La CISL e gli inquilini ITEA
La CISL del Trentino in una nota diffusa dalla stampa ha fugato ogni nostro dubbio che avevamo verso questo sindacato in merito all’ITEA S.p.A. (pseudo-privatizzazione).
In tale comunicato si conferma (seppur con alcuni distinguo) l’appoggio al disegno di legge n. 93 dell’assessore alle politiche sociali Marta Dalmaso. Nel suddetto testo si prevede di applicare agli inquilini ITEA S.p.A. contratti privatistici con tutto quello che ne consegue.
A sostegno delle sue tesi la CISL fa una serie di affermazioni che sfiorano il qualunquismo e la demagogia.
Partiamo dall’accusa di egoismo che Ferrante e Faccini fanno agli inquilini ITEA. Noi crediamo che battersi per mantenere il diritto alla casa popolare ad un canone moderato per lavoratori e pensionati sia segno di una coscienza sindacale radicatasi in anni di lotte per la costruzione dello stato sociale.
Non può certo colpevolizzare il nostro Comitato Spontaneo Inquilini ITEA, se nel corso degli ultimi anni la Provincia Autonoma di Trento ha via via riservato sempre minori risorse economiche per la costruzione di nuovi alloggi e risanamento di quelli esistenti. Qualcosa di buono in tal senso avrebbe potuto fare la CISL; infatti fino a poco tempo fa ha avuto per diversi anni nel Consiglio di amministrazione dell’ITEA un suo rappresentante. E’ assurdo quindi indignarsi a posteriori: se solo 9.000 (novemila) famiglie, circa il 5% del totale di quelli privati, abitino in alloggi pubblici (contro una media del 20% a livello europeo) non è certo spingendo i lavoratori e pensionati verso il libero mercato che si riuscirà a calmierare il costo degli affitti;
anzi, si otterrà l’effetto contrario stravolgendo anche il concetto per cui sono nate le case dei lavoratori GESCAL.
Sappia pure Ferrante che noi non siamo i difensori d’ufficio degli Inquilini ITEA che hanno la Ferrari in garage, ma vogliamo anche sperare che per la CISL l’assegnatario ITEA non debba per forza essere un lavoratore o un pensionato che gira stracciato, abbia un catorcio di autovettura (visto anche che non possono più circolare) e magari sdentato. La dignità vale anche per noi: chi se non i pensionati e i lavoratori hanno il diritto a vivere nelle case ITEA?
Fa male vedere un sindacato (che opera con il contributo economico del lavoratore) che partecipa con convinzione all’affossamento di una parte dello stato sociale, passato indenne anche nel ventennio. Saremmo la prima e l’unica Provincia in Italia e forse in Europa senza case popolari pubbliche: quello che lo stato ci ha dato la PAT ce lo toglie. Evidentemente l’autonomia speciale di cui godiamo con il suo ricco bilancio serve soprattutto a favorire i potentati economici che non a farne un’equa distribuzione fra i soggetti sociali.
Abbiamo capito che la festa è finita anche se per noi non è mai cominciata: siamo alla frutta!
Comitato Spontaneo Inquilini ITEA