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Con buone idee si governa anche senza SVP

A Bolzano il Pd fra le braccia di Benko. Il successo delle liste civiche.

Qualche anno fa una studentessa di ZeLIG, la scuola di documentario, televisione e nuovi media di Bolzano, realizzò un film sul bar Otto di via Dalmazia, luogo decorato con oggetti cari al nazismo e al fascismo e frequentato da giovani. Facevano scuola ideologica e organizzavano sfilate in stivaloni e divise. Pochi li conoscevano. I compagni di corso furono molto critici con la giovanissima regista, perché il suo documentario era un resoconto di quello che facevano quei misteriosi (allora) giovani in quel loro covo, e mancava la critica. Io la difesi, colpita da ciò che avevo visto e mai avrei potuto conoscere senza il suo lavoro accurato e difficile, per fare il quale si era intrufolata in un ambiente certo non accogliente verso chi faceva informazione. In effetti era bello che gli altri ragazzi reagissero criticamente, ma l’oggetto cui indirizzare la loro indignazione non era la regista, ma la realtà narrata nel documentario. Una realtà tollerata ampiamente dalle autorità. Oggi uno del covo, attualmente un grande locale in via Cesare Battisti, Andrea Bonazza, già condannato per apologia di fascismo, che dichiara la sua stima per le due dittature cui fa riferimento il suo movimento, è entrato in consiglio comunale a Bolzano, eletto nella lista Casapound (non Sovranità come i suoi camerati nel resto del paese). Un brivido per la comunità ebraica e per tutti i democratici. Un’occasione per chi è contro la convivenza di accusare gli italiani di avere fatto finta di volerla.

Il sindaco uscente PD, costretto al ballottaggio pur di fronte al crollo dei partiti di destra, è andato a deporre fiori al muro del lager. Ma all’indomani del voto ha dato la colpa alla Provincia che ha concesso il permesso di ospitare in un albergo vuoto del centro i migranti che a centinaia al giorno arrivano in stazione. Una giustificazione di cattivo gusto. Da quando l’associazione Volontarius se ne occupa, a decine i bolzanini offrono prodotti e donazioni per aiutare le persone in transito verso il nord Europa, commossi dai disperati che si affollano sui binari. Gli elettori non hanno voluto scegliere i candidati di destra, ma tanti, astenendosi o non andando al voto, hanno mostrato il loro disgusto per un primo cittadino che ha difeso sfacciatamente l’interesse privato anziché quello pubblico nella vicenda Benko, e che nel 2013, al momento dell’accordo sulla finanza comunale, non si era accorto che al capoluogo venivano tagliati 13,3 milioni di euro, mettendo in ginocchio i servizi sociali. In passato aveva sostenuto il mega inceneritore, rivelatosi un disastro economico oltre che sanitario, e oggi i mucchi di spazzatura per le strade sono la testimonianza puzzolente di un sistema di raccolta dei rifiuti assurdo e costoso.

Sono tutti briganti uguali” - mi è capitato di sentir dire, a proposito delle elezioni, il giorno 10 maggio alla Mendola, da un trentino. “Wahltag ist Zahltag” si dice qui: giorno di elezioni, giorno di paga. Questa volta non solo i sudtirolesi italiani hanno disertato le urne, ma tutti. I vertici della SVP un po’ se lo aspettavano, ma la perdita di 8 sindaci e la mancata normalizzazione di Dobbiaco, dove il sindaco italiano è stato rieletto col 77%, uno schiaffone dell’elettorato alle manovre del partito etnico, non sono compensati dal trionfalismo per la “riconquista” di Salorno. “Dopo 70 anni un sindaco tedesco”, aprivano tutti i notiziari. L’eletto, da parte sua, ha ringraziato gli elettori italiani, sapendo di essere stato scelto perché ha convinto i compaesani in un paese mistilingue dove si è sempre convissuto pacificamente.

In realtà ancora più di 90 su 116 comuni hanno un sindaco e una maggioranza Volkspartei. Bressanone ha eletto al primo turno il sindaco SVP e inflitto una forte perdita a Verdi e Freiheitlichen. 36 sindaci nuovi hanno spesso sostituito gli zar di paese, mentre quelli, come il sindaco di Malles, che hanno sostenuto i concittadini nel referendum contro i pesticidi in agricoltura, sono stati rieletti trionfalmente.

Un terremoto

Paul Rösch, nuovo sindaco di Merano

Nelle elezioni comunali la gente sceglie i sindaci che si prendono a cuore i problemi dei compaesani, come quello di Vadena. Ha le preferenze per scegliere, e sceglie, nonostante il panorama dei partiti sia sempre piuttosto antiquato. Lo si vede bene a Merano, con una popolazione divisa al 50% fra italiani e tedeschi, dove i due candidati andati al ballottaggio (entrambi di lingua tedesca) hanno avuto dai loro elettori un trattamento opposto: il candidato SVP, espressione del potere e uomo di poltrone, è considerato una ragione dell’insuccesso, mentre Paul Rösch, della civica verde, è stato un elemento di forte attrazione, come un soffio di aria nuova nelle stantie (per quanto lussuose) stanze dei bottoni meranesi. Gli altri partiti e partitini (PD e vari di destra italiana e tedesca) sono andati male, ma alcuni vengono rimessi in gioco per il ballottaggio e soprattutto per le coalizioni nella nuova giunta.

Ai Freiheitlichen, 5 anni fa grandi competitori della SVP, sono rimasti in tutta la provincia un quarto dei consiglieri di allora. Gli altri due partiti di destra tedeschi sono uno stabile (Südtiroler Freiheit), l’altro quasi scomparso (Union). Dunque l’orientamento della popolazione sembra andare in direzione di una decisa moderazione sulle questioni etniche a favore di altri temi: sociali, ambientali, morali, economici, culturali.

C’è un terremoto in atto e le situazioni sono diverse da un comune all’altro: comuni in cui c’era una sola lista, perché gli oppositori si sono ritirati, o perché c’è sempre stata una sola lista, quella SVP (il famoso 100%); comuni in cui i consiglieri di un partito (SVP, FF, Verdi) si sono presentati alle nuove elezioni come lista civica, per sottolineare il distacco o per nasconderlo; comuni in cui due o più candidati sindaci dello stesso partito (SVP) si sono scontrati come cervi in primavera; Prato allo Stelvio e San Candido, dove hanno vinto liste civiche ma la maggioranza ce l’ha la SVP; Appiano, dove il sindaco uscente ora può amministrare senza SVP; Campo di Trens, dove il nuovo sindaco civico (vero) ha sconfitto sia la grande che la piccola stella alpina (lista fatta col permesso del partito-madre); Villabassa, dove è sindaco un espulso dalla SVP presentatosi con una lista civica, che dice: così si dimostra che con buoni candidati e buone idee si può vincere anche senza SVP; Natz-Schabs, dove un sindaco civico sconfigge a sorpresa il sindaco uscente SVP per 4 voti. A Ortisei, dove c’era una sola lista, è andato alle urne solo il 40,2 % e quindi si dovrà rivotare a novembre: anche i ladini sono stanchi di votare. C’è Vipiteno, dove il nuovo-vecchio sindaco SVP si è presentato con un simbolo diverso, per protesta verso i tagli agli ospedali periferici della riforma sanitaria...

In diversi luoghi le nuove liste “civiche”, sono piuttosto ex-SVP o ex-Freiheitlichen, fuorusciti per timore di perdere la poltrona o per dissensi coi partiti di origine. “In fondo sono dei nostri, alle elezioni provinciali voteranno ancora per noi” ha spiegato l’ex presidente Durnwalder dall’Ucraina, dove è andato a spiegare l’autonomia come soluzione per il Donbass abitato dai russi. Ma non è vero: anche i sudtirolesi possono abituarsi a votare diversamente e sembrano aver preso gusto alla democrazia. Almeno quelli che vanno a votare.

E poi c’è il capoluogo, dove la politica sembra veleggiare in un mare dove i cittadini non esistono. Nel nuovo Consiglio comunale ci sono 18 partiti e 8 sono i gruppi con un solo rappresentante. Il PD (vertici renziani di ferro seppure dell’ultima ora) ha fatto un partito-nazione, anche con personaggi impresentabili o ripescati fra i trombati del passato, e l’elettorato affezionato ha risposto dando la preferenza soprattutto ai non renziani, a qualche persona perbene, ed evitando i candidati pro-Benko (ben 7!), infilati qua e là nelle liste. La questione Benko ha spaccato e danneggiato la SVP, che non ha preso posizione per non scontrarsi al suo interno e il risultato è stato micidiale.

Dieci anni fa la SVP aveva a Bolzano 11.500 voti, oggi ne ha 6.105. Un giovane eletto ha detto: con questi numeri non si può dire che la SVP rappresenti i tedeschi a Bolzano. Il vicesindaco, grande sostenitore del progettato centro commerciale, ha perso 800 voti. Gli altri: Forza Italia ha il 4%. Il M5S raddoppia i consiglieri (4), ma lascia a bocca aperta i suoi stessi elettori prendendo in considerazione di votare per Urzì al ballottaggio, avendo in comune l’interesse per la democrazia diretta (?!). Il sindaco uscente, pur avendo perso dal 2010 il 12% dei voti, ha vinto tranquillamente contro il contendente che aveva meno di un terzo dei suoi voti.

Ma il problema è con chi fare la giunta. Dopo riflessione, ha cambiato la prima idea di “allargare la coalizione” (alla Lega, 5 eletti) e ha lanciato l’amo a verdi e sinistra (2 eletti a testa), proponendo uno strano referendum sul progetto Benko, fatto con lettere mandate a casa. I vecchi compagni di strada dovrebbero però spiegare perché, dopo aver governato 10 anni insieme e aver fatto la campagna elettorale contro, ritornerebbero a condividere ciò contro cui hanno chiesto i voti ai cittadini. E mentre il presidente della giunta provinciale sostiene il sindaco di Bolzano, a Laives la SVP ha lasciato liberi i suoi di votare chi vogliono, per la sindaca uscente, nonché segretaria provinciale del PD, o il suo contendente, al ballottaggio.

Dopo i ballottaggi

Luigi Spagnolli, riconfermato a Bolzano

Alcune ulteriori osservazioni scaturiscono dai risultati dei ballottaggi. Certamente ha perso la linea politica della separazione etnica che ha espresso le giunte SVP-PD. Dopo Dobbiaco e Salorno, a Merano il trionfo anche personale di Paul Rösch, eletto col 60,7%, è trasversale: ha stravinto nel ricco quartiere tedesco di Maia Alta, mentre il suo competitore SVP ha prevalso solo a Sinigo, quartiere periferico italiano.

Nella bilingue Laives il PD ha perso, perché la SVP si è sfilata, sostenendo il candidato di destra e Lega, che ha vinto col 51,6%.

Infine a Bolzano, prevedibilmente, il sindaco uscente è stato rieletto (57%), ma con meno voti del primo turno, mentre Urzì ha più che triplicato.

Dunque il voto in Sudtirolo è andato contro i potentati politico-economici, indifferenti ai bisogni e diritti dei cittadini: a Merano contro Zeller; a Bolzano contro la giunta-Benko; a Laives contro l’arroganza del PD e tramite lui contro il discusso vicepresidente della giunta provinciale Tommasini.

Ovunque c’era un’alternativa civica, i cittadini e le cittadine l’hanno presa in considerazione. Hanno contato soprattutto le persone, la loro qualità, a conferma che il popolo è stanco di personaggi prepotenti e incompetenti e non si fa truffare neppure dal finto rinnovamento basato sull’anagrafe. Onestà, competenza e dedizione al bene comune non hanno a che fare con l’età.

Resta da dire che nelle principali città si rischia il commissariamento, il che porterà nuova linfa al dibattito e penso al cambiamento. Intanto possiamo dire che dopo tanta attesa oggi in Sudtirolo c’ è aria di democrazia.