Triste fine di un antico liberale
Si era a metà degli anni Ottanta e in una angusta sede ubicata, se non ricordo male, nella Galleria dei Legionari, in cima a una lunghissima scala, seguivo il congresso provinciale del Partito Liberale: una quarantina di persone, fra pensionati visibilmente benestanti e signore impellicciate (si era in febbraio), più alcuni giovanotti che facevano i loro ultimi tentativi per defenestrare la dominante gerontocrazia al vertice del partito.
Non ci fu nulla da fare e i ribelli trasmigrarono altrove. Fra di loro, se non ricordo male, c’era pure l’attuale onorevole leghista Sergio Divina.
Da un leghista con trascorsi liberali ti aspetteresti un residuo di bon ton, un rimasuglio di tolleranza, ma Divina ha tagliato decisamente i ponti col passato, ed eccolo, intervistato in una recente puntata di “Report” prendere le difese dello screditato regime dell’Azeirbajan. Presidente di un gruppo di amicizia con quel Paese, l’anno scorso, al Consiglio d’Europa, si oppose a un emendamento che chiedeva la liberazione dei prigionieri politici.
Come mai? – gli chiede l’intervistatore. E lui, criptico: “Perché io non mi presto a questi giochi”.
Quel regime, è vero, incarcera anche i giornalisti non allineati, ma – parole sue – “forse anche in Italia qualche mesetto di carcere in più a qualcuno potrebbe servire”.
E in generale, “le nostre democrazie occidentali si sono un po’ inflaccidite. I poteri d’ordine si sono ridotti al minimo”.
Divina forse non è il più scalmanato dei leghisti nostrani, ma su Wikipedia già troviamo traccia di un suo notevole, recente exploit: la dichiarazione che “un figlio gay è una disgrazia”, non molto attenuata dalla precisazione che, comunque, “un figlio te lo tieni in quel modo, anche se fosse un delinquente, ti tieni anche un figlio deficiente e cretino”. Del resto, “ogni famiglia ha le sue disgrazie”.
Ci aspettiamo che ora qualche collaboratore di Wikipedia aggiorni la sua scheda.