I repubblichini come i partigiani? Sarebbe un’infamia
Il revisionismo politico ad uso strumentale per distorcere la storia ed omologare valori contrapposti sta tentando di diventare revisionismo giuridico. Un gruppo di senatori di Alleanza Nazionale ha presentato al Senato un progetto di legge che vorrebbe equiparare i repubblichini di Salò ai partigiani del Corpo Volontari della Libertà.
L’articolo 1 del testo fa riferimento ai soldati, ai sottufficiali e agli ufficiali che prestarono servizio nella Repubblica Sociale dal 1943 al 1945, che dovrebbero essere considerati cobelligeranti, cioè combattenti. Ciò significa, secondo il parere dei giuristi e degli storici, tra cui Claudio Pavone, che acquisterebbero la dignità di combattenti non solo l’esercito illegittimo di Rodolfo Graziani, ma anche le Brigate Nere, la famigerata Muti, la Guardia Nazionale Repubblicana, le bande di assassini comandate dai vari Carità, Bardi, Kock e altri, e perfino il reparto di SS italiano costituito in base ad un accordo fra il Governo di Salò e lo Stato maggiore delle SS a Berlino.
Combattenti per chi? E contro chi? La risposta è semplice: combattenti a favore del nazi-fascismo, della dittatura, delle leggi razziali, dei campi di sterminio, della strage delle razze cosiddette inferiori; combattenti contro il legittimo Governo italiano, contro la grande alleanza antifascista (Stati Uniti, Inghilterra, Francia, Unione Sovietica), contro la libertà, la democrazia e l’eguaglianza dei diritti. Se avessero vinto loro oggi l’Europa sarebbe nazificata.
A parte questo dettaglio, che per fortuna non si è verificato, parificare i repubblichini ai partigiani e al Corpo militare italiano di Liberazione (che combattè al fianco degli alleati) significa dimenticare eccidi, stragi, stupri, impiccagioni con ganci da macellai, rappresaglie contro civili inermi, stragi di innocenti come a Marzabotto o a Sant’Anna di Stazzema. Se il tentativo riuscisse, sarebbe un’infamia, un vergognoso colpo di piccone alla Costituzione nata dalla Resistenza antifascista.
Il progetto di legge vuole proprio questo: rivendicare la piena legittimità morale e politica alla Repubblica sociale di Salò. Mi domando se l’on. Fini non abbia nulla da dire contro questo progetto che contraddice la sua politica. A Fiuggi e dopo l’on. Fini ha ripetutamente dichiarato, anche in occasioni solenni, che le repubblichina di Salò è stata una brutta pagina della storia italiana, che le leggi razziali erano state un obbrobrio, che la Shoa rappresentava il male assoluto, che riconosceva la Resistenza e l’antifascismo come il fondamento della nostra Repubblica. Dobbiamo ancora credergli, o dubitare invece che fosse tutta una mascherata per essere "sdoganato" e arrivare al Governo? Egli ha il dovere politico di prendere posizione.
Per quanto ci riguarda, siamo certi che tutti i democratici si batteranno uniti perché questa vergogna non passi. Il decreto legge del Capo provvisorio dello Stato, il liberale De Nicola, il 6 settembre 1946 equiparava i partigiani combattenti ai militari volontari dell’Esercito dell’Italia democratica. Il progetto di legge dei senatori di Alleanza democratica, che vuole attribuire ai repubblichini la stessa dignità dei partigiani, è in irriducibile contrasto con la legge del 1946.