Un modo stupido di risparmiare energia
Le norme sul risparmio energetico, in Europa come in Tirolo, sono diventate un dogma che produce risultati controproducenti
Va bene: per salvare il pianeta (almeno in quanto spazio di vita per l’umanità) bisogna risparmiare energia, utilizzando le risorse energetiche in modo efficiente. Ma la direttiva europea per l’efficienza energetica degli edifici mi pare un mostro urbanistico. E lo dico come assessore verde all’Urbanistica. Mi spiego.
La direttiva UE vede sempre e comunque l’edificio tale e quale, totalmente isolato dal contesto urbano. Quello che conta è esclusivamente la quantità di energia utilizzata per il riscaldamento (e per il condizionamento d’estate). La legge nazionale (e regionale) in materia stabilisce la soglia da non oltrepassare per il consumo annuale di energia termica per metro quadrato. Non solo per edifici nuovi, ma anche per ogni ristrutturazione. Pena: niente licenza di costruzione. Regole ancora più rigide riguardano l’edilizia popolare: se il consumo risulta troppo alto, nessun sostegno economico, e niente appartamenti a prezzi sopportabili per gli inquilini. In teoria, un sistema intelligente per ridurre le emissioni di anidride carbonica. Nella realtà urbana, un disastro.
Dovrebbero saperlo perfino i sassi che un tipico edificio del tardo Ottocento o del primo Novecento, il classico rettangolo con cortile verde interno, a 5 o 6 piani, nel centro urbano, con il trasporto pubblico sotto casa, anche senza isolamento termico di alta tecnologia, è energeticamente molto più efficiente della singola casa di famiglia suburbana, con (minimo) 2 auto per famiglia, per quanto sia una casa “passiva”, cioè a consumo zero di energia termica. Basta prendere in considerazione l’intero bilancio energetico, dalla costruzione alla demolizione e allo smaltimento, e anche il consumo di energia per il trasporto (al lavoro, all’educazione, al tempo libero...).
Il traffico individuale è lo sperpero di energia per eccellenza, produce molto più CO2 dell’industria o dell’edilizia, e mentre le emissioni nocive per il clima, nell’industria e nell’edilizia, sono in calo, quelle del traffico sono ancora in aumento.
Lo sanno cani e porci, ma non lo sanno i legislatori, sia a Bruxelles che nel nostro consiglio provinciale. Efficienza termica e risparmio di energia per salvare il clima, costi quel che costi, sono luoghi comuni micidiali che possono seriamente ridurre le capacità critiche.
Cosa deve fare il povero proprietario (o la cooperativa di edilizia popolare) o il costruttore quando deve ristrutturare o modernizzare un isolato ottocentesco, magari con una facciata in stile art nouveau? Imballare la facciata con 20 centimetri di isolamento termico (rifiuti speciali da smaltire per le generazioni future) per essere in regola con le norme sull’ efficienza termica? Appunto. Altrimenti, con l’isolamento solo verso il tetto, la cantina, e la facciata verso il cortile interno, non riesce, nella grande maggioranza dei casi, a stare sotto le soglie prescritte, e sicuramente non passa l’esame per la concessione delle sovvenzioni. Dunque o non fa niente e aspetta tranquillamente finché il degrado giustifichi la demolizione e la costruzione di un nuovo edificio secondo le ultime norme “ecologiche”, o procede al massacro architettonico e urbanistico dell’edificio. Tertium non datur. Se non mi credete, venite a vedere le pratiche dell’ufficio municipale per le licenze edilizie o del dipartimento della Provincia per le sovvenzioni all’edilizia popolare. O parlate con i disperati collaboratori del mio dipartimento all’Urbanistica.
I furbi svizzeri (quelli sì che di bilanci s’intendono) stanno sviluppando un sistema diverso. Limitano, sì, il consumo di energia per il riscaldamento, ma con corsie preferenziali per determinate situazioni urbane. Generalmente non puoi superare le soglie prescritte per il consumo, ma con un “bonus” (per la posizione centrale dell’edificio nel tessuto urbano, per i collegamenti del trasporto pubblico che riducono il numero di auto per famiglia, per il valore architettonico della casa, anche se non è ancora sotto protezione come monumento...) puoi passare l’esame. La città è un organismo sociale vivente, non vive solo di energia per il riscaldamento. E la sostenibilità urbana si deve basare su molti aspetti.