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Le porte del sonno

Roberta Corradini

C’è una repubblica nell’Africa occidentale che è teatro di scontri molto violenti, scaturiti dalla contesa sulle elezioni presidenziali. C’è una repubblica nell’Europa meridionale che è teatro di scontri violenti, scaturiti dalla pretesta della nomina presidenziale. Nella prima si sparano proiettili contro i manifestanti, nella seconda si spara a zero contro i manifestanti. In ognuna di queste repubbliche la televisione è sotto il controllo del governo.

In ognuna di queste repubbliche c’è un presidente che si rifiuta di lasciare l’incarico.

Una è lo Stato della Costa d’Avorio, l’altra è lo Stato della Torre d’avorio.

E in questa torre, in questo mondo slegato dalle questioni reali, si è rifugiata un’élite che di intellettuale ha ben poco, una casta nella quale la cultura è bistrattata perché è sconosciuta, persino quella linguistica, pretesa però prima di rilasciare un permesso di soggiorno. Torre d’avorio... L’avorio è l’emblema dell’allontanamento dalla realtà, il simbolo della finzione. Il nostro è un Paese sempre più sonnecchiante, dove tuttavia si dorme disturbati e si sogna poco e male. E si hanno incubi da svegli.

Nell’Odissea, Omero - tramite Penelope - parla dei sogni e rivela che quelli veri passano dalla Porta di corno, mentre quelli che ingannano passano dalla Porta d’avorio. Ancora l’avorio... Svegliati Italia! Guarda la Porta di corno, non accontentarti di cornetti, magari da consumare a colazione o a cui aggrapparsi come portafortuna. Italia, apri gli occhi e riconosci le Porte del sonno!

Perché l’avorio, in realtà, è il lavorìo. Il lavorìo politico che sta privando il nostro Paese di funzioni che non sono solo psicofisiche     o neurovegetative. Un maneggio che non ci fa dormire sonni tranquilli. E che confonde il mondo “di Oniro” nel mondo “Dioniso”, togliendoci però l’ebbrezza spirituale, l’esaltazione, per lasciarci i postumi di una sbornia mai presa, quali l’emicrania, l’irritabilità, il dolore di stomaco. E i riflessi lenti.

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