Lunardi e la Valdastico: una cultura raccapricciante
A proposito della contestata autostrada e dei suoi alfieri.
Era da poche settimane iniziato l’anno del Signore 1974 ed io ero ancora deputato alla Camera. Annunciato da un conoscente milanese, venne a trovarmi , nel mio studio in Riva, un signore, di cui non vi farò il nome, che era l’editore di un diffuso settimanale, il primo apparso in Italia inondato di fotografie di donne nude. Non sapevo di cosa intendesse parlarmi. Attaccò senza preamboli l’argomento, offrendomi per il mio partito, il PSI, e per i sindacati, la somma di 300 milioni dell’epoca in cambio di una attenuazione della campagna che in quel tempo andavamo sviluppando contro la PiRuBi, cioè l’autostrada della Valdastico, propugnata da Piccoli, Rumor e Bisaglia.
Rimasi impietrito e ricordo che, sopraffatto dall’imbarazzo, riuscii a balbettare che evidentemente gli avevano fornito informazioni sbagliate sul mio conto. Capì subito l’antifona e, come era venuto, così se ne andò scusandosi di avermi fatto perdere del tempo. Pochi giorni dopo volli parlare con Francesco De Martino, segretario del mio partito, per verificare se il partito fosse in qualche modo compromesso nell’iniziativa e metterlo al corrente dell’offerta che mi era stata fatta, e per informarlo che, come tutta risposta, ero deciso ad intensificare l’opposizione alla PiRuBi. De Martino mi assicurò che il partito non aveva alcun impegno nella vicenda e mi incoraggiò a promuovere tutte le iniziative che ritenessi utili per contrastare l’esecuzione dell’ opera.
Il resoconto sommario di mercoledì 13 febbraio 1974 della Camera dei Deputati pubblicò una mia interpellanza, firmata anche dal presidente del gruppo on. Mariotti, ed altri, rivolta ai ministri competenti, nella quale sono ribaditi i numerosi argomenti che allora erano stati elaborati da un vasto schieramento popolare contro quella progettata opera. Ancora oggi non so se quell’offerta fu un reale tentativo di corruzione o invece un sondaggio per verificare il mio grado di resistenza alle tentazioni. Due interpretazioni entrambe verosimili di un fatto sicuramente vero. Da esso derivò una maggiore intransigenza nella opposizione alla PiRuBi che probabilmente ha contribuito a far sì che, quasi trent’anni dopo, l’opera non sia stata ancora costruita.
Oggi però chi la vuole fare sta tornando alla carica, con un impeto travolgente: i veneti, le associazioni economiche trentine, lo stesso assessore Grisenti della Margherita con il malcelato appoggio del presidente Dellai, i valsuganotti esasperati all’ingorgo che affligge la loro valle. Addirittura il ministro competente Lunardi, che ha impugnato il progetto della Valdastico, brandendolo come un traguardo da raggiungere costi quel che costi, anche contro il parere degli organi tecnici del suo ministero e, quel che è peggio, anche contro i poteri dell’Autonomia ed il parere delle popolazioni interessate.
Ma è per l’appunto questo patrocinio del ministro che aggiunge nuovi argomenti contrari al progetto. Lunardi è colui che ha proposto di aumentare il limite di velocità consentito sulle strade e autostrade. E’ colui che ha dichiarato che con la mafia si deve convivere. E’ portatore di una cultura raccapricciante, ed in questa cultura si inserisce, con i caratteri propri di una tendenza maniacale, la pulsione a costruire nuove autostrade.
Io capisco che fa comodo avere la propria vettura sulla porta di casa, salirvi, accendere il motore, recarsi a destinazione, e poi tornare senza altri impicci. L’automobile ed il trasporto che essa consente sono moderni ed assecondano la nostra libertà di movimento. Ma quando il mezzo diventa il fine, e la vettura assurge a status symbol, la si usa per andare a prendere il giornale, ogni famiglia ne ha più d’una, le strade nei momenti di punta sono intasate da lumacose colonne di scatole metalliche con dentro ciascuna un manichino sequestrato, la percorrenza in termini temporali si allunga, gli incidenti provocano morti e feriti come in una guerra, l’atomsfera si impregna di veleni, quando accade tutto ciò, bisognerà pur porsi il problema se questo sia il destino che vogliamo perpetuare per le future generazioni.
Vogliamo convivere con questo boomerang devastante del trasporto individuale come con la mafia? Addirittura aumentando la velocità consentita e costruendo nuove autostrade che avranno l’unico effetto di promuovere ulteriormente il trasporto su gomma e individuale? La scelta alternativa esiste: è il trasporto collettivo. Prima delle valutazioni tecniche, che restano all’interno di una scelta culturale, si impone appunto una diversa scelta di modello di società.
L’opposizione alla Pi.Ru.Bi era e resta una opposizione culturale, addirittura antropologica. Lunardi vuole convivere con la mafia e con la nevrosi del trasporto individuale. Noi no!