Vaccini: perché si dubita
Le malattie dimenticate, i genitori ansiosi e i falsi profeti di Internet
“Andiamo bene - penserà il signor Tarcisio, fedele abbonato. - Adesso QT mi fa l’articolo sui vaccini per creare un po’ di scandalo. La prossima volta mi diranno che le Cooperative finanziano le scie chimiche, forse è meglio se mi dedico alla Settimana Enigmistica?”
Il signor Tarcisio può stare tranquillo, non siamo a caccia di clic, e non inseguiamo certe mode. Abbiamo semplicemente notato che questo tema genera dubbi e ansia in molti lettori, specialmente se madri e padri, e pensiamo che sia nostro dovere approfondirlo senza preconcetti.
Fissiamo prima di tutto le regole del gioco: i vaccini fanno bene. Hanno ridotto in modo impressionante l’incidenza di alcune delle malattie più devastanti della storia.
I vaccini sono medicinali, e come tali vanno considerati: non si assume un medicinale a cuor leggero, anche se ultimamente la moda del “fai da te” è molto diffusa in tutta Italia. Questo giustifica la prudenza e la diffidenza con cui alcuni cominciano a chiedersi se i vaccini comportino dei rischi, mentre pochi anni fa rappresentavano semplicemente un rito di passaggio dato quasi per scontato.
Il passo ulteriore, su cui vogliamo ragionare, è quello che porta alcuni a rifiutare i vaccini in tutto e per tutto. Niente pertosse, niente morbillo, niente meningite. Ci pensa l’organismo a immunizzarsi da solo.
In Trentino Alto Adige sono tra l’8 e il 12% i bambini che sfuggono al processo vaccinale: la regione è il capofila a livello nazionale, specialmente da quando è stata eliminata la sanzione per chi evita le vaccinazioni cosiddette “obbligatorie”. (Per la precisione, la provincia di Trento ha tassi intorno al 92% di vaccinati mentre Bolzano è ampiamente al di sotto di qualunque altro territorio con il suo 88%).
Nell’ultimo anno, in corrispondenza della stesura del nuovo Piano Nazionale delle Vaccinazioni, si è levato l’allarme di immunologi e pediatri. Si rischia di ricadere in balia delle malattie infettive, venendo a mancare il meccanismo della cosiddetta immunità di gregge: la logica per cui, se quasi tutti sono vaccinati, anche un portatore di malattia non riesce a propagarla e l’epidemia si estingue immediatamente.
Promotori dei vaccini e “antivaccinisti” (detti anche “antivax”) si lanciano reciproche accuse di mistificazione, rinfacciandosi di essere gli uni al soldo delle grandi multinazionali del farmaco, gli altri in preda a deliri complottisti o alla ricerca di denaro facile con la vendita di cure alternative e pubblicazioni.
In tutto questo rumore i genitori sono confusi, spaventati e molto spesso in ansia. “Mi dicono che qualcosa può succedere in un caso su centomila, ma se quel caso è il mio?”. In queste situazioni, la statistica perde molto del suo potere rassicurante.
Questa indagine nasce da un dubbio: quanto c’è di vero nelle obiezioni che vengono sollevate al credo medico scientifico, secondo il quale “i vaccini sono sicuri e non presentano rischi”? Perché un numero crescente di genitori di media cultura ritarda le inoculazioni e cerca di contenerle al minimo indispensabile, lamentando che, poiché “le vaccinazioni obbligatorie sono quattro, costringerci all’esavalente è una forzatura”?
Prima che i lettori dediti alla professione medica si irrigidiscano voglio precisare che le organizzazioni sanitarie sono molto chiare sul fatto che i vaccini presentano rischi, come qualunque medicinale, ma che questi sono ampiamente bilanciati dai benefici che presentano sia per il singolo che per la collettività. All’atto pratico, però, fino a pochi anni fa i vaccini erano semplicemente una prassi quasi burocratica da onorare in fretta e senza perderci troppo tempo.
Alle origini degli antivax
Il movimento anti-vaccini ha avuto origine in Inghilterra con il famoso caso Wakefield, il medico che ha contraffatto uno studio per dimostrare una correlazione tra vaccini e autismo (e fornire, incidentalmente, argomenti ad un avvocato specializzato in indennizzi, dal quale era finanziato). Correva l’anno 1998; da allora, il tasso di vaccinazioni è andato lentamente diminuendo in Gran Bretagna e nel resto del mondo, nonostante lo studio sia stato nel frattempo sbugiardato ed il medico radiato.
Il movimento antivax si è incrociato con varie correnti di pensiero, in particolare quella che privilegia la vita naturale e l’altra amante dei complotti, prendendo quindi una posizione di netta contrapposizione tra “i sani” e il “complotto” ordito dal sistema sanitario e dalle cosiddette Big Pharma.
Restiamo per il momento al di fuori di questa rissa, e chiediamoci se sia sensato interrogarsi sul processo di vaccinazione di massa. Può la stessa medicina valere per milioni e miliardi di persone, senza nessuna forma di personalizzazione? La domanda è mal posta: il vaccino è uno stimolo che imita una malattia, la medicina “personalizzata” la fornisce il nostro organismo.
Ma le febbri, le irritazioni? Le convulsioni?
Volevo capire quali fossero le argomentazioni dal punto di vista medico, e ho seguito una conferenza organizzata a Trento dall’associazione “ASSIS - Vaccinare Informati”. “Noi non siamo contro i vaccini - ha esordito la moderatrice, - ma siamo a favore di una vaccinazione consapevole e della libertà di scelta”. Chi potrebbe mettere in discussione una posizione così ragionevole?
La ragionevolezza si è fermata sulla porta. I tre relatori della conferenza, un pediatra, una consulente in medicina naturale e una farmacista ospedaliera, sono tutti e tre fermamente “antivax” e non c’è contraddittorio. Si comincia con una introduzione generale a concetti di medicina naturale, ma progressivamente cominciano a partire schegge incontrollate di paranoia che per i giovani genitori presenti in sala sono come braci gettate tra le sterpaglie. È un “noi e loro”: “Loro lo sanno, ma non ve lo dicono”.
Sono arrivato in sala dotato di penna e blocco appunti, pronto ad approcciare i relatori per un’intervista di approfondimento. Dopo un’ora avevo riposto la penna, dopo due le braccia mi erano cadute in modo irrimediabile.
“Perché dobbiamo vaccinare tutti? Se gli antibiotici curano le malattie, dobbiamo dare antibiotici a tutti?”
“Il vaccino contro il morbillo non serve nel nostro mondo civilizzato, dove l’igiene sta facendo estinguere le malattie in modo spontaneo. Servono casomai per i bambini africani, perché lì c’è il morbillo selvaggio”.
“Lo sapete che in gravidanza si evitano le proteine. Ora pensate che i vaccini contengono proteine, belle grosse”.
Devo dire che le domande del pubblico sono state più ragionevoli delle affermazioni dei relatori, e spero, spero davvero che la maggior parte di quei genitori abbiano fatto spallucce, rendendosi conto che le informazioni che stavano ricevendo non erano in alcun modo attendibili.
Nonostante la sensazione di ripulsa ho voluto comunque annotare i punti fondamentali del ragionamento, per capire da quali osservazioni si partisse per poi dilatarle e distorcerle.
Ho scoperto successivamente che questi sono temi ricorrenti e consolidati della narrativa antivax: la presenza di metalli nei vaccini, il sovraccarico del sistema immunitario, la migliore salute dei bambini non vaccinati e così via. Le risposte a molte di queste obiezioni circolano ampiamente, anche sui siti delle principali istituzioni sanitarie, ma ho deciso comunque di riportarne alcune nella scheda che trovate sotto. Dal momento che non ho titolo per dare pareri in campo medico, ho messo a disposizione in calce a questo articolo una selezione delle fonti su cui mi sono basato.
Il rapporto medico-paziente
Dopo quella conferenza ho letto molto, e sicuramente non mi è mancato il materiale, visto che su questo tema Internet abbonda di riferimenti e di opinioni di ogni genere, grado e colore. Credo di avere compreso che tutto questo enorme fraintendimento derivi da un problema basilare di comunicazione.
I medici si stanno abituando ad un dialogo paritario con i pazienti, ma è un processo graduale che si scontra con la personalità dei singoli e con il necessario distacco professionale. Per un trattamento consolidato come i vaccini è comprensibile che la classe medica e l’intero sistema sanitario vivano con fastidio i dubbi di persone dotate di una cultura media, sufficiente per capirne i principi di base ma non per padroneggiare le complessità e gli aspetti tecnici.
Se a questo si aggiunge un gruppo di persone che decidono di diffondere teorie paranoiche per fini poco chiari, non è difficile immaginare perché un certo numero di medici abbia cominciato a diventare ugualmente aggressivo nei confronti degli antivax e degli stessi genitori. Capita anche di leggere frasi di questo tenore: “I figli sono vostri, fate come vi pare. Io la mia bimba l’ho vaccinata e come stanno le cose ve l’ho detto; per questo ho la coscienza a posto. La legge italiana vi consente, in alcuni casi, di non vaccinare i figli ed è quindi giusto che voi facciate liberamente questa scelta, pagandone infine le conseguenze”.
Questa affermazione, tratta (fuori contesto) dal profilo Facebook di un immunologo molto seguito, vuole essere provocatoria, ma può naturalmente ottenere l’effetto opposto a quello desiderato.
Non ha senso trasformare una questione di salute pubblica in una disputa ideologica tra guelfi e ghibellini che spaventa e confonde i genitori. Bisogna ricominciare a raccontare la storia di quelle malattie “dimenticate” dalle quali i vaccini ci difendono da cinquant’anni: la difterite, che strozzava il fiato in gola ai bambini; la rosolia, che faceva nascere i bambini ciechi; la poliomielite, che lasciava zoppi, e tutte le altre.
È inutile snocciolare statistiche: bisogna far capire in modo indiscutibile che sì, non si può escludere al cento per cento che una vaccinazione abbia effetti collaterali, anche pesanti, ma che sicuramente saltare le vaccinazioni equivale a giocare alla roulette russa con la salute del proprio figlio e con quella di altri.
Perché di altri? Perché le epidemie sono una questione di salute pubblica: se io non mi vaccino aumento la possibilità che si ammali anche un’altra persona, specialmente se debole o non immunizzata. Vaccinarsi non è una semplice questione di libera scelta, più di quanto non lo sia mettersi al volante dopo aver bevuto.
Signor Tarcisio, Lei che si ricorda cos’era la polio, mi dica: i suoi nipoti sono vaccinati?
* * *
Ringraziamo il dottor Dino Pedrotti, pediatra, che ci ha chiarito alcuni dubbi sul meccanismo di immunizzazione da vaccino.
Domande e risposte
Perché vaccinare se tanto le malattie sono debellate?
Magari fossero debellate. Alcune sono scomparse in Italia, ma possono essere reintrodotte da viaggiatori di altri paesi; e altre rimangono latenti. Già ridurre il numero di persone vaccinate può consentire lo svilupparsi di un’epidemia. Ci sono precedenti: i più noti sono la ripresa della pertosse in Giappone negli anni ‘80, e della difterite nell’Unione Sovietica all’inizio dei ‘90.
L’alluminio dei vaccini è tossico? E il mercurio?
Non c’è più traccia di mercurio nei vaccini venduti in Italia: era contenuto nel Thymerosal, un ingrediente ora eliminato. L’alluminio, che ha un ruolo fondamentale in alcuni vaccini, non è invece presente in altri: non c’è alluminio nelle inoculazioni contro il morbillo, la rosolia, la parotite, la varicella, il rotavirus. Negli altri, il dosaggio è talmente basso da essere inferiore a quello a cui siamo esposti per altri fattori naturali; a tale dosaggio, la tossicità dell’alluminio è pari a quella del sale da cucina. Per concludere, la tossicità dell’alluminio diventa significativa quando l’esposizione è prolungata, mentre nel caso delle vaccinazioni avviene una sola volta e il metallo viene rapidamente smaltito.
Non è meglio prendersi le malattie e immunizzarsi così, come si faceva una volta?
È un’idea romantica ma sbagliata. Le conseguenze di alcune malattie infettive sono pesanti e permanenti: ad esempio, il morbillo può indebolire il sistema immunitario, provocare l’encefalite, o addirittura la morte.
A che livello di sviluppo è il sistema immunitario di un neonato a 3 mesi?
Il sistema immunitario anche nel feto reagisce a un’infezione o a 10 infezioni “naturali” in modo specifico, una per una.
L’autismo è in crescita? C’è una relazione con i vaccini?
No, l’autismo non è in crescita. C’è stato uno studio USA che ha generato allarme, ma successive analisi dei dati da parte di studiosi inglesi e anche in Italia lo hanno smentito. La relazione tra vaccini e autismo è una bufala, sfortunatamente promossa da uno studio contraffatto dal medico inglese Wakefield. Cercando... su internet si trovano molte spiegazioni di come questo studio fu truccato. (Si trovano anche su riviste e libri, se non vi fidate di internet).
Ma è vero che le malattie infettive sono scomparse unicamente per il miglioramento delle condizioni igieniche?
Molte malattie hanno cominciato a decrescere in modo significativo negli anni ‘60-’70. Le condizioni igieniche non erano certo peggiori di adesso...
Quali sono i rischi o vantaggi di ritardare la prima inoculazione?
Si deve vaccinare al più presto, in base a studi sulla efficacia delle risposte anticorpali. Anche recentemente si segnalano casi di morte di pertosse in neonati di un mese.
Se i vaccini sono sicuri, perché vengono periodicamente ritirati dal commercio?
Non vengono ritirati “periodicamente”, ma ci sono stati alcuni casi. Non vogliamo fare a tutti i costi gli avvocati delle case farmaceutiche, ma la severità con cui si procede al ritiro di un farmaco ci sembra un buon segno di vigilanza.
I casi di ritiro non sono stati numerosi, ci risulta un unico caso di ritiro prima della messa in commercio di lotti di esavalente legati alla contaminazione di un laboratorio. Dire che i vaccini sono sicuri non li allontana dalla loro natura di medicinale, con tutte le criticità legate alla produzione e alla conservazione.
Ma quella sentenza che ha dichiarato un “nesso causale” tra esavalente e autismo?
Il ministero della Salute ha fatto ricorso contro quella sentenza, basata su una sola perizia con aspetti discutibili. È comunque preoccupante che un magistrato possa contraddire per sentenza decenni di studi scientifici.
Perché in Francia il vaccino anti epatite-B non si fa più?
All’epoca dell’introduzione della vaccinazione obbligatoria furono segnalati casi di sclerosi multipla. A distanza di 15 anni si discute ancora: ci sono numerosi studi che smentiscono il nesso, ma alcuni che individuano possibili correlazioni.
Le vaccinazioni obbligatorie sono 4, perché mi costringono a farne altre con l’esavalente?
La storia delle vaccinazioni obbligatorie e raccomandate è un grosso malinteso legato a una categorizzazione storica. Tutte le vaccinazioni sono ugualmente consigliate
Ma perché ora ci sono tutti questi vaccini, quando io da piccolo ne ho fatti solo due o tre? È per arricchire le case farmaceutiche?
I nati degli anni ‘70 facevano già il vaccino MPR, la diftero-tetanica, l’antipolio, la pertosse. La meningite e lo pneumococco facevano e continuano a fare danni, avere il vaccino è una fortuna, non una costrizione. Se poi le case farmaceutiche ne traggono un profitto, buon per loro. Comunque, i vaccini portano meno del 2% dei profitti delle case farmaceutiche. Negli Stati Uniti ci sono aziende che stanno cessando la produzione di vaccini economici come l’antipolio.
Ma chi vi ha detto queste cose? Un medico pagato dalle case farmaceutiche?
Sicuramente con qualche medico abbiamo parlato. Poi abbiamo consultato articoli e riviste, molti dei quali pubblicati su Internet e su riviste scientifiche; e data-base pubblici di governi e organizzazioni mediche. Se tutti questi sono condizionati dalle Big Pharma allora... siamo spacciati in ogni caso. Scherzi a parte: i danni causati dalle malattie infettive sono dimostrati da secoli di esperienza. Provate a chiedere ai vostri genitori e nonni.
Due domande ancora aperte
Ci sono due domande alle quali non abbiamo trovato una risposta che si possa definire conclusiva; le riportiamo come tali per ulteriori approfondimenti.
Gli immunologi dicono che non esistono test di compatibilità che possano mettere in guardia rispetto ad eventi avversi. Perché non esiste ricerca in questo senso?
Come è nata la legge 210/92, che riconosce gli indennizzi per i “danni da vaccino” e che viene citata come argomento per dire che “persino lo Stato riconosce che il rischio esiste”?