Non capiscono
Vitalizio è un termine ipocrita per definire una pensione ai politici che pensione non può essere per innumerevoli motivi, di cui almeno due vanno ricordati. In primo luogo il mandato politico elettivo non può essere considerato un lavoro, neppure quando è a tempo pieno e/o per un lungo periodo, anche perché non dovrebbe essere svolto per un periodo così lungo appunto da considerarlo un lavoro. Purtroppo però, nell’Italia repubblicana, abbiamo assistito a una prima fase in cui la classe politica era costituita da lavoratori, combattenti e intellettuali ai quali, per indubbie capacità, è stato riconosciuto il compito di traghettare l’Italia fuori dal ventennio fascista. A questa classe dirigenziale ha fatto seguito una classe politica che, perso lo slancio ideale, ha pensato prima ad occupare il potere e poi ad arricchirsi. Infine abbiamo assistito a una fase in cui il solo intento è stato quello di arricchirsi, vuoi illegalmente (tangenti e ruberie varie), vuoi legalmente trasformando il mandato politico in una carriera (da portaborse a deputato) con indennità sempre più alte e vitalizi al limite dell’indecenza.
In secondo luogo perché, anche volendo pensare al mandato politico come a un lavoro, è chiaro che nessun lavoro è retribuito con un trattamento pensionistico pari a quello dei vitalizi per cui dopo 15, 10 o anche solo 5 anni si percepiscono a vita cifre superiori spesso di più del doppio a quelle ricevute da un dirigente o un professionista di alto livello dopo quarant’anni di carriera.
Basterebbero i due motivi di cui sopra per stabilire una definitiva chiusura di quello che non solo è un privilegio (come il posto auto per gli ex consiglieri in Regione) ma è anche un privilegio oneroso per le casse pubbliche. Se poi aggiungiamo le dimensioni (fino a superare il milione di euro), come si fa a non capire?
I politici, ex o in carriera che siano, però non capiscono e parlano di diritti acquisiti, di restituzioni se e quando lo faranno tutti (Cogo), se e quando lo imporrà la legge (Andreotti), se e quando lo diranno gli esperti (Moltrer) e così da un “se e quando” all’altro chissà mai se capiranno che delle due strade possibili, una giuridica e una politico-legislativa, una solo è percorribile: quella politico-legislativa.
Ora si sono inventati un pool di 6/7 esperti di indiscussa fama giuridico-istituzionale che però non potranno risolvere il problema dei cosiddetti “diritti acquisiti” e delle preoccupazioni di ricorsi e controricorsi che tanto sembrano affliggere i presidenti della Giunta e del Consiglio, Rossi e Moltrer. Anche un avvocato di non chiara fama ma che mastichi un minimo di diritto dirà che qualunque parere giuridico, per autorevole che sia, resta tale e sarà poi il giudice, sul caso concreto portato alla sua attenzione, a stabilire se un diritto è stato violato. In altre parole, non vi è parere che possa preventivamente assicurare al 100% (o anche li vicino) la tenuta a fronte di uno o più ricorsi. Troppe leggi si sono susseguite nel tempo, troppe delibere, troppi casi specifici di consiglieri eletti in legislature diverse, con età diverse e così tante sono le ulteriori variabili, da non poter esprimere un parere che non sia, appunto, un parere.
Allora che fare? Per i consiglieri presenti e futuri va seguita la sola strada percorribile: quella politica-legislativa. Va stabilito che ai agli ex politici non spetta alcun trattamento pensionistico comunque lo si voglia definire; chi si candida a ricoprire un incarico pubblico sa che sarà indennizzato per il periodo in cui si dedica alla res publica, ma che il tutto finisce lì. Stabilito il principio, lo si trasforma in una legge che preveda un’indennità dignitosa (che renda possibile la costruzione di una propria pensione) ma zero vitalizio.
Per i consiglieri delle precedenti legislature invece? Come fare a fronte dei famosi diritti acquisiti? Anche in questo caso la via non può che essere quella politico-legislativa. Sul piano politico si stabilisce che è giusto che le casse pubbliche restituiscano i contributi versati e sul piano legislativo si promulga una legge che faccia proprio tale principio. Chi ancora non ha ricevuto quanto versato verrà rimborsato fino all’ammontare della somma dovuta e a chi (la maggioranza) ha già ricevuto più di quanto versato non verrà pagato un euro in più. Si riduce così qualcuno alla fame? Ci sembra difficile. La legge non reggerà ai ricorsi degli ex consiglieri? Può essere, anzi forse è probabile, ma la politica avrà dato un segnale e sarà eventualmente la Magistratura, per quegli ex consiglieri che avranno il coraggio di metterci la faccia promuovendo il ricorso giudiziario per continuare a percepire un vitalizio superiore alle somme versate, a stabilire chi ha ragione. Così che nessuno, a sua insaputa, percepisca un euro in più di quanto versato. Sembra semplice eppure, non si capisce come, i politici non capiscono..