ll centro commerciale sotto il castello
Si può costruire un maxi-capannone immediatamente sotto un castello? Il caso del centro commerciale ai piedi del Castello di Monreale.
Ai margini nord della Piana Rotaliana, in piena campagna ed ai piedi di Castel Montereale (XII secolo), sorgerà forse l’ennesimo centro commerciale.
Un’impresa di Trento ha chiesto di poter costruire un capannone di dimensioni tali (quasi duecento metri di lunghezza per un volume di circa novemila metri cubi) da non passare inosservato nemmeno nella compromessa pianura di Trento, figurarsi nella quasi vergine campagna di Masetto. Referente della società imprenditoriale è Tullio Uez, presidente dell’Associazione Artigiani della provincia di Trento. Tra i soci della stessa impresa anche il geometra (Armando Mattedi) che per svariati anni ha svolto la funzione di tecnico incaricato proprio per conto del comune di Faedo.
La pratica edilizia è ora nelle mani della Provincia di Trento, ufficio per la valutazione dell’impatto ambientale (V.I.A.) dell’assessorato all’ambiente. Al V.I.A. stanno arrivando le relazioni dei numerosi uffici (una decina) chiamati ad esprimere il loro parere tecnico. Il 26 settembre scorso la commissione provinciale per la tutela del paesaggio ha detto un sostanziale ni, nel senso che il progetto così come presentato non risulterebbe accettabile per la presenza del Castello, ecc. ma che, con le opportune modifiche tendenti ad alleggerirne l’impatto visivo…… se ne potrebbe riparlare. Sostanzialmente favorevoli (tutt’al più contengono delle prescrizioni alle quali l’insediamento commerciale dovrà in ogni caso attenersi), gli altri pareri degli uffici provinciali finora rilasciati.
E il Comune? A Faedo, piccolo centro (conta meno di 500 abitanti) sulle colline dei monti dell’Adige il cui territorio scende fino al piano rotaliano, la nuova amministrazione comunale si dice preoccupata. E’ in queste occasioni, di fronte ad interessi commerciali spropositati, che si misurano i peraltro sacrosanti limiti dell’autonomia comunale e del principio di sussidiarietà. Con personale limitato nel numero e segretario comunale a scavalco, è certamente più difficile fare le pulci alle pratiche più complesse. Tuttavia bisogna esprimersi. Chiara la contrarietà politica della nuova amministrazione comunale che ha ereditato dalle precedenti il pesante fardello, come chiaro e favorevole all’insediamento è invece apparsa la minoranza consigliare uscita sconfitta dalle ultime elezioni.
Ma la chiarezza politica, negli atti concreti dell’amministrazione deve fare i conti con le regole ed ecco che allora il parere scritto, le deliberazioni, risultano meno nette. D’altra parte, dal punto di vista strettamente urbanistico - ci spiega il sindaco Bruno Faustini - il progettato capannone è in linea con il piano regolatore del Comune, se si esclude il problema della fascia di rispetto stradale che dovrebbe essere larga cinquanta metri mentre i committenti ne hanno previsto una più stretta, di soli venti. La fascia di rispetto è quella striscia di terreno che fiancheggia di solito le strade (in questo caso la statale del Brennero) e sulla quale è vietata la costruzione di edifici ma è permessa la realizzazione solamente di parcheggi o di piazzali.
Ma è sulla incompatibilità nei confronti dell’ambiente e del paesaggio che a Faedo puntano alla bocciatura del progetto. Su questo punto la commissione edilizia del Comune è stata chiara: "Il progetto ricade in zona di tutela ambientale e circondata da aree agricole di interesse primario… E’ visibile dai terrazzi panoramici del Monte di Mezzocorona e Fai della Paganella ed in particolare dal complesso monumentale del Castello di Monreale. … L’impatto visivo dell’intervento… appare estremamente negativo."
Sull’ipotesi di costruire un capannone in quel luogo abbiamo sentito anche il presidente del WWF trentino, Francesco Borzaga, che si è dichiarato visceralmente contrario e disposto a collaborare a qualsiasi iniziativa utile a contrastarla.
Altrettanto contrario si è dichiarato Paolo Endrici, cantiniere e ambientalista, che ricorda come nel luogo dove è stato progettato il capannone dovrebbe partire la tanto auspicata strada del vino diretta al Castello di Monreale, alle colline di Faedo e via verso Giovo e Lavis seguendo il tracciato in grandissima parte già esistente.