Cermis, un’altra strage impunita
Nel nostro paese, ogni qualvolta il potere militare è coinvolto in tragedie, depistaggi, al cittadino viene negata la verità. Partendo da Ustica per arrivare a Casalecchio di Reno, partendo da Gladio per seguire i golpe mancati, la storia si ripete. Si ripete anche davanti agli scenari di guerra, dalla Somalia con i cittadini abbagliati dalla magica Sofia Loren che abbraccia un bambino, missione umanitaria, e si scoprono, dopo l’omicidio di Ilaria Alpi, altre verità. Come pure è accaduto con la guerra chirurgica contro la Serbia, dai massacri di civili ricostruiti attraverso falsi giornalistici per passare all’uso dei proiettili all’uranio impoverito, dagli scandali dell’operazione Arcobaleno, un’operazione di solidarietà governativa che grazie ai soliti comportamenti tollerati dai militari ha distrutto le potenzialità e la credibilità del volontariato spontaneo che nella ex Yugoslavia e nel Kosovo operava da anni.
Sulla vicenda del Cermis era ovvio, scontato chiedere un’inversione di tendenza al governo di centrosinistra. Ma in Italia, a quanto sembra, le cose non possono prendere pieghe diverse e a tre anni dalla strage non si conosce una verità ufficiale, definitiva su cosa e perché sia accaduto che un cavo della funivia venisse tranciato da un volo pazzesco, inutile, e sul prato sottostante rimanessero schiacciate 20 persone innocenti, ignare di tutto.
La commissione di inchiesta parlamentare ha raccolto testimonianze agghiaccianti che confermano quanto i magistrati di Trento avevano rilevato sin dal primo giorno: questi piloti giocavano, scommettevano, festeggiavano a boccali di birra le loro bravate sul territorio italiano. Questi piloti, appena atterrati, hanno subito distrutto le prove di volo, sono stati coperti dai silenzi delle autorità militari americane e dalla passività di quelle italiane.
Il governo italiano ha lasciato che i piloti fossero processati negli Stati Uniti e noi abbiamo assistito alla loro assoluzione. Abbiamo dovuto subire la ripetuta arroganza e volgarità del caposquadriglia capitano Asby, un pilota che non ha perso occasione per offendere la nostra sensibilità, i giornalisti e i parenti delle vittime.
La tragedia del Cermis quindi non ha colpevoli, anzi, una condanna è stata emessa. Grazie all’intraprendenza del governo D’Alema, la CGIL del Trentino è stata condannata con una pericolosissima sentenza della Corte di Cassazione.
La FILT, la categoria dei trasporti della CGIL, si era dichiarata parte civile nel processo con un unico scopo: quello di tutelare la sicurezza dei dipendenti delle linee funiviarie e degli utenti. Ora si trova a dover pagare 50 milioni di spese processuali e ad ingoiare la terribile sentenza: nessun cittadino o associazione di qualsiasi specie ha il diritto o il potere di interferire nelle decisiooni che gli Stati Uniti, paese alleato dell’Italia, prende in campo militare sul territorio di paesi alleati.
In questa situazione a Cavalese si è tenuto il terzo anniversario della tragedia. Sono stati momenti intensi e forti: la sera del 2 febbraio il coro della SAT e il giorno dopo la messa nella parrocchiale celebrata dal vescovo mons. Luigi Bressan alla presenza dei parenti delle vittime, degli ambasciatori dei paesi interessati, dell’ambasciatore americano Foglietta. Una persona, quest’ultima, certamente animata da sentimenti profondi, ma che non può nascondere le responsabilità del suo Paese con i suoi gesti teatrali, come l’inginocchiarsi sul piazzale delle funivie, o l’abbraccio ai parenti delle vittime. Pur essendo certi delle sue sofferenze a livello personale, invece di portare gestualità tanto forti - lo ripetiamo - doveva garantire una strada veloce e certa alla giustizia, alla verità: non doveva inchinarsi alla ragione di Stato.
Nelle celebrazioni va rilevato il comportamento dei cavalesani, sconcertante in molti casi. Era stata indetta la giornata di lutto cittadino; alcuni negozi l’hanno rispettata, pochissimi bar. I commenti ricorrenti erano per lo più cinici: "Cosa c’entriamo noi con la tragedia? E’ un fatto che riguarda le funivie, perché privare dei servizi i turisti?"
Le funivie, come al solito, hanno fatto la figura peggiore: hanno chiuso l’impianto negli orari più tranquilli, quando quasi nessuno lo usa, dalle 11 alle 12. Eppure un atto di sensibilità forte poteva essere segnato a loro favore: dirottare gli sciatori, per un solo giorno, nella vicina Pampeago.
Niente di tutto questo, le funivie del Cermis pretendono dalla Provincia e dallo Stato risarcimenti, pretendono di impossessarsi dell’intera montagna di Cavalese ottenendo deroghe paesaggistiche e di procedura nel ricostruire l’impianto, le piste fino a fondo valle, i parcheggi nell’Avisio. Tutto è loro dovuto ed in questo si trovano ben assecondate dal Sindaco del paese. In questi comportamenti non si legge tanta distanza dall’arroganza dimostrata dai militari americani.
In paese c’è volontà di rimuovere il fatto, in troppi sono rimasti infastiditi anche dalla semplice riproposizione della giornata di lutto cittadino. Alcuni degli amministratori comunali in particolare stanno attendendo l’arrivo dei presunti dovuti risarcimenti, 40 miliardi, per ricostruire un’immagine turistica perduta - si dice.
Le voci che chiedono verità e giustizia rimangono deboli, appena sussurate. Solo un gruppo consigliare le invoca, quello di Cultura Società Ambiente. I termini verità e giustizia vengono usati nelle altre occasioni solo per un’azione di pulizia della coscienza, per non essere accusati di cinismo. E nessun passo governativo è ancora stato compiuto per modificare il trattato di Londra del 1952, quello che ha permesso alla Corte di Cassazione di emettere una sentenza tanto pesante, tanto umiliante per quei cittadini che nonostante tutto ancora ricercano la verità, anche nelle pieghe del potere militare.