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Un centro commerciale fuori luogo e fuori tempo

Bella la “istruttoria pubblica”: ma l’anteprima non sta funzionando

Nel regolamento di partecipazione del Comune di Bolzano è contenuta la previsione dell’istruttoria pubblica. Si tratta di “uno strumento di partecipazione e coinvolgimento dei/lle cittadini/e per meglio identificare l’interesse pubblico da perseguire con successivo atto dell’amministrazione”. Non si tratta di una semplice audizione: il regolamento prevede che l’atto amministrativo debba “tenere conto degli esiti dell’istruttoria pubblica” e debba “contenere la motivazione dell’eventuale scostamento”.

Il Comune di Bolzano poco più di un anno fa ha proposto la riqualificazione di un’area situata fra il centro storico e la stazione ferroviaria senza stabilirne i criteri. Un marketing frenetico e una parte della stampa locale hanno portato avanti la proposta arrivata da un finanziere austriaco, che ha promesso dei “regali” alla città, avendo in cambio mano libera per realizzare un enorme shopping mall con relativi parcheggi interrati e 150 alloggi lussuosi, che sorgeranno accanto a numerosi altri degradati che non vengono riqualificati. Anche grazie a una normativa chiamata “lex Benko” dal nome del proponente (alla cui società partecipa anche un grande armatore greco), il Comune è stato messo sotto pressione, “pressioni non solo psicologiche”, ha detto qualcuno.

Una buona parte dei commercianti del centro, che spesso osteggiano le alternative commerciali in altri quartieri, hanno visto con favore che un centro commerciale fosse localizzato nei pressi di piazza Walther, vedendovi una possibilità di incrementare i propri buoni affari. Una cordata di imprenditori locali ha cercato di concorrere alla cosiddetta “riqualificazione” dell’area. Hanno perso la gara, ma nel frattempo il dibattito pubblico si è polarizzato su quale dei due centri commerciali, e non sul quesito se ce ne sia bisogno. D’altro canto pochi, e neppure gli amministratori comunali, che sono lì apposta, si sono chiesti che cosa significa per la città uno shopping mall in centro, né si sono posti il problema di come raggiungeranno i parcheggi le migliaia di auto, sulle vie d’accesso già intasate. E nemmeno si sono domandati che cosa accadrà negli altri quartieri, di cui d’altronde i nostri amministratori si disinteressano da sempre.

L’hanno chiamato Kaufhaus, grande magazzino, però la tipologia è altro” (arch. H. Pump Uhlmann). “Un grande magazzino presenta le merci, un centro commerciale presenta non le merci contenute, ma se stesso” (arch. L. Brugger), “simula e sostituisce la struttura esistente della città”, con la quale non stabilisce relazioni.

L’iter è andato avanti. Fino al momento in cui il sindaco ha dichiarato il progetto “di interesse pubblico”, in totale assenza di valutazioni economico-finanziarie. È partita allora la raccolta di 500 firme necessarie a far sì che il Comune finalmente mettesse in moto - perché obbligato, beninteso! - gli strumenti di partecipazione pubblica.

In gennaio ha avuto luogo l’istruttoria pubblica, nella sala dell’Accademia Europea, ex cinema Druso. In apertura della prima seduta i politici e i funzionari comunali hanno illustrato gli aspetti urbanistici e le sistemazioni del parco che volevano cementificare, parlando per il doppio del tempo stabilito. Poi si sono alzati, sindaco in testa, e se ne sono andati (quelli presenti).

Per le tre seduta previste, si sono iscritti a parlare in 47, fra cui alcuni esperti in materia, dall’interno e dall’estero. Architetti, urbanisti, docenti universitari autori di studi e ricerche specifiche hanno spiegato che cosa sarà costruito (cosa che il Comune non ha mai fatto) e hanno portato esempi di shopping malls in città simili a Bolzano.

Andreas Gottlieb Hempel, famoso architetto e urbanista, a lungo presidente della Camera degli architetti della Germania, che ora vive a Bressanone, senza giri di parole, ha esordito: “Un colosso in questa posizione provocherà una catastrofe urbanistica, che si manifesterà quando gli investitori saranno già all’estero con il guadagno in tasca e i politici attuali si staranno godendo la loro ricca pensione”. Ha definito quella del progetto Benko un’architettura “senza amore”, estranea alla Bolzano che attira i turisti da secoli.

Più relatori hanno messo in discussione la correttezza delle definizioni, fatte dal Comune, di “riqualificazione” dal punto di vista urbanistico, sociale ed economico, e di “interesse pubblico” (arch. Alessia Michela Politi per Legambiente) per il progetto in discussione.

L’arch. Michael Schlauch ha proposto alcuni criteri che permettono di valutare l’utilità della realizzazione di uno shopping mall:

Una valorizzazione del centro storico? Gli studi dimostrano che in presenza di un centro commerciale, la frequenza dei passanti nei dintorni diminuisce, il fatturato si riduce, i negozi chiudono, gli immobili diventano non attraenti, il prezzo degli immobili crolla. La zona si svuota e degrada.

Flussi di clienti dall’esterno della città? Bolzano ha già un dato molto alto di attrazione dai centri vicini (Merano, Bressanone e centri minori) e un’ulteriore offerta danneggerebbe il resto della provincia.

Un aumento complessivo dei posti di lavoro? Tutti gli studi hanno dimostrato che i centri commerciali drenano l’occupazione svuotando i centri storici, ma comunque l’occupazione complessiva diminuisce del 7.5 per cento nelle città grandi e del 10% in quelle con meno di 500.000 abitanti.

L’imprenditore René Benko

La città stravolta

Ma non è solo una questione di numeri. Alcuni interventi si sono soffermati sullo spostamento dell’orientamento nella città. La sistemazione viabilistica concordata con il Comune ne sposta le direttrici di accesso, rimaste le stesse anche negli ampliamenti di fine Ottocento (urbanista Sebastian Altmann). Neppure il fascismo ha messo in dubbio le direzioni di accesso al centro storico, ha detto Andreas Pizzinini, rappresentante dell’Heimatschutzverein (Associazione per la Tutela della Patria). Oggi si sconvolge la percezione della città per convogliare chi arriva da fuori verso il centro commerciale. Le dimensioni sproporzionate della nuova edificazione riducono piazza Walther a un cortile interno e allontanano del tutto i Portici e la città medievale.

Holger Pump-Uhlmann di Braunschweig, famoso urbanista, autore di ricerche e pubblicazioni per l’Istituto germanico per l’Urbanistica, si è meravigliato dell’assenza in sala degli amministratori della città, per i quali l’istruttoria è stata fatta, e ha riassunto così i compiti dell’urbanistica comunale: “Le città hanno la competenza della pianificazione e sono responsabili per la qualità del risultato. Hanno la responsabilità dello sviluppo della città nel suo complesso, non solo per la riuscita di un progetto singolo. Una complessiva partecipazione dell’opinione pubblica è necessaria dal punto di vista della città e dei suoi cittadini”.

Pump-Uhlmann viene da un Paese democratico e non riesce a credere che il Comune abbia organizzato l’istruttoria (costata 10.000 euro) e che i politici comunali si sottraggano al loro dovere di ascoltare le considerazioni della cittadinanza e di riflettere sulle considerazioni dei loro esperti.

Ma anche noi cittadini siamo indignati per questo. Questa amministrazione comunale è scarsa, arrogante, debole con i forti. Scrivo la sera della domenica in cui in Grecia la lista Syriza con il suo leader Tsipras ha vinto le elezioni e in Europa può rinascere la speranza che la politica cambi, i suoi esponenti non siano più i portavoce dei ricchi e siano costretti a deporre il loro disprezzo per i diritti dei propri cittadini. È incredibile l’arroganza con cui i politici comunali di Bolzano hanno affrontato questa occasione di confronto con la cittadinanza, non rispettando con la loro assenza il regolamento di partecipazione da loro stessi approvato. Approfittano della paralisi della democrazia, dovuta ancora alla separazione etnica, alla divisione dei ceti sociali in quartieri, alla ghettizzazione in quartieri mal costruiti e lontani dal centro della popolazione marginale, alla mancanza di stima degli uni verso gli altri. I cittadini che si organizzano per discutere delle questioni della città o dei loro quartieri per i nostri assessori sono “i 25 comitati per dire di no a tutto”.

Loro non hanno bisogno di ascoltare, perché hanno già deciso, in base a considerazioni che nulla hanno a che fare con il fine pratico del l’urbanistica pubblica, “di dettare le norme per l’organizzazione e il funzionamento di una vita urbana che sia a un tempo bella, sana, comoda ed economica” (L. Piccinato).

Fu un architetto viennese, Gruen, ha ricordato David Calas del Politecnico di Vienna, a inventare cinquant’anni fa i centri commerciali per le città americane di piccole e medie dimensioni che non possedevano, a differenza delle città europee, i centri storici e i Passage, destinati agli acquisti. Oggi perfino in USA i centri commerciali chiudono. E in Europa e nei Paesi emergenti dell’est europeo sono chiusi o in crisi. “Fare oggi un centro commerciale è come arrivare a una festa alle 4 del mattino” - ha detto un architetto trentino.

Bolzano ha resistito a lungo e ora che l’epoca è finita, che il modello economico sta crollando, costruisce uno centro commerciale. Nell’aria sta sospesa la domanda posta dal giovane architetto Schlauch: come vogliamo vivere?.