My Romantic History
Il romanticismo interrotto
Si tratta di un testo del 2010 del drammaturgo scozzese Daniel C. Jackson, andato in scena per la prima volta al prestigioso Fringe Festival di Edimburgo, dove ha vinto il Fringe First Award e proposto il 12 dicembre al teatro di Cles. Nel testo di Jackson alberga una sapiente alternanza di cinismo e ingenuità che lo rende al tempo stesso drammatico ed esilarante, improbabile e verosimile. La narrazione si sviluppa attraverso la costante oscillazione tra passato e presente; un’oscillazione che si complica quando i piani comunicativi tra i personaggi si intrecciano ad intensi monologhi interiori e aperture improvvise verso il pubblico. Un’oscillazione che mette lo spettatore nella condizione di sentirsi avvolto in una sorta di ragnatela che tende ad avvolgersi sempre più su se stessa fino all’apice finale.
I personaggi protagonisti, Amy e Tom, sono due trentenni, colleghi di lavoro che, dopo alcune serate trascorse insieme in un pub, finiscono a letto. Entrambi consapevoli di non trovarsi innanzi all’amore della propria vita e danno inizio ad una relazione disincantata e poco impegnativa, in leggera attesa che il rispettivo ideale d’amore adolescenziale si personifichi.
Quando Amy resta incinta, la commedia inizia ad assumere tinte sempre più grigie.
La pièce arriva in Italia attraverso la messa in scena della compagnia Aria Teatro, che ha affidato la traduzione a Marco Ghelardi, regista e autore savonese esperto di drammaturgia anglosassone.
Chiara Benedetti, attrice della compagnia trentina, al suo debutto come regista confeziona uno spettacolo vivace, nel quale i momenti poetici e riflessivi trovano efficaci soluzioni in repentini cambi di scena. La giovane regista riesce inoltre ad approntare ritratti grotteschi e divertenti di personaggi che riescono a spiazzare per la loro verosimiglianza.
Lo spettacolo, replicato per tre volte al Teatro Portland di Trento, dopo il debutto al Comunale di Pergine, ha registrato il tutto esaurito in tutte le repliche anche fuori regione. Molto dinamica la recitazione dei quattro attori, Giuseppe Amato, Denis Fontanari, Alice Melloni e Paola Mitri, che riescono ad essere a loro agio nelle diversissime fasi dello spettacolo: da quelle più comiche a quelle drammatiche; da quelle che richiedono un rapporto dialogico col pubblico a quelle che li impegnano nelle coreografie di Claudia Monti. Degne di nota anche le scenografie, che attraverso l’uso di fondali retro-illuminati consentono l’adattamento di una scena di base riproducente la realtà quotidiana, grigia e ripetitiva dell’ufficio, ai molti cambi di situazione che il testo esige.
Importante e interessante la scelta delle musiche, con richiami al Rock britannico, ma con anche ai musicisti locali come i Bastard Sons of Dioniso.