29 settembre
Gli autori di “29 settembre” erano Mogol e Battisti ma la canzone fu portata al successo dall’Equipe 84. È la storia di un tradimento annunciato addirittura da uno speaker radiofonico della Rai, ingaggiato per l’occasione in un giornale radio. Fantascienza divenuta oggi quotidianità. Eravamo nel 1967.
Sono passati quarantacinque anni da quel 29 settembre 1967. Non lo posso dimenticare, perché proprio in quel giorno diventai ufficialmente “donna”. Ebbe così origine anche per me un appuntamento mensile che le donne affrontano con sentimenti contrastanti, dalla gioia alla disperazione. Nella mia vita, per esperienza maturata, saranno moltissime le date/ricorrenza che si avvicendano, ripetono e sormontano, svelando cose che i giorni non conoscono e solo gli anni insegnano.
Nei vari ruoli che ho interpretato durante la mia vita, dovessi darmi un voto, sarei non-classificata in molte mansioni, magari ricoperte giocoforza. La mamma adolescente che pagherà da sola un prezzo altissimo per quell’errore dovuto all’inesperienza, nel tentativo di trovare un accordo di coppia. Mentre i maschi puntavano soprattutto a fare sesso, personalmente non mi sentivo pronta e nemmeno attratta da qualcosa che presagivo fonte di un possibile dramma familiare. Cosa che accadrà come previsto. Il giorno di San Valentino, eravamo nel 1970, il mio ragazzo (futuro marito) decise di chiudere la nostra storia perché non volevo rapporti intimi. Ma non era la festa degli innamorati?
La parte della figlia ingrata la sto sostenendo perfino oggi, incapace di restituire a mia madre almeno l’aiuto, l’assistenza e le cure necessarie in quel suo umano e inevitabile invecchiare. Includo anche che essere la sorella che non aiuta, quella che “non c’è” diventa pesante se non è una scelta. Sorvolo sul ruolo di moglie, non ha funzionato nonostante impegno enorme, quattro lustri di dedizione assoluta perché tenevo molto e tifavo per la mia famiglia e tante lacrime amare. La sconfitta fu drammatica e irreversibile. Sicuramente fui una nuora egoista e antipatica che rubava il figlio prediletto. Una cognata che si dava arie perché non era casalinga e lavorava in Provincia e una zia improvvisata.
Speravo tantissimo di diventare nonna, ma nessuno dei miei due figli sembrava intenzionato ad avere bambini. Hanno sofferto troppo, mi dicevo, per questa famiglia scoppiata come una bomba. E anche lì era un mea culpa continuo, flagellandomi come fosse un piacere solitario (solo mio).
L’annuncio inaspettato della gravidanza di mia figlia mi ha quindi riempito di gioia, di voglia di vivere, di esserci, nonostante le mie precarie condizioni fisiche. Una botta di vita dove recito finalmente un ruolo senza precedenti poco lusinghieri. Sono una nonna fresca come una rosa, intonsa, il mio immaginario può popolarsi di dolcezze, pensieri positivi, favole da raccontare. Bavaglini da ricamare a punto croce, regali/sorprese che tanto piacevano ai miei bambini da piccoli. Comprendo perfettamente quel consiglio dato a genitori ansiosi “Ricordatevi che tutto passa e si diventa nonni”.
E in quale data magica poteva nascere Lorenzo? Il 29 settembre, giorno dove sono diventata donna e quarantacinque anni dopo nonna! Quel 29 settembre che, ahimè, vide nascere Berlusconi, Bersani, ma anche Carlo Dogheria, nostro stimato caporedattore. E se guardo Lorenzo, i suoi lineamenti meravigliosi, riconosco parte di me, di noi insieme.
Mi avverto molto commossa, ma non ho più lacrime, rischierei di aprire la diga costruita faticosamente a monte con detriti indifferenziati, incomprensioni e malintesi. Convinta al cento per cento che i bambini devono essere felici, non nascono per farci felici.