La Cei, la Curia, il Cavaliere
Ambienti cattolici bene informati e vicini al Vaticano dicono che Benedetto XVI non governi più la Chiesa. Si dice che il pontefice lavori al massimo tre ore al giorno, sia perché è affaticato (alcuni insinuano una malattia, ma questa è una costante per tutti i papi sopra gli 80), sia perché è maggiormente interessato a incombenze spirituali. In realtà Ratzinger non ha mai governato la politica del complesso organismo che si chiama Curia romana, intento com’è a preparare finissimi discorsi di carattere teologico e filosofico oppure a cercare di mettere una pezza sui continui scivoloni che hanno caratterizzato il suo pontificato. Per capire il suo orientamento politico basta ricordare la sua approvazione del “nuovo clima” creatosi dopo le elezioni politiche dell’anno scorso: con Berlusconi al governo un’era di concordia nazionale avrebbe prevalso. Una previsione ovviamente del tutto sbagliata.
Occorre allora guardare con più attenzione a ciò che si muove nella Curia vaticana e nella Chiesa italiana. Si è creata una divaricazione tra parte della Cei (vedi il recente discorso del cardinal Bagnasco, duramente critico verso il governo) e la Segreteria di Stato vaticana, guidata dal cardinale Bertone, scandalosamente indulgente verso i peccatucci di Silvio che altrove nel mondo democratico gli sarebbero costati la poltrona. La vicenda del direttore di Avvenire, Dino Boffo, defenestrato in seguito alla campagna de Il Giornale che ha scoperchiato scabrose storie personali in realtà conosciute da tutti, è solamente l’ultimo episodio di una serie. Boffo è stato difeso dalla Cei, solo a parole però, perché la sua posizione era insostenibile, mentre è stato scaricato brutalmente dal Vaticano, come si può leggere dalle colonne di quel foglio militante che è diventato l’Osservatore Romano. La stessa contrapposizione è avvenuta sul caso dei respingimenti dei barconi degli immigrati: Avvenire, dopo lettere sdegnate di cattolici laici e ecclesiastici, paragonava questa decisione governativa al silenzio e alla mancanza di aiuto nei riguardi degli ebrei che fuggivano dallo sterminio nazista; l’Osservatore nicchiava con molti se e molti ma.
Il dissidio vero però sta tutto nelle previsioni sulla durata di Berlusconi: il Vaticano scommette ancora su di lui. Berlusconi è al governo, quindi bisogna trattare. Ingoiando anche i rospi più indigeribili, come dimostra la visita oltretevere di Bossi. La Cei problematizza di più, ma si trova senza guida. Infatti la lunga stagione del cardinale Ruini è finita. Questa potrebbe essere una buona notizia, ma il dopo è completamente avvolto dall’oscurità. Dobbiamo ricordare che Ruini lanciò più di 15 anni fa il suo super progetto “culturale cristianamente orientato” nel tentativo di riportare il mondo cattolico al centro della scena sociale e politica del nostro paese, e di far ridiventare patrimonio comune i valori della Chiesa. Tutto però si è risolto in una strategia politica che sicuramente ha permesso ai vertici ecclesiali di avere un grande potere di interdizione e addirittura di indirizzo di norme legislative molto delicate, ma che non ha per nulla inciso sulle coscienze individuali.
Pensionato Ruini, rimane il ruinismo. Purtroppo oggi la gerarchia cattolica pensa di utilizzare la politica per ottenere leggi a suo favore.
Si è creduto, commettendo un gravissimo errore di valutazione, che la percentuale altissima di astensioni al referendum sulla fecondazione assistita del 2004 significasse che la stragrande maggioranza degli italiani fosse sulle posizioni della Chiesa. E oggi si crede che la forza di una legge incostituzionale e inapplicabile in materia di testamento biologico possa mutare l’atteggiamento di ciascuno verso la vita o la morte. Insomma si vogliono imporre per legge comportamenti morali perché non si è in grado di convincere con la persuasione. Misere battaglie, forse vinte in parlamento, sicuramente perse tra la gente.
Al fondo resta la logica concordataria, quel do ut des che fa tanto male alla testimonianza evangelica. Per vedere qualche cambiamento bisognerà aspettare un nuovo Papa oppure sognare un nuovo 20 settembre. Molti cattolici attendono ambedue le cose.