Rovereto, le divisioni sul Piano Regolatore
Strada di gronda e sviluppo della città: le contrapposizioni fra destra e sinistra, Ds e Margherita, e dentro la sinistra.
Adicembre il sindaco Maffei (Margherita, in coalizione con varie forze di sinistra) baratta con l’opposizione l’apertura a doppio senso di via Paoli, in cambio dell’astensione al bilancio (si veda, per gli effetti su viabilità e traffico, QT di inizio anno). Con il risultato che Rovereto è una delle prime città trentine in cui questo importante atto amministrativo viene approvato. Grandi lodi dei giornali, soprattutto dell’Adige, quasi agiografico: "Sono il sindaco di tutta la città" - dichiara soddisfatto Maffei, durante i brindisi di fine anno. Ma anche una certa perplessità da parte di pezzi importanti dell’alleanza. L’assessore Rasera (indipendente, già DS), esprime un certo malumore nei confronti di un modo di governare che segna una discontinuità con lo stile, secondo alcuni più autorevole, di Ballardini, il quale non aveva paura di esporsi a violente polemiche, se convinto della bontà di un atto amministrativo. Ma c’era anche chi andava più in là: "Vedrai: si attacca via Paoli per attaccare il Piano Traffico, quindi l’ex assessore Bruschetti, e quindi il Piano Regolatore, che la vecchia giunta non riuscì ad approvare."
Segnali quindi di un possibile stravolgimento, di marca margheritina, di quelli che erano gli obiettivi del Piano: riqualificazione di centri storici ed aree industriali dismesse, salvaguardia del paesaggio e della collina.
Ed è lo sviluppo in collina l’ipotesi sulla quale si può scommettere per il rischio di una inopportuna urbanizzazione. Certamente non ora, non con il PRG di Cervellati in procinto di essere approvato. Ma il piano prevede la realizzazione di un tratto di strada di gronda che si svilupperà sulle colline a sud della città, limitato in lunghezza e larghezza, ma che può essere il preludio di futuri ampliamenti, varianti, completamenti…
Attualmente possiamo solo raccogliere giudizi generalisti: la strada si farà perché serve. Ma ammettiamo anche che questa sia un mezzo per garantirsi maggiori fondi provinciali (la Provincia sta finanziando ogni progetto); resta il fatto che la storia delle valli del Trentino è cosparsa di questi esempi: strade edificate a parole con le migliori intenzioni, e che nei fatti diventano vettori di nuovo sviluppo e nuovi insediamenti sparpagliati in zone delicatissime. La strada di fondovalle in Fiemme può essere un esempio, ma non è questione di singoli casi, questa è la regola ferrea dello sviluppo urbanistico del Trentino.
Il dato politico attuale è che il PRG di Ballardini verrà approvato e che il sindaco Maffei, oltre ad ottenere una vittoria politica con l’approvazione del bilancio a spese ridotte (via Paoli), sarà il sindaco del nuovo PRG, che comunque non è poco. Il sindaco si pone come erede delle grandi mediazioni, e con questo stile alleati ed avversari faranno fatica a metterlo con le spalle al muro. Ed infatti, su di un tema delicato come la strada collinare, non c’è vera opposizione, a parte la voce del capogruppo dei DS Maurizio Tomazzoni, architetto.
Allora Tomazzoni, potrebbe descriverci quali sono le caratteristiche di questo Piano?
"Il piano intende favorire la riqualificazione dei centri storici, non solo quello di Rovereto, ma anche di Lizzana, Marco e Noriglio. Ci sono diversi strumenti amministrativi per questo; uno molto importante prevede la possibilità di elevare i sottotetti che non siano sul fronte strada. In questo modo per un privato è conveniente investire, perché i metri quadrati ricavabili dalla ristrutturazione di un palazzo sono maggiori. Inoltre alcune zone di più antica industrializzazione possono ora cambiare destinazione. Alcune sono in aree centrali, quindi interessanti per l’imprenditoria. Altre si trovano lungo la statale del Brennero, che, dopo che sarà costruita la tangenziale, diventerà una strada urbana, quindi di maggior pregio. Non credo quindi che sia un Piano troppo conservativo, come ci rimprovera l’opposizione".
E’ un piano concluso, o ci sono degli elementi di discussione che potrebbero migliorarlo?
"Ci sono alcune cose che mi lasciano perplesso: si attendono i turisti per il Mart, ma ancora non è stato progettato un parcheggio che sia in grado di accogliere i pullman. L’area dell’ex Bimac, per esempio, è in una zona centrale, ma è stata ceduta all’Itea per la costruzione di case e uffici, mentre quella sarebbe stata la zona ideale per accogliere un turista, che così dovrebbe attraversare tutto il centro storico per arrivare al Mart."
Passiamo alla viabilità: via Paoli e strada di Gronda sono i temi di più recente dibattito.
"Per via Paoli, mi sembra una soluzione ragionevole. Invece, sono molto perplesso sull’attuale tracciato della strada di gronda. Il progetto prevede di deviare il traffico che viene dalla Vallarsa e che si trova costretto ad arrivare in piazza Podestà, dove c’è il Municipio, in una galleria per uscire sopra il quartiere di Santa Maria. Qui ci sono due possibilità: o scende verso il quartiere, passando di fianco ad un asilo, comunque rimanendo in centro storico, oppure dovrebbe scendere verso Marco, cioè troppo lontano. Il risultato potrebbe essere che il traffico sia solamente spostato da un punto del centro storico ad un altro. Inoltre il numero di macchine che scende dalla Vallarsa è irrisorio. Addirittura, i camion di un certo peso sono giusto poche unità, che saranno ulteriormente ridotte quando il salumificio Marsilli, si trasferirà in Valdadige. Insomma: il piano regolatore prevede un progetto costoso e inutile.
Secondo me, è una strada che non verrà mai realizzata, ma inserita solo allo scopo di poi procedere ad una lenta edificazione della zona collinare - che tra parentesi è franosa - con lo strumento della variante di piano."
Come si vede, ci sono preoccupazioni fondate che un’opera, apparentemente progettata per salvaguardare il centro, si traduca invece in uno strumento di sviluppo urbano.Ne parliamo con il sindaco Maffei.
Signor sindaco, c’è chi teme che tanto insistere sulla strada di Gronda sia il preludio dell’urbanizzazione della collina.
"Chiariamo subito una cosa: qualunque intervento proporremo per la viabilità ad est, sarà per obiettivi di interesse pubblico. Il piano regolatore che approveremo sarà sostanzialmente quello della giunta precedente, il che vuol dire che per i prossimi 15 anni di costruire in collina non se ne parla neanche".
D’accordo, però subito dopo i proclami, lo stesso Piano Cervellati permette di edificare ad edilizia privata la zona della Consolata. Se davvero si intendeva essere così severi, perché permettere ancora poche villette in una zona di collina?
"Quella zona consiste in un convento, attualmente in disuso, che potrebbe essere recuperato per obiettivi di interesse pubblico: penso ad un convitto universitario. Però la proprietà è privata. Allora siamo giunti ad una specie di compromesso: verrà mantenuto il vincolo di interesse pubblico in cambio della possibilità di costruire ad uso privato delle nuove abitazioni".
Questo introduce il tema dei "poteri forti": quell’area appartiene ad una cordata di imprenditori, tra cui Pedri, vicepresidente degli industriali, che appare di frequente: sembra siano sue delle aree nella zona ai Fiori, sua è la zona della ex-Sav di Sant’Ilario, tutte aree che hanno cambiato destinazione...
"Pedri è un imprenditore abile nel costruire cordate, ma escludo che abbia influenzato questo Piano. Tant’è che abbiamo problemi con lui proprio nell’area ai Fiori, dove una zona precedentemente destinata ad attività artigianali sarà destinata a parco. Per lui è una perdita economica, e credo sia intenzionato a ricorrere in tribunale".
Uno dei più irrequieti esponenti della vecchia giunta è l’assessore alla cultura Fabrizio Rasera.
Lei era in giunta al tempo del piano Cervellati. Questo PRG è conservativo od espansivo?
"Questo Piano si regge su una ipotesi paesaggistica, non dobbiamo avere paura ad ammetterlo, ma si pone degli obiettivi importanti. Mira al recupero del centro storico, incentivando l’investimento privato. E’ un’idea che ha dato in passato buoni frutti. Il centro è molto migliorato rispetto a qualche anno fa."
D’accordo, però la strada di Gronda stride un po’ con questi obiettivi. Non ritiene che sia necessario un opposizione un po’ più ampia di quella del solo Tomazzoni?
"La strada di gronda non si farà mai, perché è troppo costosa e neanche tanto necessaria. Credo sia la forza del già detto, l’inerzia di un vecchio progetto. Ma è stata la Margherita ad insistere a volerla, ancora nella scorsa giunta, ed in sede di mediazione si è giunti alla decisione di includerla nel piano..."
Inutile quindi fare opposizione adesso... Però, al contrario, lei è stato uno dei più critici nei confronti di una decisione del sindaco, la riapertura di via Paoli, che sembra abbastanza innocua.
"Il piano traffico si pone degli obiettivi sintetizzabili nello slogan ‘Le macchine non possono andare ovunque’. In questo senso la riapertura di via Paoli significa più macchine in centro. Ed io contesto che questa sia l’unica opzione che dobbiamo perseguire, anche per la filosofia complessiva che sottintende. Per esempio c’è un vigneto, di fianco al castello, che è un pezzo di memoria storica della città. Ogni tanto sento dire, per esempio, che lì prima o poi bisognerà fare un parcheggio. Quello è un paesaggio che è "finito", non ha più bisogno di interventi".
Giriamo la questione al sindaco.
C’è chi parla di scambio politico: via Paoli in cambio del bilancio. Primo passo per rivedere l’intera questione del Piano Traffico?
"E’ una questione che va rivista in chiave tecnica. Qual è l’esperienza che possiamo trarre da questi anni di grandi progettazioni? Che ogni modifica va fatta gradualmente, perché incide su abitudini consolidate. Via Paoli, secondo noi, andava aperta per vedere che effetto faceva sulle vie attualmente più utilizzate, come via Cavour e via Benacense. Il traffico è come un liquido: chiudi da una parte e lui va da un’altra, a volte anche in modo imprevedibile. Si dovrebbe avere un atteggiamento più laico sulla questione. Certo, l’ideale sarebbe un maggiore utilizzo del mezzo pubblico, delle piste ciclabili. Ma è un obiettivo che possiamo perseguire solo a medio e lungo termine. Verso aprile dovremmo partire con una ridefinizione complessiva delle linee urbane, in collaborazione con le altre amministrazioni di valle. Speriamo che questo possa incrementare gli utenti del mezzo pubblico".
Insomma, secondo il sindaco Maffei è stato l’uso di un po’ di buon senso che gli ha permesso di portare a casa un risultato politico non da poco, come l’approvazione del bilancio. Ma le opposizioni? Non staranno tramando clamorosi blitz? Ne parliamo con Marco Zenatti, capogruppo di AN.
Allora via Paoli in cambio del bilancio. Possiamo attenderci qualche altro colpo di scena?
"Era logico provare ad aprire via Paoli. Non lo si è fatto prima, secondo me, solo per impuntature personali. Ma quello ha rappresentato solo un episodio dell’attuale amministrazione".
Ricordo di averla intervistata durante la sua campagna a sindaco, e ricordo che era piuttosto critico sul PRG...
"Certo. Non possiamo dire che ci siano errori clamorosi o scorrettezze: è l’intera ipotesi del Piano che noi contestiamo, e da più livelli. In primo luogo il piano si prefigge di impedire la costruzione nelle zone periferiche per costringere a riutilizzare il centro. Secondo noi la logica è sbagliata e deve funzionare esattamente al contrario: è necessario permettere maggiore sviluppo alla periferia, in modo da mettere in moto un volano che, creando ricchezza, permetta poi il recupero ed il riutilizzo del centro storico. Attualmente è troppo costoso ristrutturare, ed in centro non si può certo parlare di posto macchina, di giardino. Così succede che i roveretani si trasferiscono a Villa Lagarina, a Mori, dove è ancora possibile costruire".
Non mi è del tutto chiaro come questo si possa tradurre in recupero del centro; resta comunque il fatto di determinare quali aree potrebbero essere edificate.
"Date le recenti vicende (le frane sopra il Mart, n.d.r.), mi pare ovvio escludere la zona collinare. Rovereto ha anche una bellezza legata al paesaggio, che deve essere salvaguardata. Però ci sono zone in valle, attualmente a destinazione agricola, che sono limitrofe all’abitato, e che potrebbero essere utilizzate.
Ma è l’intera ipotesi minimalista del piano che noi contestiamo. Un Piano che trasmette un’idea di conservazione, legata alla paura del nuovo e dell’investimento, e non dà ai soggetti economici la fiducia necessaria ad affrontare le sfide del Trentino. Ieri la crisi della Sony, oggi Marangoni che annuncia le difficoltà del Trentino a restare competitivo. Abbiamo un’economia fortemente caratterizzata dai contributi a pioggia: dovremmo uscirne, cercando di spendere meglio i soldi. E in questo contesto il Piano chiude la città in se stessa, timorosa del possibile sviluppo, senza ancora un’ipotesi plausibile per l’Università".