Pierobon sfavillante, ma l’orchestra... Orchestra Haydn
A chi non piacerebbe che la Sinfonia 40 KVH esistesse davvero? Quella lasciata da Mozart per sbaglio in un cassetto quando era passato da Rovereto e recuperata da un certo Van Halen, da cui la sigla dell’opera? Il pubblico sorride divertito, ha già capito che il secondo bis è la trascrizione per orchestra del celebre solo di quello spettacolare chitarrista che è Eddie Van Halen.
Un tocco rock che chiude in bellezza una serata molto...jazz; d’altra parte con Marco Pierobon come solista alla tromba e direttore d’orchestra possiamo ben aspettarci qualcosa di diverso dal cartellone tradizionale. Non a caso, in effetti, la serata è intitolata “A Gershwin Night”: una serie di arrangiamenti, curati da Pierobon stesso, delle pagine più celebri del compositore americano, da “Rhapsody in blue” alla suite di “Porgy and Bess”. Per l’occasione, diverso anche il contesto: luci sempre accese in sala, i maestri dell’orchestra senza frac, un tablet collegato a una pedaliera al posto della partitura sul leggio del direttore. Anche se, a onor del vero, chi ci è sembrato sempre uguale a se stesso - e non è la prima volta - è l’orchestra stessa, che pare faticare ad andare oltre la propria natura di orchestra sinfonica classica, nelle intenzioni ancora prima che nei risultati. L’abbiamo sentita e vista irrigidita in un’articolazione poco morbida ed elastica, come invece spontaneamente richiedono le pagine di Gershwin, che mescolano la tradizione colta con quella del blues e del folk; impettita in una timbrica delle sezioni molto controllata, troppo, niente affatto spontanea e rilassta come quella jazz; impacciata quando si tratta di cantare come un coro di negri nella trascrizione di “Porgy and Bess” (a parte qualche musicista più mattacchione degli altri che ha deciso di godersi lo spettacolo e essere un po’ meno serio, per una volta); pasticciona e imprecisa quando gli archi si devono trasformare in mandolini con il plettro.
Eppure Pierobon di energia (oltre che di talento) ne ha da vendere, sia al pubblico che agli orchestrali: trombettista sfaccettato e fantasioso, membro dell’arcinoto ensemble di ottoni Gomalan Brass Quintet, trasforma il suo strumento in un camaleonte, che diventa così un clarinetto nel celebre trillo e glissato iniziale di “Rhapsody in blue”, e poi è tromba squillante e malinconico sussurro, con la morbidezza di un suono di cui Pierobon fa davvero ciò che vuole e l’impeccabile controllo di un pirotecnico.