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Sanità, riforma o tagli?

La nuova giunta provinciale al banco di prova della ristrutturazione del bilancio

Il presidente della Giunta provinciale Arno Kompatscher

Il nuovo presidente della Giunta provinciale Arno Kompatscher ha convinto i suoi compaesani a lasciarlo girare nel paese con i figli, senza essere importunato. Cambia lo stile della politica. Ma sta cambiando anche la sostanza. Il suo predecessore rimarrà nella memoria per la principesca festa di compleanno a Castel Tirol e per avere governato (bene e male) il Sudtirolo in un lungo periodo di crescita impetuosa. La nuova compagine governativa, selezionata e costretta dai tempi diversi, introduce sobrietà nei comportamenti, mette mano al bilancio, e sta cominciando a tagliare le spese.

Una serie di investimenti decisi in coda alla legislatura precedente sono valutati e talvolta bloccati perché inutili o dannosi. Ora si toccano alcuni cardini del modello sudtirolese: si stanno per abolire i contributi per l’acquisto della prima abitazione, che nella ricca Renania-Vestfalia, Land della ricca Germania governata dai socialdemocratici,, sono stati aboliti già trent’anni fa, e che qui hanno avuto il difetto che con il denaro dei contribuenti fedeli si sono pagate anche le case di quelli infedeli. Rimarranno solo “per chi ne ha bisogno” - è stato detto - e si spera che non si butti via il bambino insieme con l’acqua sporca.

Per ora le grandi scelte di fondo, invece, non si toccano: non si rivaluta la sensatezza o meno di grandi opere come il tunnel del Brennero e l’aeroporto di Bolzano, nonostante la renitenza dell’Austria sul primo e il disastro cronico del secondo. Né si cerca di frenare il Comune di Bolzano, che trascura la manutenzione per dedicarsi freneticamente a progetti di espansione edilizia da dopoguerra. In attesa di scelte di fondo, zitti zitti, in settembre sono stati tagliati del 10 per cento i presidi sanitari (pannoloni) ai lungodegenti a casa, che ora dovranno arrangiarsi, mentre attraverso un centro di acquisto unico si sarebbero potuto abbattere i costi e aiutare le famiglie.

L’assessora alla Sanità Martha Stocker

All’assessora competente Martha Stocker è stato affidato il compito di rivedere la sanità, e lei si è messa d’impegno e con un notevole coraggio, affrontando il problema degli ospedali periferici, nonostante l’incerto appoggio del presidente della giunta e dell’obmann del suo partito, impauriti dalla reazione feroce della popolazione, appoggiata anche dai sindaci delle valli. “La sanità sudtirolese costituisce circa il 6,8 per cento del bilancio, meno della media nazionale e meno della media austriaca e della Baviera”, ha contestato il presidente degli Arbeitnehmer (la corrente del partito di maggioranza che rappresenta i lavoratori dipendenti), che minaccia di non votare la riforma in aula.

Tuttavia salta agli occhi il numero esagerato di ospedali, ben 7 per 500.000 abitanti. Gli ospedali di valle, peraltro molto belli, sono il frutto delle promesse dei rappresentanti del partito alle popolazioni locali in tempi in cui mancavano le strade. Oggi che le strade ci sono, i nosocomi si segnalano soprattutto per il loro alto costo e per il fatto che spesso, per ristrutturarli e modernizzarli, si è trasferito il denaro dall’ospedale del capoluogo, i cui cantieri per l’adeguamento urgente sono stati spesso rimandati, e dove il sindaco non va a protestare, in altre faccende affaccendato.

Secondo le norme della revisione di spesa (la famosa spending rewiew), ribadita in un confronto a Roma, gli ospedali periferici non potranno rimanere aperti nella forma attuale. L’assessora spiega che l’obiettivo dei tagli non è una riduzione, ma proprio il mantenimento degli standard di qualità della sanità sudtirolese.

Tagli: sempre scuola e sanità?

L’ospedale di Bolzano

Tuttavia, prima di chiudere degli ospedali ai quali la popolazione è tanto affezionata, si dovrebbe partire da una vera revisione di spesa, tagliando sprechi esistenti.

Negli ultimi mesi, fra medici e politici responsabili è in atto un vero e proprio scontro, perché la giunta provinciale non vuole mettere a disposizione i dati raccolti da uno studio (fatto dall’esperto Alberto Pasdera), e pagato con denaro pubblico, sui costi dei vari ospedali e di ogni singolo reparto. È stato comunicato solo qualche dato sintetico: che l’ospedale di Bolzano sfora, rispetto i costi standard, del 23%; Brunico, Merano e Bressanone insieme del 66%, e Silandro, Vipiteno e San Candido del 43%. Adducendo ragioni di privacy, e la volontà di “evitare scontri fra primari e ospedali”, la Provincia non ha ritenuto di comunicare i dettagli alle organizzazioni dei medici e neppure ai consiglieri provinciali, che pure dovranno votare. Così ciò che rischia di contare è il peso all’interno dei partiti di maggioranza. Al basso numero di pazienti degli ospedali periferici si contrappongono gli acquisti di macchinari mai usati all’ospedale di Bolzano e che si dice giacciano chiusi in magazzino nei loro scatoloni.

Alla cittadinanza interessano i servizi. E qui si contano buoni propositi, ma anche mancanza di proposte concrete nei riguardi dei buchi più eclatanti della sanità sudtirolese: la mancanza di terapie per i malati cronici sempre più numerosi e lasciati a se stessi o alle famiglie sopraffatte dall’impegno e dalla mancanza di sostegno; la suddivisione fra Provincia a Comuni dell’assistenza, dove ognuno va per conto proprio e la gente deve correre di qua e di là a seconda delle fantasie dei politici del momento; il Pronto Soccorso di Bolzano, un luogo incivile e vergognoso, che si propone di sistemare facendo pagare le prestazioni considerate inutili, come se uno andasse volentieri ad aspettare anche ore perché sta male in una specie di garage in cui tutti i pazienti stanno affastellati; la riduzione a ragionevolezza di una burocrazia che tratta i malati come profittatori; la crescita della sanità a domicilio per compensare il taglio effettuato di posti letto; la figura dei medici di medicina generale, il cui lavoro sempre meno risponde ai bisogni della medicina di base e che - per dirla tutta - vengono pagati anche se fanno un altro lavoro (tipo il dentista o altro) o se non conoscono i loro pazienti. Chissà se i risparmi della chiusura di ospedali periferici saranno usati per migliorare questi aspetti.

Rimane la questione di fondo: se sia proprio dalla sanità e dalla scuola che si deve cominciare per ridurre le spese. Per la scuola ci ha già pensato la giunta precedente, introducendo la settimana corta perfino per i licei e la vacanza di ottobre, la cosiddetta “Sharm”, per permettere agli albergatori di andare in vacanza nella stagione morta, ma estesa a tutti, facendo impazzire i genitori dei centri urbani, che non sono tutti albergatori.

Il sistema sudtirolese si è incancrenito nel tempo in un intreccio di interessi e clientele poco trasparente e difficile da smontare, dove giocano i pregiudizi etnici (ad esempio, Bolzano sprecona e le periferie efficienti), basati sull’incomprensione delle differenze fra aree urbane e aree rurali, ma da noi insidiate dalla differenza linguistica - e dove la burocrazia talvolta riesce a contare più della volontà politica. La riforma sanitaria diventa dunque un banco di prova per la nuova giunta da diversi punti di vista.

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