Quello dei crocefissi
Le discutibili strategie educative del prof. Casna. Che comunque si dimostra molto attaccato alle proprie idee. Come donna Prassede.
Nel gennaio 2004, uno studente dell’Istituto "Martini" di Mezzolombardo, rappresentante di classe e soprattutto militante leghista, fece al preside una duplice richiesta: di poter appendere un crocefisso nell’aula della sua classe e di tenere un’assemblea sul tema delle tradizioni cristiane minacciate. Il preside, a sentire i giornali, rispose con entusiasmo: una discussione su un tema così attuale e impegnativo era evidentemente "un sintomo di maturità", e quanto al crocefisso, si sfondava una porta aperta: lui l’aveva già sistemato nel suo ufficio. Ma questo ingenuo entusiasmo lo indusse in errore: invitò infatti gli studenti di altra religione a portare a scuola i loro simboli, e poi propose di organizzare una festicciola in occasione della fine del Ramadan. A quel punto, ovviamente, il giovane leghista reagì in malo modo, e solo allora il preside sembrò accorgersi che crocefisso e conferenza non avevano nulla a che fare con la religione e la cultura: "Non si può utilizzare la religione per dividere" – replicò saggiamente.
Quel preside era il prof. Mario Casna, da poco trasferito all’Iti "Buonarroti" di Trento, dove per prima cosa ha attaccato al muro del suo ufficio un crocefisso, dopo di che ha allargato il suo raggio d’azione, e invocando un Regio Decreto del 1924 ha fatto sapere che "per applicare la legge servono 70 crocifissi", onde dotarne tutte le aule. Insomma, un misto di devozione e spirito burocratico.
Non contento, ha pensato bene di bacchettare i colleghi inadempienti: "Mi chiedo come facciano gli altri presidi a fare finta di nulla".
E gli altri presidi gli rispondono, in termini meno devoti e meno burocratici: "Non mi sembra un problema". "Ogni scuola deve rifarsi alle consuetudini e alla sensibilità del momento". "Se i crocefissi diventassero un motivo di rottura dovremmo ripensare la questione..., perché la scuola è un luogo di relazioni educative e non di contrasti"."La questione è complessa... la giurisprudenza è intervenuta ora in una direzione, ora in quella opposta".
E nemmeno dagli uomini di Chiesa gli giunge un conforto: "Non mi dispiace che i crocifissi ritornino nelle aule – dice infatti padre Giorgio Butterini - purché questo non offenda nessuno... Io non credo che il crocifisso offenda i musulmani. A meno che non venga impugnato contro gli altri che non ci credono... Ed è per questo che non possiamo imporlo".
Dall’apposito ufficio della Provincia gli dicono che sì, faccia pure, ma lo stesso presidente Dellai manda a dire, quasi infastidito: "La scuola trentina avrebbe bisogno di altre sollecitazioni: sarebbe bene parlare di altre questioni".
A consolarlo, naturalmente, intervengono la Lega, che si offre di pagare i 70 crocefissi, l’UDC, che parla di "un esempio lucido e coraggioso", qualche studente, che approva la decisione, utile "per rispettare le tradizioni e non farci sottomettere", e soprattutto un sondaggio dell’Adige, che vede quasi il 90% dei partecipanti approvare l’operato del prof. Casna, con commenti del tipo: "Provate ad andare in Arabia a togliere i loro simboli", o: "Che se ne tornino ai loro paesi se non vogliono adeguarsi alla nostra religione".
Sbracature alle quali qualcuno dell’opposta sponda replica, con analoga sottigliezza ricordando che "la religione è l’oppio dei popoli". Come si vede, un dibattito proficuo e civile, di cui il nostro preside, che l’ha provocato, può andar fiero.
A differenza di quanto accadde tre anni e mezzo fa, stavolta il prof. Casna sembra non rendersi conto del pastrocchio che ha combinato, e non fa retromarcia, ossessionato – sembra – dal timore di finire in galera: "Entro due giorni ordinerò i crocifissi. Ho tempi stretti, devo far rispettare la legge".
Dopo l’incomprensione dei colleghi sopraggiunge infine, ad amareggiarlo ulteriormente, la rivolta dei docenti suoi sottoposti, che in una lettera con 41 firme esprimono il proprio disagio per le "modalità operative verticistiche, non condivisibili e scarsamente disponibili alla collaborazione", di cui la vicenda dei crocefissi è l’ultima dimostrazione. Sarebbe stato bene, dicono, che della questione si discutesse in collegio docenti: "Avremmo cercato di dare risposte formative lontano dal frastuono dei mass media e dalle incivili strumentalizzazioni politiche... E così gli studenti avrebbero avuto un’opportunità di crescita..."
Ma il preside Casna non cede: "Non capisco cosa intendano per eccessivamente verticistico... Si vede che non sono abituati a vedere un preside sempre presente, un preside che la mattina alle 7 è il primo ad accogliere i ragazzi all’entrata e alle sette di sera è l’ultimo ad andar via".
Chi ha frequentato da insegnante una qualche scuola non farà fatica a capire il tipo...