“Voglio scrivere un poco della guerra...”
Alcuni significativi estratti dal bel libro della quattordicenne alle prese con gli sconvolgimenti del 1943.
6 giugno 1943
Voglio scrivere un poco della guerra, quel poco che so, che mi concerne... Sebbene dire questo mi strazi, sebbene io sappia che donerei me stessa per la mia Patria, ebbene, io sono forzata a pregare: finisca, finisca, finisca la guerra. Dio, Signore, come tu vuoi. Se tu non vuoi che la Vittoria ci arrida, ebbene, dacci, oh, dacci forza nella sconfitta. Proteggici e aiutaci, noi, Italiani, povero popolo che ti bestemmia, talvolta, ma che ora soffre, piangendo lacrime amare di amore e di odio sui cadaveri dei piccoli figli, delle madri inermi, dei vecchi impotenti. ..
Io mi ricordo di quando eravamo piccoli, di quando si trovava pane dappertutto, a casa nostra: in un cassetto, in una scarpa, in una tasca, in un vaso, con uno sperpero di questo dono di Dio, cosi grande che ora se ne è puniti. E come ci si contende un cantuccio, anche vecchio, come, ridivenuti avari, di un’avarizia simile forse a quella degli antichi antenati, che si battevano a graffi ed a morsi per la preda, si difende la nostra scarsa ragione anche dalla bocca dei parenti!
26 luglio
Il fascismo è caduto. Il Duce ha dato le dimissioni [Silvana è informata male, e si corregge qualche giorno dopo sulla base della nuove informazioni, cominciando a prendere le distanze, n.d.R.]. Io sono come uno straccio. Tutto ciò che fino a ieri era vero oggi non è più vero. Mi hanno strappata la fede. Mi hanno calpestata. Ti insultano, Duce. Ti maledicono.
29 luglio
Gli Americani di hanno dato 48 ore per fare la pace. Già, ma con i Tedeschi, gli odiosi Tedeschi, come ce la caviamo? Ora, caduto il Fascismo, nessuno più ci odia. Essi soltanto...
L’atavica rivalità è venuta a galla. L’opera di 5 anni non può cancellare quella di 25 secoli. Essi sono i nemici primi, non gli altri...