Scemari trentini attuali e futuri
Accanto alle strade del vino si snodavano le vie dell’immondizia, corsie preferenziali per il trasporto dei rifiuti...
In una bellissima giornata di primavera i trentini sciamava no per le strade dell’isola pedonale del centro storico, schivando abilmente automobili, moto, furgoni. In via Oriola, un Tir a motore acceso era impegnato in operazioni di carico. Gli scarichi invece, dello scappamento, li riservava agli avventori del Caffé seduti ai tavolini all’aperto.
Era da alcuni anni ormai che Trento aveva riscoperto la sua vocazione tradizionale. Orbata di sloi, italcementi, ferriera aveva ora finalmente l’inceneritore. Dal suo altissimo comignolo, che nel nuovo stemma della città campeggiava accanto all’aquila, dispensava equanimamente sugli abitanti la dose giornaliera di diossina.
I limiti di tolleranza dell’inquinamento da traffico erano stati agganciati al costo della vita. Quando le polveri sottili diventavano così spesse che si vedevano a occhio nudo, scattava la circolazione a targhe alterne. Ma per le proteste dei commercianti le deroghe erano state estese a tutte le autovetture con almeno una persona a bordo, conducente incluso. Grazie alla preveggenza di Dellai, i trentini, potevano tuttavia trovare un po’ di beneficio entrando nei bar, ove aleggiava una spessa coltre di fumo: chiodo scaccia chiodo.
Trento si era trasformata: la ferrovia era stata interrata e ora la stavano febbrilmente disseppellendo per far passare i treni; l’Adige (il fiume, non il giornale) era stato sopraelevato; una fresa potentissima aveva aperto un tunnel nel fianco della cattedrale per poter passare velocemente da piazza Duomo a piazza D’Arogno; il mercatino del giovedì era stato trasferito all’ex-Mart di Rovereto, dopo che il caldo e l’umidità avevano devastato i quadri e specialmente il Segantini, costato alla collettività decine di miliardi. E su tutto il territorio provinciale, accanto alle strade del vino, si snodavano le "vie dell’immondizia", corsie preferenziali per il trasporto dei rifiuti ad Ischia Podetti.
Il mondo politico era ricco di fermenti vecchi e nuovi. Pinter sedeva sempre in consiglio provinciale e per tener fede al principio della rotazione, da lui sempre sostenuto (chiedere a Tonelli), aveva dotato ogni crocicchio di una rotatoria, eliminando totalmente i semafori.
Con ciò, però, la Berasi si era vista privare dell’ultimo verde che ormai le restava e di ogni possibilità di ricandidare. Era stata fortunatamente cooptata nella ristretta cerchia dei benemeriti dell’Europa, per averne promosso i più alti valori (d’inquinamento).
Anche l’inossidabile Taverna era sparito dalla scena politica, cacciato per sempre da Fini. Per non deludere le aspettative dei numerosi fans, aveva aperto un locale, "La taverna" appunto, e due volte al giorno si esibiva in doppiopetto, riproponendo su uno sfondo virtuale di aula consigliare, alcune sue storiche performance oratorie. Avrebbe voluto bensì aprire una scuola di retorica, ma Divina e Boso lo avevano bruciato sul tempo.
Insomma, i trentini continuavano a vivere nel migliore dei mondi possibili, grazie alla fine diplomazia di Dellai. Sul piano istituzionale, il Governatore era riuscito ad assicurare alla Provincia le solite laute entrate, facendo valere la specialità della nostra autonomia e il suo ancoraggio internazionale. Non era stato facile, a Roma, perché il ministro Castelli, codice della navigazione alla mano, obiettava che l’ancoraggio internazionale non poteva riguardare la nostra Regione, dal momento che si riferiva a "navi alla fonda in acque extraterritoriali".
L’Università si era completamente integrata nel sistema. Forniva consulenze alla Provincia, su dei moduli con le conclusioni prestampate a cura del committente, dall’ERGO in giù. I dipendenti provinciali, insieme con i buoni pasto ricevevano dei buoni-esame; quando totalizzavano 100 punti staccavano la laurea, direttamente al ristorante. Trattative erano in corso fra l’assessore provinciale all’istruzione e la Moratti per il riconoscimento di questi titoli almeno a livello del Triveneto.