Il territorio nel tempo della crisi
Ho apprezzato la presa di posizione della Cisl contro Dellai e contro le operazioni immobiliari in corso a Trento con la regia e la benedizione della Provincia. Si tratta di più episodi, protratti nel tempo e chiaramente finalizzati a favorire comunque il mattone, indipendentemente dalle reali necessità e da ogni considerazione di tutela del territorio. Ci si presenta un continuum politico del quale solo alcuni particolari momenti, come il previsto abbattimento delle vecchie carceri o lo spostamento dei complessi scolastici dal centro a Piedicastello riescono ad attirare l’attenzione della stampa e di quei pochi cittadini ancora desiderosi di far sentire la propria voce. Vi sono stati però anche molti altri casi, come il progetto di “sviluppo” del Monte Bondone, fatto scaturire dai patti territoriali, o la stessa grande operazione edilizia di Trento Nord.
Non sarà male allargare il discorso: più o meno tutti i settori economici portanti del Trentino sono stati e sono guidati con criteri analoghi di sostegno incondizionato ai poteri forti, di ricerca sistematica del massimo risultato immediato e con la prospettiva di una crescita continua sotto il segno di consumi indefinitamente crescenti. Così nell’agricoltura, legata a filo doppio a monoculture intensive a forte consumo di pesticidi: sono di questi giorni le contestazioni all’Istituto di San Michele e in genere alla politica agraria trentina. Così nel turismo, contrassegnato dai generosissimi finanziamenti dati alle grandi operazioni funiviarie e dalla protezione accordata ai loro disinvolti interventi sul territorio. Così per quanto concerne il mondo del porfido, e potrei continuare.
Non credo che Dellai, ottimo tattico e certo politico capace, abbia inventato niente di nuovo. Trovo tuttavia particolarmente negativi la sua arroganza, il suo sistematico rifiuto di ogni giustificata richiesta e l’impermeabilità ad ogni critica.
I rapporti con gli ambientalisti, al di là di ogni belletto di facciata, sono sempre stati di gelo e di ostilità; non ho certo dimenticato il modo con il quale Walter Micheli fu risolutamente messo da parte.
Siamo oggi di fronte, certo non solo in Trentino, ad un punto di svolta e di pesante crisi che esige un totale ripensamento dei criteri e degli indirizzi politici sin qui in auge. Tale riesame dovrà necessariamente prevedere al primo posto la tutela dell’ambiente, delle risorse naturali, del paesaggio. Non sarebbe male, a tale proposito, riconsiderare le molte proposte del mondo ambientalista, fin qui regolarmente ignorate.
Non a caso ho parlato di indirizzi politici. Il peso delle associazioni, dei molti comitati spontanei e delle stesse organizzazioni sindacali non è sufficiente a realizzare una svolta pur così necessaria. Fino ad oggi il sostegno delle potenti corporazioni economiche, l’ingombrante presenza di Silvio Berlusconi, l’attivismo a vuoto di una Lega che affida alla paura dell’orso e a nuove autostrade le sue future fortune, hanno fornito ottimi alibi a chi guida il potere. Ora è però necessario un progetto politico che sia organico, alternativo e credibile. Elaborarlo non sarà un compito facile: non vedo però altre strade.