Bondone: rilanciato o decotto?
20 miliardi pubblici alle Funivie: il discutibile (ma non strampalato) progetto per rilanciare il moribondo Bondone.
Dunque, si tenta per davvero il rilancio del Bondone, con un accordo tra Comune di Trento e Società funivie Folgarida Marilleva: in cui si fanno nuovi impianti, e a pagare è l’ente pubblico. Detta così, la cosa è una schifezza. Vediamo meglio.
Il Bondone, come stazione sciistica, è da anni in crisi, e i motivi sono strutturali, irreversibili, legati alla stessa evoluzione dello sci da discesa: i nuovi materiali, le tecniche, la didattica delle scuole di sci hanno elevato di molto le capacità di uno sciatore medio, che quindi vuole tante piste, lunghe e varie. Chi scrive, trent’anni fa, dopo 7-8 Palon nell’arco di una giornata, era stremato; oggi, con trent’anni di più nelle gambe, dopo cinque Palon non sono stanco, sono stufo: "Non ci sono altri percorsi da fare?". E il Bondone non può offrire molto altro: montagna splendidamente esposta (a nord ma con tanto sole) ma troppo bassa (2100 metri sono pochi), e soprattutto piccola e isolata, non può collegarsi con alcunché, né prestarsi a ulteriori sfruttamenti. Insomma le piste sono quelle: una per principianti (Cordela), una facile (Montesel), una media (Palon), una più lunga e varia (Rocce Rosse-Fortino), ma che proprio per questo arriva troppo in basso, ai 1100 metri di Malga Mezavia dove la neve c’è 20 giorni all’anno. Punto e basta. Il che, oggi, non è più sufficiente: il confronto con le altre stazioni è perso in partenza.
A questo punto si sono aggiunte le motivazioni soggettive, che hanno aggravato il declino. La società impiantista (prima la Graffer, poi la società di Folgarida-Marilleva), visto che non guadagnava, ha iniziato a limitare le spese, riducendo ancora l’attrattività della stazione: piste mal curate, e soprattutto impianti chiusi (le Rocce Rosse sempre, il Fortino spesso). Cioè, incassiamo poco perché abbiamo poche piste, e allora noi riduciamo anche quelle che abbiamo: che è la logica della fine-attività. Sullo stesso binario gli albergatori, che hanno cominciato a chiudere gli esercizi. E il Bondone, che già soffre di non avere un paese che faccia da centro, è ora immiserito da una serie di grandi edifici vuoti e cadenti.
In questa situazione praticamente comatosa, si inserisce il rilancio a cui ha lavorato la Giunta comunale di Trento, e in particolare Franco Grasselli, assessore alle Attività economiche. Due i punti: un cosiddetto "patto territoriale" con tutti i Comuni limitrofi per rilanciare l’insieme della montagna e un accordo con la Società funivie Folgarida-Marilleva di Ernesto Bertoli. Tale accordo prevede: la costituzione di una nuova Società Trento Funivie (vedi tabella) in cui la Folgarida Marilleva conferisce gli impianti e l’Ente Pubblico i soldi; un riammodernamento/razionalizzazione degli impianti esistenti (vedi cartina) ed estensione dell’innevamento artificiale, il tutto a carico del pubblico (Comune, Provincia, Tecnofin); la cessione al Comune, a prezzo di esproprio, di 34 ettari di proprietà delle Funivie.
In buona sostanza: nella nuova società Bertoli non mette un quattrino, tutti gli investimenti sono fatti con i soldi pubblici. Il che apre spazio alle più ampie perplessità. Bertoli non ha problemi finanziari: se non vuole investire del suo, è perché ritiene il Bondone un cattivo affare. Insomma il tutto rischia di finire in un pompaggio di soldi pubblici in un’azienda decotta, all’interno di un settore (lo sci da discesa) in crisi.
Anche perché sembrava ci fosse un altro progetto: abbandonare le velleità del Bondone come stazione sciistica, per puntare su un’offerta variegata, all’interno della quale lo sci alpino sia una delle tante possibilità, e non la preminente. Ora invece, con quest’esborso di soldi solo pubblici (venti miliardi) la centralità dello sci viene riaffermata dalle cose, al di là delle magari lodevoli intenzioni.
Rivolgiamo queste perplessità all’assessore Franco Grasselli.
Siamo partiti dalla necessità - ci risponde Grasselli - di invertire la tendenza all’ulteriore chiusura degli alberghi. Ogni anno gli alberghi restanti chiudono un piano, perché non hanno la redditività nemmeno per mettere a norma gli edifici. E per gli albergatori, se la stagione estiva vale uno, quella invernale vale tre; ed è quindi irrinunciabile."
Ecco quindi che l’ente pubblico interviene…
"Sottolineo che non è un contributo a fondo perduto, ma una partecipazione per investimenti ad una nuova società (non entriamo in una decotta) che raggiungerà il pareggio nel 2005, quando il Bondone avrà 2.000 posti letto. E qui intervengono gli investimenti privati. Noi oggi abbiamo 900 posti letto, servono ristrutturazioni per altri 1.100. A 50 milioni l’uno, vuol dire investimenti - sottolineo privati - per 50 miliardi".
Cosa vi fa sperare che questo avvenga?
"Il rilancio complessivo del Bondone. Già l’annuncio dell’accordo ha provocato investimenti immobiliari: il complesso Cielo Aperto (700 letti) è stato acquistato dalla società della famiglia Zanchetta di Treviso; l’hotel Dolomiti (80-100 letti) dalla famiglia Castiglioni di Padova; il Norge (23 posti) dal dott. Frizzera di Trento. Questo anche grazie alle ampie deroghe e agevolazioni tributarie (su Ici e oneri di urbanizzazione) che abbiamo deciso di concedere a chi ristruttura e amplia".
Altri soldi pubblici, insomma.
"Sì, ma finalizzati a risanare una situazione e creare nuove possibilità. Nel nostro progetto non sono previste nuove costruzioni. Con la riapertura degli alberghi chiusi, si dovrebbero raggiungere i 1.740 letti; con le ristrutturazioni e ampliamenti, i 2.000".
Siete sicuri che ci saranno le ristrutturazioni?
"Useremo il bastone e la carota. Le agevolazioni ci saranno per chi presenterà la domanda di ristrutturazione entro il 30 giugno 2003. Chi tiene chiuso, invece, si vedrà elevate le tasse ai massimi previsti. Non solo: si troverà con un immobile deprezzato, in quanto in concorrenza, sul mercato, con nuove costruzioni che noi incentiveremo a realizzare, su aree di proprietà pubblica, fino a raggiungere i famosi 2.000 letti".
Insomma, darete il via a nuovi alberghi se gli attuali proprietari non ristrutturano?
"Sì. In aree, a Vaneze e Vason, già di proprietà Graffer, e che noi ora con l’accordo abbiamo acquistato (a prezzo di esproprio) dalle Funivie (assieme ai terreni di pertinenza degli impianti)".
Ma c’è una contraddizione: se i funiviari non investono, perché mai dovrebbero farlo gli albergatori?
"Eravamo in una situazione di sfiducia, in cui nessuno voleva partire per non rimanere con il cerino in mano. E allora siamo intervenuti noi. Ma con garanzie: entrata nella nuova società a valori certi (di bilancio, con perizie del tribunale); progetto d’investimento certo, con definizione dei nuovi impianti, per non dover poi trattare su altri tavoli; (accenno al ricatto di Bertoli dello scorso anno: non chiudo il Bondone se mi date l’impianto a Daolasa, n.d.r.) trasparenza assicurata con la maggioranza pubblica nel collegio dei revisori dei conti."
Rimane il problema di fondo: il Bondone è in crisi perché non è una montagna adeguata allo sci di oggi. Non saranno i 20 miliardi a cambiare questo dato.
"Qui si apre tutta la questione della politica economico-turistica del territorio. Nell’accordo è prevista l’assunzione di un direttore di stazione, figura permanente, non legata alla stagione invernale. Per promuovere la montagna nel suo insieme: quindi in inverno non solo discesa, ma sci da fondo, ciaspole, sled-dog, sci-alpinismo. E d’estate orto botanico, percorsi delle malghe, sentieristica, terme del fieno, visite turistico-culturali a Trento. Questo direttore sarà sì pagato dalla Società Funivie Trento, ma nominato dall’amministrazione comunale, alla quale dovrà rispondere: perché dovrà gestire la montagna, non le piste".
Ma a questo punto, rimangono risorse per il non-sci?
"Qui entra in gioco il Patto territoriale, per il quale sono previsti da parte della Provincia 14 miliardi, da investire nel non-sci. Garniga farà un camping, Lasino acquista e mette in servizio Castel Madruzzo, Sopramonte il centro di Sant’Anna, vari Comuni ristrutturano le malghe. All’interno del Patto sono state esaminate oltre 200 ipotesi progettuali: tra poche settimane verrà presentato il progetto complessivo. E si vedrà come noi puntiamo, sul lungo periodo, a fare del Bondone un centro in cui lo sci è solo una parte, e non preminente, dell’offerta".