Dellai, teodem per necessità?
Chi sono i teodem e perchè Lorenzo Dellai vi fa riferimento. E’ l’ultima carta giocata da un Presidente in difficoltà?
I retroscena raccontano che il ministro Rosy Bindi sia rimasta trasecolata durante la sua visita a Trento quando Lorenzo Dellai, non si sa se a cenni o a parole, abbia confermato le indiscrezioni sulla sua vicinanza al gruppo “teodem” della Margherita, cioè l’ala cattolica più vicina alla CEI e al Vaticano del partito di Rutelli. Si tratta di alcuni deputati e senatori, tra cui Luigi Bobba (ex presidente delle ACLI), Paola Binetti (già presidente del comitato “Scienza e Vita”, contro il referendum sulla procreazione assistita) e Enzo Carra (democristiano di lungo corso, uscito non indenne da Tangentopoli), i quali si sono autoproclamati difensori della “sana laicità” e di quei “valori non negoziabili” in campo etico e sociale che rappresentano in fondo la visione della Chiesa cattolica sulle questioni quali Pacs, testamento biologico, aborto, ricerca genetica.
L’etichetta teodem, incredibilmente utilizzata dagli stessi interessati, nasce per una strana contrapposizione-somiglianza con il gruppo teocon, gli integralisti di destra guidati da Marcello Pera. In realtà il termine, secondo un vezzo tipicamente italiano, è importato da oltreoceano e fa riferimento alla lobby dei neoconservatori americani, detti neocon, i superfalchi (ora in declino) dell’amministrazione Bush, che si differenziano dalla politica tradizionale del partito repubblicano per una maggiore carica ideologica, per una logica di guerra in nome della lotta al terrorismo, per una politica estera aggressiva capace di mantenere la supremazia americana e infine per una rivalutazione della religione nella sfera pubblica.
Si capisce subito che la versione italiana c’entra poco o nulla con le posizioni made in USA e che quindi bisogna tornare immediatamente, per capire qualcosa, al teatrino della nostra politica e ai delicati rapporti tra Stato e Chiesa che fanno dell’Italia un unicum mondiale. Vedremo poi se e in che misura queste posizioni investono Dellai e il Trentino.
Il gruppo teodem è certo una spina nel fianco (comunque non la più acuminata ) della coalizione di governo sui temi eticamente sensibili. Spesso megafoni delle posizioni clericali, secondo loro della vera laicità, determinati a dimostrarsi cattolici coerenti, decisivi come tutti per la risicata maggioranza al senato, in realtà i teodem hanno per ora riempito solamente le pagine dei giornali minacciando di volta in volta voti contrari o intese con il centro destra, iniziative alla fine comunque mai attuate. Sembra quasi che essi siano la dimostrazione di come anche nel centrosinistra, e quindi nel partito democratico, ci sia posto anche per i cattolici duri e puri: il pericolo reale resta il solito accordo al ribasso all’interno dell’Ulivo, l’annacquamento generale per non scontentare nessuno, il paludoso immobilismo dei riti della prima repubblica.
In questi giorni, quando il governo presenterà il disegno di legge sulle unioni civili, si vedrà quanto la mediazione prodiana cederà all’una o all’altra sensibilità. Sembra piuttosto difficile che l’Unione si azzardi a inimicarsi i settori cattolici, in quanto si è ormai radicata la convinzione che essi siano determinanti per ogni elezione e che rispecchino in fondo un comune sentire degli italiani. Poco importa se i sondaggi di opinione dicono altro, se i costumi del nostro paese non seguono certamente i dettami ecclesiastici, se uno dei più acerrimi difensori della cattolicità, Pierferdinando Casini, in privato abbia da tempo applicato i Pacs. Tuttavia, allo stesso tempo, larghe fasce di popolazione paventano la disgregazione della famiglia, un’immigrazione incontrollata capace di mutare la nostra identità, l’invasione islamica dietro l’angolo, e in generale temono il futuro in un mondo ostile e precario: per questo, pur custodendo gelosamente il proprio privato, chiedono allo Stato una tutela, una difesa, una conservazione del presente.
Abbiamo fatto questo lungo discorso nella convinzione che la realtà italiana non si discosti molto da quella trentina. In un articolo precedente abbiamo letto alcune dichiarazioni del presidente Dellai in chiave teodem (la triade identità, famiglia, Tirolo storico, a cui si aggiunge la solidarietà e lo sviluppo, sono del resto la variante nostrana del manifesto di Bobba e Binetti) alla stregua di un tentativo di presentarsi come un esponente che rispecchia e rilancia i valori tradizionali del Trentino. In questo modo forse, lanciando un nuovo progetto territoriale-identitario, Dellai spera di recuperare i voti perduti soprattutto nelle valli; e avvicinarsi all’ala più cattolica della Margherita potrebbe servire allo scopo. Forse però la questione è più complessa e la vicinanza dellaiana ai teodem, peraltro sempre accennata, dissimulata, mai dichiarata apertamente, potrebbe essere solo una porta lasciata socchiusa nell’attesa di vedere il destino di Prodi e del partito democratico.
Certamente nelle nostre valli il cattolicesimo non è più radicato come una volta, anzi spesso la secolarizzazione è più forte che a Trento: l’individualismo, la sottovalutazione della cultura, l’avanzata di un deserto sociale, l’assoluta libertà di costumi e la centralità del denaro sono lontanissimi da un certo tradizionalismo e dai valori che per comodità chiamiamo teodem (anche se qualcuno effettivamente è radicato a queste posizioni). Ma ciò non significa affatto che la gente guardi ai valori laici, all’aumento dei diritti civili, al riconoscimento a livello legislativo di comportamenti ampiamente tollerati e praticati: si vuole invece che siano le istituzioni pubbliche, siano esse lo Stato o la Provincia oppure la Chiesa, a prendersi carico dei problemi sociali a sostenere la famiglia, a evitare un’ulteriore disgregazione, a difendere i valori e l’identità. Per questo si vuole che i politici rassicurino, guidino un immaginario collettivo in cui permangono quasi a livello epidermico ed emozionale alcuni punti fissi che evitino disorientamento: la Chiesa, l’oratorio, la scuola, certo anche il centro commerciale. Il tutto rincorrendo un antico mondo ormai irrimediabilmente perduto.
E la sinistra non sembra capace di questa rassicurazione, in quanto non dispone di una chiara visione del mondo, è priva di una forte identità. Inoltre, soprattutto nelle valli, la sinistra, identificata ancora con i “comunisti”, fatica a scrollarsi di dosso il pregiudizio di essere il partito delle tasse, così come la sensibilità ambientalista viene spesso accusata di frenare l’economia e in fin dei conti di limitare alcune libertà ritenute fondamentali (come per esempio l’uso indiscriminato dell’automobile).
Probabilmente però le posizioni tradizionaliste di Dellai possono essere lette come uscite estemporanee, sondaggi per tastare il terreno, segnali per l’imminente campagna elettorale se non addirittura come segni di debolezza, di mancanza di una strategia di fondo. Perché su questi temi, se il centro destra riesce a recuperare un’immagine migliore (Marcello Carli e Walter Viola sarebbero di gran lunga più presentabili di Mario Malossini o di Carlo Andreotti) potrebbe essere più credibile della Margherita di Dellai.
Su questo aspetto ci sembra significativo l’editoriale de L’Adige di domenica 21 gennaio, in cui il nuovo direttore Pierangelo Giovannetti svolge un durissimo e inusitato attacco contro Dellai e la maggioranza provinciale, giudicata come immobile e dominata solamente dalla logica della “magnadora”. Eppure con la nuova direzione il quotidiano sembrava aver imboccato una direzione che potremmo definire teodem: la riduzione degli spazi alla sensibilità cattolica di sinistra a cui ha fatto da corollario la rivalutazione di posizioni integraliste, l’idea di essere il giornale di tutti i trentini rispecchiando quel valori tradizionali come la famiglia o la religiosità sono solo alcuni segnali di un cambiamento della posizione del giornale in senso centrista. Ma Dellai non è più l’interlocutore privilegiato, anzi le sue dichiarazioni sono prese alla stregua di semplici slogan elettorali. Prendiamo il caso dell’invito del presidente della giunta, rivolto ai trentini, di fare più figli: l’Adige (dopo QT peraltro) ha avuto gioco facile nel far notare la carenza nel numero degli asili nido o negli aiuti ai giovani e alle famiglie. Sembra quasi che il giornale guardi direttamente al centro destra per il futuro governo provinciale.
Dellai teodem quindi? Pensiamo di no; e forse le sue prese di posizione sono solo dettate da una difficoltà politica da non sottovalutare.