“l’Adige” e i “si dice”
Un esempio di cattiva scrittura giornalistica.
Un fulgido esempio di quello che Michele Loporcaro, docente universitario e studioso del linguaggio giornalistico, chiama, con accento critico, "giornalismo intrinseco" si è avuto con evidenza il 27 aprile su l’Adige, nell’ambito della copertura data all’elezione del nuovo presidente dell’Autobrennero. Vediamo di cosa si è trattato e soprattutto perché di questo tipo di giornalismo faremmo volentieri a meno.
Grande spazio, in quel 27 aprile, ha avuto, sui mezzi d’informazione trentini, il "braccio di ferro" o "duello" (espressioni per l’occasione abusate dai giornalisti) tra i governatori Dellai e Durnwalder, il primo sponsor di Silvano Grisenti (poi eletto nuovo presidente dell’A22 sul filo del rasoio), il secondo del presidente uscente Ferdinand Willeit.
In particolare, l’Adige ha dedicato alla vicenda l’intera pag. 7. Titolo del pezzo principale: "Grisenti o Willeit: oggi l’A22 vota e si spacca". Uno dei tre pezzi di contorno, intitolato "Prodi ha telefonato a Dellai" e siglato L. P., aveva come titolo di rubrica "Il retroscena".
Ci affidiamo al già citato prof. Loporcaro per avere una spiegazione di ciò che andiamo rilevando. In particolare, ci rifacciamo a un suo breve saggio intitolato "La cronaca politica tra fiction e metafisica", apparso nel dicembre 2006 sulla rivista di critica della comunicazione "aideM", diretta da Giulietto Chiesa (www.aidem. it): "Molti di questi titoli di rubrica – scrive Loporcaro – sono puramente esornativi... Ma alcuni sono invece interessanti, sintomatici della struttura narrativa e dell’impianto concettuale della cronaca politica del giornalismo italiano contemporaneo". "Il retroscena" è uno di questi titoli di rubrica definiti "sintomatici". Vediamo perché andando a spulciare all’interno del pezzo per il quale tale titolo è stato utilizzato.
La (presunta) notizia attorno alla quale il pezzo è stato costruito è appunto quella indicata dal titolo: "Prodi ha telefonato a Dellai". L’uso del modo indicativo lascia supporre che si tratti di un fatto accaduto con certezza. Invece, leggendo il pezzo, ci si accorge che non è così, e che un intero articolo è stato costruito attorno a una voce di corridoio non confermata dai diretti interessati. L’autore del pezzo, L. P., scrive infatti: "Prodi, da quanto si è appreso, non si è mostrato insensibile [alle richieste di Durnwalder, n.d.a.] e si è fatto sentire. Infatti, ieri ha telefonato al governatore trentino e amico della Margherita, Lorenzo Dellai". E subito oltre: "Il presidente Dellai, intuendo le ragioni della telefonata, in un primo tempo si sarebbe persino negato, ma poi, nel corso della giornata, il colloquio c’è stato, anche se il governatore non ha voluto né confermare né smentire di avere parlato con il capo del Governo". Questa, infine, la chiusura del pezzo: "A chi gli sta più vicino avrebbe detto, commentando l’intervento di Prodi: ‘Il Governo è salvo, ma non perché cediamo noi: noi possiamo perdere ma certamente non cediamo. Speriamo di vincere’". Le nostre sottolineature segnalano i punti ai quali fare attenzione.
Per commentarli, ci rifacciamo a quanto osservato da Loporcaro a proposito del contenuto di un pezzo apparso il 13 aprile 2006 sul Corriere della Sera, un pezzo che presenta notevoli analogie con l’articolo de l’Adige. Ecco il brano commentato da Loporcaro: "Pierferdinando Casini ufficialmente tace. Ma il suo è un silenzio indicativo. Spiega il Presidente della Camera ai suoi: ‘Qui c’è gente che parla troppo, ma c’è bisogno di qualcuno che pensi’". Osserva Loporcaro: "Se Casini ‘ufficialmente tace’ e parla solo con i ‘suoi’, ci si chiede come facciano i cronisti a conoscere il contenuto di questi colloqui privati". Anche noi, a proposito della vicenda nostrana, ci chiediamo: se Dellai "non ha voluto né confermare né smentire di avere parlato con il capo del Governo", come ha fatto L. P. a riportare il commento di Dellai sul suo (presunto) colloquio con Prodi? E come ha fatto a riportare fra virgolette parole che il Presidente "avrebbe detto [solo] a chi gli sta più vicino"?
Spiega Loporcaro a proposito di questo stile di scrittura giornalistica: "Con una tale procedura si cancella ogni riferimento alla fonte delle notizie... L’effetto è quello di qualificare la voce narrante del pezzo come interna alla cerchia confidenziale del potente di turno". Questo tipo di giornalismo "contribuisce a selezionare piuttosto lo sguardo complice dell’insider che non quello distanziato (e dunque almeno potenzialmente critico) dell’indipendente".
Non sappiamo se L. P. si trovi all’interno della cerchia confidenziale di Dellai e ricopra il governatore trentino di sguardi complici, e nemmeno vogliamo fare illazioni in proposito. Ciò che possiamo segnalare è l’effetto deleterio che questo genere di scrittura può produrre sul lettore: "Il lector in fabula, il lettore programmato da questo tipo di testo – conclude il professore nel suo breve saggio – è per definizione escluso dal gioco: è agli antipodi, quindi, del lettore-cittadino interessato alla vita della polis e desideroso di informarsi per influire su di essa, programmato dal giornalismo quarto potere bonae memoriae".