bellimbusto, come ha dimostrato con le vanterie sui miracoli che sicuramente avrebbe fatto alla Ferrari. Però l’uomo ha anche indubbie qualità, e visti i risultati conseguiti, alcune delle doti magnificate da Ingegneria Industriale indubbiamente ci sono.
Basta questo per una laurea ad honorem? Se è una pagliacciata, come sembra suggerire il rettore, sì. Se si può dare una laurea in giurisprudenza a un artista, o una in scienze naturali a un letterato, diamo anche la laurea in Meccatronica a Marchionne. E quella in Filosofia a Silvio Berlusconi. Soprattutto se, come sostengono il dipartimento di Ingegneria Industriale e i sindacati, c’è da guadagnarci: quattro elogi sperticati possono aiutare i nostri centri di ricerca (ma Marchionne, è così babbeo?) vogliamo fare gli angioletti e rinunciarvi?
Noi stiamo con gli studenti: questa visione vagamente meretricia, del sapere e dell’università, non ci piace.