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QT n. 5, 11 marzo 2006 Servizi

I condoni mascherati

Qualche poco edificante sorpresa nascosta fra le pieghe dell’ultima legge finanziaria.

La legge finanziaria 2006 è stata presentata dai commentatori come la più "seria" tra quelle approvate negli ultimi cinque anni. E del ministro Tremonti sono state presto dimenticate le leggi degli esercizi passati, infarcite di condoni ed altre amenità che hanno portato, assieme ad altre cause, il debito pubblico ad invertire la rotta positiva imboccata qualche anno prima e a riprendere la corsa verso il non invidiabile record del 110% sul prodotto interno lordo. In Europa, solo il Belgio concorre con noi in questa poco ambita gara verso l’indebitamento delle future generazioni. Una politica che ha portato negli ultimi 4/5 anni (è la Banca d’Italia a dirlo) a concentrare la ricchezza nazionale in un gruppo, una volta si sarebbe chiamata una classe, sempre più ristretto a scapito dei cosiddetti ceti medio-bassi. Della finanziaria 2006 sono stati magnificati i contributi ai neonati (purché italiani), le riduzioni delle indennità di carica dei parlamentari e degli amministratori pubblici, il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego, ecc. Insomma, una legge apparentemente tutta rigore e solidarietà.

Il ministro dell’economia Giulio Tremonti.

Ma a ben guardare, tra gli oltre 600 commi dell’unico articolo (una tecnica legislativa attivata per aggirare, almeno in parte, le procedure parlamentari) sono ancora presenti gli antichi vizi dei condoni e dei regali fiscali che porteranno a rimandare nel tempo il risanamento del debito pubblico. Un peso che tutti, in particolare i meno abbienti, sono costretti a pagare anche in termini di riduzione del potere d’acquisto. Il più esplicito dei condoni (anche se questo termine non è mai usato) è quello che vede coinvolti i "condannati" dalla Corte dei Conti, che anziché ricorrere in appello contro la prima pena, possono chiedere che il procedimento sia definito mediante il pagamento di una somma non inferiore al 10% e non superiore al 20% del danno quantificato nella prima sentenza. La Corte dei Conti, lo ricordiamo, giudica i casi di presunto danno alle casse dello Stato o degli altri enti pubblici (Comuni, Province, ecc.) causato dal comportamento doloso o gravemente colposo di dipendenti o amministratori.

Più impattante, per le casse della comunità, sarà però il rinvio al 30 giugno del termine già scaduto e più volte prorogato per una delle operazioni di svendita fiscale meno note. Per il classico pugno di lenticchie (il 4% subito), lo Stato rinuncia a un ben più consistente (almeno il 23%) ancorché futuro introito. Tanto per capirci, normalmente, al momento della vendita di un terreno divenuto fabbricabile, il proprietario deve pagare un’imposta del 23%, che può risultare anche più elevata se il reddito del venditore è più consistente. Viceversa, grazie ad un decreto governativo - il cosiddetto collegato alla finanziaria - il proprietario con aspettativa di diventare venditore, anticipando entro l’ennesima proroga un più banale 4%, potrà risparmiare un bel po’ di tasse. Ad esempio, a fronte di una valore di 500.000 euro (il valore di un medio appezzamento di terreno edificabile lungo l’asta dell’Adige) acquistato qualche anno prima come terreno agricolo diciamo al prezzo di 100.000 euro, la tassazione minima, al momento della vendita, sarebbe di 92.000 euro. Con l’anticipazione, invece, la comunità, tramite il fisco, incassa 20.000 euro e il venditore ne risparmia 70.000.

Un’idea simile è stata estesa anche alle plusvalenze sui fabbricati. In caso di cessioni a titolo oneroso di beni immobili acquistati o costruiti da non più di 5 anni e di terreni edificabili, su richiesta della parte venditrice al notaio, in deroga alla disciplina sui redditi diversi, sulle plusvalenze realizzate si applica un’imposta, sostitutiva dell’Irpef, del 12,5%. In questo modo si " congelano" i controlli. Insomma, pochi, maledetti e subito…

Ai futuri governanti non resterà che piangere o diventare impopolari inventandosi nuovi balzelli . E’ con operazioni come questa, di cui sono disseminate le finanziarie degli ultimi anni, che si è camuffato lo sbilanciamento dei conti pubblici con il risultato di ipotecare il futuro fiscale dei prossimi governi e delle prossime generazioni e sono aumentate le immatricolazioni dei fuoristrada o gli acquisiti di beni di lusso di cui le statistiche registrano l’incremento.

Che s’inventeranno i prossimi inquilini del ministero delle finanze per garantire il pagamento dei servizi pubblici? Per consolarci, segnaliamo un aspetto della finanziaria che invece ci pare positivo. Per l’anno finanziario 2006, fermo restando quanto già dovuto dai contribuenti a titolo di Irpef, una quota pari al 5 per mille dell’imposta può essere destinata dal contribuente a sostegno del volontariato e delle altre organizzazioni non lucrative di utilità sociale, finanziamento della ricerca scientifica e dell’università o della ricerca sanitaria e attività sociali svolte dal comune di residenza. Un’ occasione nuova per destinare volontariamente una piccola parte delle nostre risorse a scopi diversi ed aggiuntivi a quelli già noti e che non mutano, previsti dal più noto e consolidato meccanismo dell’8 per mille.