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Le verifiche promesse ed omesse

Inceneritore o Cdr? L'iniziativa di un novellino della politica svela subito ambiguità e fragilità dell'ultima scelta del Comune di Trento.

Approvato al Comune di Trento l’ordine del giorno con il via libera all’inceneritore (vedi Inceneritore: una vittoria di Pirro?), sulla vicenda sembrava calato per un po’ il sipario. Invece si è avuto l’inopinato attivismo del consigliere Nicola Salvati (Costruire Comunità) il quale – a torto o a ragione – ha pensato, da novizio della politica (vedi L’inceneritore e il CDR), di prendere l’odg non per il suo significato politico (via libera all’impianto) ma per quello letterale (l’inceneritore si farà se corrisponderà a certe condizioni da verificare). E queste condizioni si è messo ad indagarle: in particolare l’alternativa Cdr (combustibile derivato dai rifiuti).

Dopo aver portato il sindaco Pacher a Venezia a visionare un impianto di Cdr, Salvati ha presentato la sua proposta. Sinteticamente si tratta, invece di bruciare i rifiuti che rimangono dalla raccolta differenziata, di sottoporli a bioessicazione; e poi a un complicato processo di vagliatura (per selezionare i materiali) e frantumazione. Il risultato è che da una parte vengono separati i materiali metallici (riutilizzabili), le batterie, gli inerti (utilizzabili in massicciate); dall’altra quello che rimane è un prodotto dalla buone capacità combustibili, in grado di alimentare impianti per il teleriscaldamento come quello di Cavalese, o i cementifici o le centrali termoelettriche.

L’ipotesi Cdr ha sull’inceneritore un grande vantaggio: è una soluzione (abbastanza) flessibile, non è una costosissima mega-caldaia che deve funzionare sempre e a regime. Può quindi sposarsi con politiche – auspicabili – di ulteriore riduzione dei rifiuti e riuso dei materiali, mentre si sa che l’inceneritore l’immondizia la vuole, e se non ce n’è, la si importa, come sono costretti a fare a Brescia e in Germania.

Questa ci sembra la ragione forte per cui questa soluzione va approfondita. Indagando sui problemi aperti, innanzitutto quanto inquina e quanto costa, e paragonandola con la soluzione inceneritore che si vorrebbe unica sul tappeto.

Il punto è che invece in Comune, al di là delle belle parole degli odg, ci si muove in quell’unica direzione. E di tutte le opzioni promesse – studiare il Cdr, verificare i costi dell’incenerimento, rivedere il Piano provinciale dei rifiuti, convocare un’apposita Assemblea dei Comuni – non si vede traccia. Anzi, si impegnano soldi per l’impianto, in teoria tutto da verificare: il bilancio del Comune impegna per il 2008, sotto la voce "contributi per il termodistruttore" 3.409.200 euro; e la Provincia spende centinaia di migliaia di euro per progettare il ponte sull’Adige a esclusivo servizio dell’impianto.

A questo punto l’iniziativa di Salvati rompe le uova nel paniere. E pone, innanzitutto il sindaco, di fronte al quesito: queste verifiche, tanto sbandierate, le vogliamo fare? E magari prima si spendere soldi?

E pone i consiglieri di maggioranza, che l’odg hanno votato credendo di salvarsi l’anima per la presenza di assicurazioni sulle verifiche, di fronte all’aut aut: se queste verifiche non ci sono e non le si vuole, lo votate il bilancio che prevede di andare avanti comunque verso una soluzione che non piace a nessuno e che tutti inquieta?