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Il Garda come discarica?

Coordinamento Ambientalista del Basso Sarca

La gestione dei materiali di scavo risultanti da un tunnel è uno problema difficile, anche se poco considerato finora nella discussione politica e nell’informazione ai cittadini. Nell’ipotesi prospettata dalla Provincia per il tunnel di collegamento Loppio-Alto Garda la problematica viene discussa analizzando i possibili luoghi di disponibilità di stoccaggio. Tra i luoghi ipotizzati vi è il lago di Garda: “Si è presa in considerazione l’ipotesi di riprofilare la spiaggia a nord ovest della foce del Sarca, con circa 800.000-1.200.000 metri cubi di materiale, solo però se i comuni di Torbole e di Arco lo richiedessero; la nuova area potrebbe essere adibita a spiaggia, verde pubblico attrezzato, parcheggi, con eventuale ampliamento del porticciolo esistente. Il materiale potrebbe raggiungere questa zona in parte tramite un nastro trasportatore da Linfano o direttamente via lago”.

E ancora: “L’ultima ipotesi è emersa recentemente dai colloqui con le Amministrazioni locali e prevede il deposito nel lago di Garda del materiale tra lo sbocco della Galleria Adige-Garda e Torbole, con la creazione di un’area da adibire a scopi turistici, per ampliare l’offerta di spazi ricreativi... L’ipotesi che si fa è duplice: 1. ampliamento ulteriore della penisola della Conca d’Oro, mantenendo agibile l’ingresso al porticciolo oggi esistente; dalle batimetrie risulterebbe stoccabile un volume compreso tra 600.000 ed 1.300.000 di metri cubi; 2. realizzazione poco più a nord, mediante trasporto su chiatte o con nastro, di una nuova penisola artificiale con porticciolo di forma simile alla Conca d’Oro (volume stoccabile da 600.000 ad 1.000.000 di metri cubi, essendo il lago qui meno profondo che nel caso precedente) oppure di una spiaggia o di un boulevard come fu fatto a Riva del Garda, a seconda delle esigenze del Comune di Nago-Torbole”.

Questa ipotesi è assolutamente improponibile, per gli stessi motivi che hanno costretto gli Amici della Terra dell’Alto Garda e Ledro, nell’ormai lontano 2001, a presentare una denuncia-esposto alla Procura di Rovereto contro lo scarico a lago del materiale della nuova galleria della Gardesana occidentale per Limone. Con l’aggravante che, a fronte di “soli” 30.000 metri cubi gettati nel lago per allargare il lungolago D’Annunzio e altri 30.000 gettati semplicemente nel lago a Limone, qui si parla in totale, per i tre interventi prospettati, della mostruosa cifra di 3 milioni e 500.000 mc (1.200.000 per le foci del Sarca, 1.300.000 per l’ampliamento della ex Conca d’Oro, 1.000.000 per una nuova area nautico-balneare a nord della Conca d’Oro). Tanto per farsi un’idea, 1000 metri cubi equivalgono più o meno a una villetta, e 3,5 milioni a circa 3500 villette da buttare nel lago.

Per quanto riguarda l’ipotesi riguardante le foci del Sarca, si tratta in sostanza di “riempire” uno dei siti più caratteristici dell’Alto Garda, denominata Baia Azzurra per la bellezza delle sue acque; in pratica, sparirebbe un intero golfo. L’assurda ipotesi è solo mitigata dalla frase “solo se i Comuni di Arco e Torbole lo richiedessero”.

Anche gli altri due interventi ipotizzati nel tratto di lago a sud di Torbole, l’ampliamento della penisola della Conca d’Oro (tra l’altro creata artificialmente agli inizi degli anni ‘60 col materiale di scavo della galleria Adige-Garda, che sbocca a pochi metri di distanza) e soprattutto l’altra a nord della Conca d’Oro, paiono pesantemente interferire, deturpandolo, con il paesaggio naturale di uno dei luoghi più belli del mondo, l’Alto Garda Trentino. In entrambi i casi si potrebbe configurare il reato previsto dall’art. 73 del Codice Penale, “Distruzione o deturpamento di bellezze naturali”. E senza considerare che una tale quantità di materiale gettato nel lago è in grado di alzare il livello del lago di 1 cm.

Vi è poi un ulteriore problema, il possibile inquinamento dei materiali di scavo, dovuto alla metodologia di estrazione, che può essere con esplosivo o con fresa. Nello scavo con fresa vengono infatti utilizzati oli o lubrificanti o altre sostanze come la barite per modificare la densità del fluido di asporto e la bentonite (con tracce di arsenico) per migliorare l’estrazione del materiale. Queste sostanze, così come le tracce di esplosivi nello scavo con esplosivo, possono trasformare il materiale di scavo in un rifiuto pericoloso.

A noi pare che solo l’ipotesi di un possibile inquinamento del materiale di scavo vieti tassativamente, al di là di ogni remora paesaggistica, ogni tipo di scarico a lago. Per quanto grande e profondo, il nostro lago non deve diventare una pattumiera.

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