E i prodotti trentini?
Il passaggio della proprietà a catene nazionali o internazionali non è solo una ristrutturazione commerciale, ma pone anche problemi di legame con il territorio, in particolare con la produzione trentina. "L’esempio clamoroso è quello dell’hard discount, che fa riferimento a catene estere, e nei suoi acquisti salta completamente il territorio: l’uva sultanina può essere turca, la frutta israeliana, lo speck dell’Est europeo" - afferma l’assessore di Trento allo sviluppo economico Franco Grasselli.
Sait, Poli e Orvea, di proprietà trentina, hanno dato ampio spazio ai prodotti locali. E la nuova società Sait-Coop, in cui è facile intuire che l’egemonia tecnica sia del colosso Coop?
"I prodotti trentini sono valorizzati al Superstore come negli altri nostri esercizi: presentiamo un assortimento di ben 600 vini, metà dei quali sono vini; e così abbiamo la mozzarella di Fiavè accanto a quella Coop e a quelle meridionali, e così via. Inoltre – prosegue il presidente del Sait Fiorini – abbiamo sottoscritto un accordo con la Coop per cui i prodotti trentini vengono distribuiti anche nella loro rete nazionale. Certo, qui sorge il problema delle quantità: per le mele, ad esempio, la cosa si può fare agevolmente, ma per tanti altri prodotti, come i formaggi, non è possibile impostare una campagna nazionale per far conoscere un prodotto che poi non è disponibile in quantitativi adeguati…"
E qui si ritorna al dilemma quantità/qualità, che ha recentemente squassato il mondo della produzione alimentare trentina (piccoli frutti, vino…, vedi Dal Trentino, furbescamente).
E’ un altro discorso? Probabilmente no: è sempre l’equilibrio tra piccolo e grande, fra locale e globale…