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Diversi ma non troppo

"Conversando-Incontri con le nuove culture a Bolzano" è un sussidio didattico approntato dagli stessi autori (Nora Lonardi e Adel Jabbar) che due anni fa svolsero una ricerca (di cui riferimmo su queste pagine) che fra l'altro evidenziava le difficoltà di molti insegnanti alle prese con alunni stranieri. E vuol essere appunto una prima risposta a quella richiesta di aiuto, e dunque è pensata specificamente per le ultime classi elementari e per la scuola media della città di Bolzano, ma può benissimo fungere, almeno come traccia di lavoro, per qualunque realtà scolastica. "Conversando" è strutturata in due parti. Anzitutto un fascicolo, che oltre a riportare una ricca bibliografia su temi quali il razzismo, l'educazione interculturale, l'immigrazione e i paesi da cui principalmente provengono queste persone, presenta una breve, documentata analisi del fenomeno migratorio in Alto Adige e quindi offre una serie di suggerimenti per l'attività quotidiana in classe: da un questionario iniziale per capire l'atteggiamento degli alunni a precise proposte di lavoro che inducano i ragazzi a raccontare di sé e del proprio rapporto con i coetanei, italiani o no che siano. Ci sono poi quattro schede riguardanti altrettanti paesi di origine dell'immigrazione bolzanina: l'Albania, il Marocco, il Pakistan e la Croazia. In ciascuna di esse, la storia vera di un immigrato proveniente da quel paese e alcune informazioni riguardanti la sua vita prima e dopo il grande viaggio. Anche qui, con concreti suggerimenti per l'attività didattica. Alla base di questo lavoro c'è la convinzione che l'inserimento di un alunno straniero possa trasformarsi da problema - come quasi sempre viene vissuto attualmente - in importante risorsa per la scuola; e lo scopo è il passaggio attraverso le varie fasi con cui la diversità può essere vissuta: dalla tolleranza al rispetto, fino a quell'accettazione "normale" in cui anche la critica viene vissuta serenamente. Il che accade quando a questa "diversità" vengono dati i giusti connotati: non quelli di una estraneità totale che ispira diffidenza e paura, ma quelli di una diversità relativa, capace dunque, soprattutto nei giovani, di ispirare curiosità e simpatia.

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