Storia di una bella strada
La Maria-Theresienstrasse di Innsbruck: da strada invasa dalle macchine a senza traffico ma inutilizzata, e infine a isola pedonale pienamente vivibile.
C’è differenza fra una zona pedonale ed una strada senza macchine? Sì, eccome. La Maratheresienstrasse, nel centro di Innsbruck, è un vero gioiello. E’ la via centrale che parte dal centro storico medievale per arrivare, con l’arco trionfale, alla cosiddetta "nuova città" novecentesca; è il centro del primo ampliamento urbanistico del Sei-Settecento. Dalla colonna di Sant’Anna, di fronte al municipio novecentesco – ristrutturato qualche anno fa con una nuova galleria, la "torre" ed un albergo di lusso, da Dominique Perrault – si ha una splendida veduta del centro medievale con il suo "tetto d’oro" rinascimentale, tutto coronato dalle magnifiche cime alpine. Per molti, e non solo turisti, questa veduta mozzafiato, l’accostamento del paesaggio cittadino con i selvaggi monti incombenti si iscrive nell’iconografia delle città europee.
Non è, per dire la verità, una strada vera e propria, con la sua forma di ovale stretto: è una curiosa mistura di strada e piazza, una cosa che c’è, ma resiste ad ogni definizione. Non tutti i palazzi adiacenti sono capolavori, ma la struttura risalente al ‘600, ancora a misura d’uomo, e l’enorme differenziazione degli stili, dal barocco al neo-gotico fino a qualche addizione moderna, forma un assieme di grande valore.
Da due decenni, si discute sulla funzione urbanistica e sul "face-lifting" di questa strada-piazza. Finora, senza risultato tangibile, se non per qualche esperimento più o meno riuscito.
Fino agli anni ‘60, la Maratheresienstrasse era il "corso", dove i cittadini si incontravano. Poi avvenne la motorizzazione selvaggia. Fino agli anni ‘90, la strada era piena di macchine, invivibile. Ne risentivano anche i negozi e le imprese gastronomiche, si incominciava a discutere sul degrado del centro. Poi la via divenne zona a traffico limitato, e ultimamente, con la conclusione dei lavori del nuovo municipio e dopo una dura battaglia politica capeggiata dai verdi – uniti ai settori più lungimiranti degli imprenditori - zona pedonale per aggiungersi alla pluridecennale zona pedonale del centro storico. Ma era una zona pedonale strana: c’era ancora la tramvia ma ci passavano ancora i bus del trasporto pubblico ed i taxi. Soprattutto, c’era ancora la vecchia infrastruttura della motorizzazione, con i marciapiedi, le corsie, le isole pedonali in mezzo alla carreggiata, perfino i passaggi pedonali. Nella "zona pedonale", la gente insisteva ad usare i marciapiedi, e fra i marciapiedi, il vuoto.
"La cittadinanza è gentilmente invitata a passeggiare anche sulle corsie": questa bizzarra segnaletica stradale esisteva davvero all’ingresso della zona pedonale.
Allora ci si diede da fare per rivitalizzare la vita urbana. Mercatini, eventi culturali, una volta anche proiezioni cinematografiche, bar all’aperto, piccoli orticelli, ma in fin dei conti, il vecchio corso sembrava non funzionasse. Poi, la grande idea: una fontana, magari provvisoria. Peccato che la forma della nuova fontana rispecchiasse fedelmente la forma della preesistente isola pedonale che divideva le corsie. Una cazzata. Ma un po’ di acqua, nel caldo estivo, non guastava.
Nell’estate scorsa, finalmente, nuovi elementi urbani, futuristici, e perfino una piccola piattaforma per prendere il sole. E dire che, solo dieci anni prima, una giunta conservatrice, con un’ordinanza, aveva diffidato i cittadini (cioè i giovani) dal bighellonare attorno o perfino dal sedersi sulle rampe della colonna di Sant’Anna.
La vita urbana, finalmente, sembrava tornare. E, con un nuovo investitore, la ristrutturazione dei vecchi magazzini "Tyrol", la creazione di un nuovo centro commerciale, divenne un progetto realistico. Bisognava iniziare il ripensamento della struttura della via. Nel marzo 2005, i verdi erano riusciti a trovare un’ampia maggioranza per una risoluzione del Consiglio che impegnava la giunta a preparare un concorso urbanistico per creare un nuovo assetto della prestigiosa arteria, utilizzando non solo le risorse del dipartimento urbanistico dell’amministrazione, ma coinvolgendo anche l’AUT, il centro di architettura contemporanea, i negozianti, e la cittadinanza tutta.
A dicembre, il Consiglio dava il via ad un processo complesso. Il bando del concorso dovrà partire da una "scatola dei desideri" che raccoglierà le idee dei cittadini. Parallelamente, in diverse assemblee, saranno presentati esempi riusciti di altre città, e si discuterà sui principi dell’assetto. Poi, la giuria del concorso, in un workshop con gli amministratori comunali, dovrà formulare il bando, il cui testo poi sarà votato dal Consiglio, presumibilmente ancora prima delle elezioni di aprile. Il nuovo Consiglio, infine, voterà, in autunno, sul progetto vincente.
Spenderemo, per tutto questo processo, circa 100.000 euro. Il che è davvero una miseria in relazione al potenziale valore d’uso di questa via. Saranno soldi ben spesi per rafforzare il cuore della città.