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L’orgoglio dei Ds? Quattro ipotesi

Inopinata impennata dei Ds contro l'assessore pigliatutto Silvano Grisenti (Margherita). Che mai vorrà significare?

Eppur si muove. Non che si credesse fosse morto, naturalmente. Tuttavia eravamo talmente abituati a vedere il partito dei Democratici di Sinistra procedere col pilota automatico e più o meno appiattito su posizioni margheritine, che la recente impennata d’orgoglio non è passata inosservata. I fatti.

Remo Andreolli

Durante l’ultima riunione dell’anno della giunta Dellai, il segretario provinciale DS, nonché assessore alla salute Andreolli, ha lasciato la seduta seguìto a breve distanza dalla vicepresidente e compagna di partito Margherita Cogo. Motivo esplicitato dell’abbandono, una delibera presentata dall’assessore Grisenti con la quale venivano distribuiti ai comuni i quasi cinquanta milioni di euro contenuti nel fondo riserva.

Ora, se questi sono i fatti, come interpretarli? Questo, ancor prima della polemica in sé, è a nostro parere il punto centrale. Perché un’azione di questo tipo, inserita in un panorama politico come quello provinciale, solitamente bonario e acquiescente, ci appare difficile da collocare; o quantomeno ci risulta problematico incastonarla in un’unica e precisa strategia politica. Vi proponiamo allora, come avviene a volte nei fumetti, un articolo a bivi, dove i fatti condurranno a differenti conclusioni in base all’interpretazione che verrà data di essi.

Bivio etico. Seppur ad intermittenza e transitando per lunghi periodi di letargo, i DS sono un partito che tiene molto al rapporto tra etica e politica; dopo tutto sono l’evoluzione del partito di Berlinguer… Questo il motivo per il quale il segretario Andreolli non ha sopportato in giunta l’ennesima dimostrazione dell’accentramento di potere affaristico presente attorno al super assessore Grisenti, tanto da sbottare: “E’ evidente che il criterio di assegnazione dei finanziamenti ai Comuni si presta a valutazioni di altra natura che costringono i sindaci a presentarsi dall’assessore con il cappello in mano”. Tanto più che la deliberina di Grisenti (cinquanta milioni sono circa l’intero budget annuale dell’assessorato alla cultura), presentata all’ultimo momento, doveva riguardare opere urgenti ma comprendeva invece, come lo stesso Andreolli ha sottolineato riguardo al proprio paese d’origine, provvedimenti né impellenti né indispensabili. Insomma, dopo le polemiche sulla magnadora alta, sono ancora una volta la creazione di reti personali di potere sul territorio e l’eccessiva discrezionalità sulla gestione dei soldi dei contribuenti a far accendere, pur con una certa saltuarietà, gli animi dei virtuosi del centrosinistra.

Giorgio Lunelli

Seguendo questa interpretazione, rimane però poco chiaro come mai Andreolli non abbia affatto sfruttato, per riproporre questi valori di correttezza e virtù, la battaglia scoppiata in consiglio comunale poche settimane fa sul piano regolatore.

Bivio cinico. Non è una questione di etica, è una questione di potere che si dipana in tre diverse direzioni.

La prima, la più bieca, parte dall’assunto che ad infastidire Andreolli non è stata la delibera da cinquanta milioni di Grisenti nella sua interezza, ma invece e soprattutto i duecentomila euro previsti per un parcheggio a Castel Condino, paese natale di Andreolli. Il segretario DS si è quindi infiammato perché non ha sopportato l’intrusione di Grisenti nei propri feudi elettorali: altro che illuminate moralità.

Interessante, in proposito, la chiosa di Dellai che, interrogato sulla questione, riduce il tutto, appunto, a: “scaramucce su un parcheggio di Castel Condino”.

In secondo luogo Andreolli sta manovrando politicamente per accelerare un riassestamento di giunta del quale si è più volte parlato (soprattutto dopo i non brillantissimi risultati elettorali della Margherita alle comunali e alle politiche) e che secondo i suoi piani dovrebbe portare alla perdita, a proprio favore, di alcune delle preziosissime deleghe di Grisenti.

Terzo, Andreolli, che non sta convincendo come assessore alla Salute e nemmeno come segretario del principale partito di sinistra, sta cercando in modo strumentale, ma senza una vera convinzione politica, di riproporsi come il paladino di una moralità in politica della quale, francamente, si sente sempre di più il bisogno.

Bivio elettorale. Tutto quanto sta accadendo è da inserirsi nello scenario della lotta per le successioni (o per non far succedere) che riguarda le due principali cariche locali : sindaco di Trento e Presidente della Provincia.

Lorenzo Dellai

Dellai prende in considerazione questa ipotesi e, leggendola in ottica provinciale, la guarda con preoccupazione: “Mancano due anni alle elezioni e non vorrei che la campagna elettorale iniziasse ora”. In buona sostanza, è in atto una manovra di Andreolli, alla quale Dellai sembra tutto fuorché ostile, per bruciare il nome di Grisenti, ultimamente più volte accostato alla carica di sindaco di Trento. Interessante in questo senso ci sembra la riedizione dell’opportunità di nominare Grisenti alla presidenza della A22, eventualità rispetto alla quale pare che anche i DS nulla avrebbero da obiettare. Procedendo con questa linea interpretativa si potrebbe anche provare a spiegare il quasi silenzio del partito sulla già accennata discussione riguardante il Piano Regolatore in Consiglio comunale a Trento. Se infatti si decidesse di riproporre il ticket con un diessino sindaco e un margheritino alla presidenza della provincia, i DS provinciali, capitanati da Andreolli, non avrebbero effettivamente avuto alcuna ragione per “marciare” sulla contestazione al vicesindaco e assessore all’urbanistica della Margherita Andreatta. Sarebbe stato cioè politicamente sensato non ingaggiare una battaglia di punta col rischio di inimicarsi la Margherita comunale, il cui appoggio a fini elettorali risulterà sempre imprescindibile.

Bivio fantapolitico. I DS come partito non esistono. O meglio, esistono sulla carta, come cartello elettorale e come insieme di persone che posseggono la stessa tessera, ma non esistono come entità di produzione e di indirizzo politico. Non hanno idee trainanti o disegni politici da proporre, tanto meno alternativi a quelli della Margherita, e sono quindi in balìa degli eventi e di conseguenza sfruttabili dalla furbizia altrui. La recente sortita di Andreolli sarebbe quindi, diciamo così, eterodiretta. Sarebbe in realtà il presidente Dellai, la cui linea di rinnovamento è uscita sconfitta nel recente congresso dall’accoppiata Grisenti-Lunelli, ad utilizzare i DS per riproporre lo scontro sulla questione morale all’interno del proprio partito. Non potendo, o non volendo, riaprire la questione con una seconda contrapposizione diretta e con dinamiche tutte interne alla Margherita, Dellai userebbe i DS e Andreolli come clava contro i propri papaveri, che più di altri sembrano restii a chiudere con le indubbie derive affaristiche del proprio partito. Se tra qualche mese, quando la campagna per le provinciali entrerà nel vivo, Dellai dovesse compiere lo strappo di presentarsi con una propria lista autonoma (magari rimpolpata da qualche più o meno illustre esule diessino) questa interpretazione potrebbe allora essere accreditata, ex post, di qualche fondamento.

Siamo al terine della storia. I bivi sono finiti. Quale sia esattamente il prurito che ha acceso questa vicenda, lo ripetiamo, non sappiamo indicarvelo. Quello che è certo è che in provincia esiste un diffuso malcontento per lo strapotere, economico e discrezionale, dell’assessore Grisenti. Che questo malcontento poi non aleggi più esclusivamente al di fuori della Margherita sembra trovare riscontro nei fatti e nelle azioni, anche dello stesso Dellai.

In conclusione, forse è vera proprio una delle interpretazioni proposte in questo articolo, o forse vere in parte lo sono un po’ tutte quattro.

Al lettore l’ardito compito di scegliere o di immaginare altri bivi.