Morricone, Mozart e Tarantino
Ai Golden Globe, ritirando il premio conseguito dal suo film The Hateful Eight per la miglior colonna sonora, Tarantino ha dichiarato: “Morricone (autore della colonna) è un genio come Mozart, Schubert e Beethoven”. Se Morricone fosse stato presente, lui che di musica se ne intende, avrebbe probabilmente contenuto le esondazioni del regista, magari attingendo al repertorio vernacolare della sua città: “A Tarantì, nun t’allargà!”.
Spinto da un iperbolico entusiasmo Tarantino, non si sa quanto consapevolmente, accostando Mozart a Morricone non ha proprio detto una fesseria. Nel loro modo di far musica di scena, ovvero nell’accompagnare con suoni un’azione (teatrale per Mozart, cinematografica per Morricone) qualche analogia c’è. Sono ambedue maestri nel riempire lo spazio scenico e irrompere nel silenzio con guizzi musicali essenziali, brevi, minimali... e per questo efficaci. A Mozart basta una scala di re minore per trascinarci nella tragedia che incombe su Don Giovanni. O un soffio di flauto (magico) per farci respirare i momenti solari di una bella favola. Morricone ti caccia lì un fischio di 3 note per calarti nel West. O un colpo di scacciapensieri per caratterizzare ironicamente una situazione equivoca. Entrambi posseggono la sublime dote di saper interpretare lo scroscio di una storia, il sound di un ambiente, la polifonia di un contesto sociale, la voce di uno stato mentale. E lo fanno applicando il loro marchio di fabbrica. Inconfondibile.
Ciò che distingue Morricone da tanti suoi colleghi che compongono per il cinema è proprio l’abilità di far sembrare che la musica si sprigioni dalle cose. Lui l’azione non la commenta: la fa, insieme al regista e agli attori. Quando ripensi a un suo film le scene ti vengono in mente insieme al suono. Non puoi separare ciò che hai visto da ciò che hai sentito, è un tutt’uno. La tromba è la voce narrante in Un pugno di dollari e la sua melodia contribuisce a costruire il carattere di Clint Eastwood quanto la sua pistola. Il motivo martellante e reiterato sul mandolino, nell’Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, pare uscire dalla testa ossessionata da sesso e potere di Gian Maria Volontè. Il tema di Mission avvolge foresta, uomini, sogni e tragiche disillusioni, come un sottile vapore che sale dalla terra e come la speranza si dissolve... No, Morricone non è Mozart. È un grande e basta.