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Il lino ritorna in val di Fiemme

Antonio Graziano

Quest’anno in Val di Fiemme è nato un progetto pilota che si propone il recupero di antiche tradizioni e la restituzione del valore storico al ciclo del lino, valorizzando in tal modo l’economia locale creando nuove opportunità occupazionali.

Recuperati dalla soffitta di un vecchio maso abbandonato, i semi di una varietà locale di lino hanno permesso la coltivazione di una modesta quantità della pianta, sufficienti per fornire agli studenti della III C, sezione sociale, dell’Istituto di istruzione superiore di Cavalese, l’opportunità di partecipare ad un percorso unico nel suo genere. Grazie alla collaborazione di un gruppo di donne del territorio di Fiemme, ultime testimoni di questa pratica secolare, il percorso ha interessato tutte le fasi della lavorazione del lino, dal raccolto alla produzione delle fibre fino alla filatura ed alla tessitura.

L’esperienza ha avuto inizio l’anno scorso grazie ad una riflessione sul concetto di "sviluppo sostenibile, quello sviluppo che soddisfi i bisogni delle generazioni presenti, senza compromettere quelli delle generazioni future" (Rapporto Burtland, 1987). Uno sviluppo che, come in questo caso, si interessi delle ripercussioni delle nostre azioni a lungo termine, deve tener conto dell’integrazione di tre parametri: economia, ambiente e società. Un esempio del genere si ritrova nel lavoro artigiano di alcuni paesi del Sud del Mondo, dove alla valorizzazione delle risorse locali si associa l’autonomia economica e quindi la possibilità, per quelle popolazioni, di liberarsi dai meccanismi che regolano i mercati internazionali. Una riflessione di questo tipo può essere riproposta sul nostro territorio, dando al progresso un significato diverso da quello legato all’innovazione tecnologica ed al possesso di beni materiali e valorizzando piuttosto la capacità di utilizzare le risorse naturali mediante l’utilizzo di tradizioni locali. La scuola si è presentata in questo caso uno strumento di trasmissione del sapere non solo fra insegnanti e studenti, ma soprattutto fra gli anziani custodi delle tradizioni e le nuove generazioni che conoscono queste attività solo dai racconti dei nonni. Il loro dialogo è un segno di come si possano riannodare i legami fra un territorio e la sua storia solo attraverso l’esempio del fare e la cocciutaggine di riuscire a tradurre in pratica quanto appreso da mani esperte.

L’esperienza, arrivata alla sua conclusione, ha permesso di creare una mostra che descrive le varie fasi del ciclo del lino, gli oggetti prodotti ed il percorso teorico-pratico che ha interessato gli studenti. L’esposizione sta girando il territorio della Val di Fiemme. Verrà allestita dal 24 luglio al 2 agosto (orari 16.30-18:30 e 20.30-22) presso "Casa Jellici" a Tesero.

Intanto il prof . Fabio Della Giacoma, docente della scuola di Cavalese e il dott. Francesco Gilmozzi della Rete trentina di Educazione ambientale, principali responsabili del progetto, si propongono un obiettivo tanto ambizioso quanto realistico per il futuro, quello di far sì che quanto realizzato fino ad oggi si traduca in opportunità occupazionali per gli studenti del Liceo Pedagogico dando luogo alla creazione di un centro di produzione permanente di tessuti del lino destinati alla vendita. Il risultato sarebbe quello di dare alla scuola un’ulteriore funzione: oltre che veicolo indispensabile di conoscenze e competenze diverrebbe anche uno strumento di passaggio tra il mondo dello studio e il mondo del lavoro.

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