Palazzo della Regione: la casa di tutti
Ce la prendiamo sempre con Tretter? Mica è colpa nostra...
Chi scrive, ha seguito tutti i congressi del Patt fin dai tempi di Pruner. e ha così avuto modo di seguire l'ascesa di quest'uomo, Franco Tretter. assolutamente grigio, pessimo oratore, del tutto privo di carisma e con una progettualità politica di infimo profilo, ma che però, grazie a virtù nascoste esercitate nei retrobottega del partito, ha saputo via via sgretolare i suoi numerosi avversari interni, spesso più brillanti e credibili di lui. Mantenendosi in tal modo padrone di un partito di un certo peso, riesce a farsi prendere sul serio anche dalle altre forze politiche, a dispetto dei suoi ricorrenti scivoloni nel ridicolo. Ricordiamo soltanto la ripetuta manfrina del suo ritiro dalla scena politica, denunciata e irrisa anche dai nostri quotidiani, ed ora la vicenda del deposito dei simboli al palazzo della Regione. Una storia - aspetti penali a parte - fra il riprovevole (checché ne dica il sempre più sorprendente Dellai) e il farsesco, di quelle storie cioè in cui Tretter si ritrova frequentemente coinvolto e dalle quali, anche quando viene pescato con le mani nella marmellata, pretende di uscire più bello e più superbo che pria.
"Non potevamo consentire che il nostra simbolo (come noto, quello dell'ASAR, n.d.r.) venisse utilizzato da Gelmetti" si giustifica Tretter: in nome di questa presunta idealità, a suo avviso, era lecito che lui e i suoi trascorressero la notte dentro il palazzo per essere i primi, l'indomani, a presentare quel prezioso simbolo, mentre gli altri - nell'occasione il povero Gelmetti e una sua accompagnatrice - aspettavano l'alba all'addiaccio per battere gli altri sul tempo.
Molti particolari sono ancora da precisare (ad esempio il ruolo del presidente della Regione, Grandi: è vero, come sostiene Gelmetti, che Tretter ebbe da lui l'autorizzazione a trattenersi nel palazzo durante la notte?), ma "di sicuro - scrìve l'Alto Adige - c'è che verso la mezzanotte Tretter stava davanti a un bel vassoio di panini dentro gli uffici della Regione. Fuori, ignaro, c'era Giorgio Gelmetti che aveva deciso di fare la sentiinella per prenotarsi il posto per primo, per non avere strane sorprese".
Nella cronaca dell'Adige, Tretter appare solo come organizzatore della spedizione: Riccardo Sani, uno dei partecipanti, dice che a dormire dentro c'era rimasto in realtà Gino Franzinelli, segretario organizzativo del Patt e neppure consigliere regionale: dunque, con ancor meno titoli di Tretter per restare lì dentro a uffici chiusi. Poi Sani fa una smentita di prammatica, senza fornire spiegazioni alternative e dunque tacitamente confermando che qualcuno del Patt, Tretter o Franzinelli che fosse, ha fatto il furbo.
Nel difendersi, il capo del Patt si comporta secondo il suo stile consueto, tentando cioè di rivoltare la frittata: il 30 ottobre, mentre scagiona Grandi, non solo torna a dirsi orgoglioso di quanto ha combinato, ma fa l'ennesima ostentazione di spirito cristiano, dicendo bontà sua di non nutrire rancore nei confronti di Gelmetti, che l'ha denunciato alla Procura. Quanto alla correttezza dell'episodio, è tutto a posto:
"Coloro i quali hanno passato la notte lì erano dei dipendenti del gruppo consiliare del Patt, persone autorizzate a stare nel palazzo anche in orario notturno". Facile, per il cronista dell'Adige replicare: "Certo è che la legge dice che bisogna essere i primi all'apertura dell'ufficio, alle otto del mattino. E fino a quell'ora è lecito supporre che bisognerebbe attendere fuori dal palazzo ".
Sull'Alto Adige del 31, all'uscita dall'interrogatorio in Procura, Tretter va oltre, prospettando la singolare ipotesi "che tutti potessero entrare (di notte, n.d.r.) nel palazzo della Regione".
Il presidente Grandi, a sua volta, procedendo lungo la stessa strada, "avrebbe sostenuto che lo stesso diritto andava garantito ai rappresentanti di tutte le liste che volevano depositare i loro simboli. Solo che nessuno si sarebbe premurato di informarli ". A parte quest'ultimo non irrilevante particolare, ci giunge nuova una tale generosa agibilità degli uffici pubblici. Se Tretter e Grandi hanno ragione, la prospettiva di attese più confortevoli sorride, a partire da oggi, a chi erroneamente credeva che le attese notturne di questo genere (per iscrivere il bambino a una certa scuola, per l'abbonamento a una stagione teatrale...), pur non molto frequenti in Trentino, si dovessero effettuare in istrada, in paziente attesa che i relativi sportelli aprissero.
Per gli immigrati senza casa, poi, i soffici divani della Regione aprono possibilità insperate: purché, come dice Tarcisio Grandi, qualcuno si premuri di informarli.