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Una situazione schizofrenica

Flavio Pajer, docente all’Università Pontificia Salesiana di Roma, ha tenuto al convegno una relazione su "Le religioni a scuola nell’Europa di domani". Già direttore della rivista "Religione e Scuola", fu costretto alle dimissioni per il dissenso espresso verso la soluzione emersa dal Concordato del 1984 fra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica sul problema dell’insegnamento della religione.

Più del 90% degli studenti italiani si avvalgono dell’insegnamento della religione cattolica (IR). Al convegno si è espressa da più parti soddisfazione per questo dato. Lei che ne pensa?

"La Chiesa non vuole riflettere seriamente su questo numero. Ragiona come se vivessimo ancora in un paese monoculturale dal punto di vista religioso, mentre l’Italia è una nazione pluralistica, post-cristiana ormai. Solo il 15% dei ragazzi delle medie superiori è praticante, anche se più del 90% si iscrive all’ora di religione. Ma la maggior parte lo fa attendendosi un’ora gratificante, in cui si discute di problemi etici o più in generale di temi d’attualità. Se l’insegnante volesse insegnare la religione cattolica, come dovrebbe per legge, la stragrande maggioranza fuggirebbe. Questa è una contraddizione che non può durare a lungo, anche perché crea frustrazione negli insegnanti".

Come giudica la sperimentazione avviata dai vescovi italiani, presentata al convegno da Roberto Rezzaghi, e centrata sulla figura di Gesù e sull’opera della Chiesa?

"E’ un programma di pseudo-catechesi cattolica. Quando parla di attenzione alle altre religioni e culture, la Chiesa lo fa dal suo punto di vista. Con quale diritto la religione cattolica si presenta come unica interprete dell’universo delle religioni, e delle culture dei non credenti? Così la Chiesa difende un suo sistema, mantiene il monopolio sul discorso religioso, esclude gli altri, e lo Stato. Ma la contraddizione scoppierà, non solo perché l’ipocrisia di chi deve far finta di insegnare religione non può reggere, ma soprattutto perché il multiculturalismo religioso imporrà un cambiamento. E non è solo la presenza di fatto dell’Islam. Quando si costituiranno comunità organizzate diffuse, il multiculturalismo diventerà sempre più un bisogno educativo. Una scuola che non voglia rinunciare alla sua funzione educativa, che voglia prevedere il futuro, dovrà porsi questo problema, e non delegarlo alla Chiesa cattolica.

Perché lo Stato italiano è così in ritardo nell’affrontare la tematica religiosa, e la delega appunto alla Chiesa?

"C’è una ragione storica. Lo Stato italiano non è nato per un movimento popolare dal basso, capace di modificare e far maturare le sue componenti, ma per un atto militare dall’alto. La cultura politica della minoranza liberal-nazionale era anticlericale. Il dualismo è nato così: lo stato ignora la religione, e la Chiesa, sentendosi minacciata, vi si aggrappa a difesa. Questa spartizione dei compiti è stata confermata anche dall’ultimo Concordato del 1984: è stata una trattativa di vertice, che non ha promosso un dibattito reale fra i cittadini. Se fosse sottoposto a referendum, credo che non sopravviverebbe".

E al di là delle istituzioni, nel profondo della società, qual è la situazione?

"C’è una spaccatura, un modo schizofrenico di vivere la fede. I cattolici frequentano i riti religiosi festivi, ma nella vita quotidiana feriale, sul lavoro, nella società, nella politica, si cessa di essere cristiani. Per il cristianesimo italiano la religione è un fatto esclusivamente privato, tutto il resto è estraneo alla fede. Questo dualismo provoca anche una separazione della comunità cristiana dalla società civile. Ho visto più legalità, più rispetto della libertà e della democrazia, in molti paesi non cristiani che nell’Italia cattolica.

Una conclusione pessimistica dunque?

"Il multiculturalismo in cui saremo sempre più coinvolti ci costringerà a riflettere in modo diverso sui rapporti fra religione e politica, Stato e Chiesa, religione e Chiesa, pubblico e privato. Partendo dalla scuola, in cui il bisogno educativo della convivenza fra diversi imporrà un cambiamento".

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